ᑕᗩᑭITOᒪO 50 |I ᑎOᑎᑎI ᑭᗩTEᖇᑎI|

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Il taxi sfreccia sull'asfalto bollente in direzione di Telenesti. Tiro un sospiro di sollievo, capendo che stiamo andando all'appartamento, ma appena l'autista passa la svolta a sinistra e prosegue dritto, mi invade il terrore.

«Dove andiamo? Pensavo che fossimo diretti all'appartamento!» Dico guardando mia madre seduta davanti, rivolgendomi poi a Nelu. Lui tira su le spalle, sapendone tanto quanto me.

«Zia, non portarmi da mia madre, per favore!» Urla Nelu all'improvviso, sporgendosi in avanti.

«Tranquillo Nelu, non ti porto da lei.» Risponde mamma senza voltarsi. La bambina è fra le sue braccia con la testa che le penzola pericolosamente. Le chiedo di passarmela e lei lo fa senza esitare.

«L'appartamento è stato messo in affitto!» Mi dice con noncuranza.

«Ti ricordi della signora Zina del terzo piano? Quella che lavora al mercato. Le ho subaffittato l'appartamento per tenerci dentro la merce.» Mi infastidisce, ma so che sarebbe successo anche nell'altra vita.

«E noi dove dormiremo?» Chiedo nervosa.

Lei non mi risponde e chiede al tassista, lo stesso di due giorni fa, di mettere un cd più

allegro. Lui cambia musica facendo partire Britney Spears che inizia a cantare "Toxic girl". Constato che mai più di adesso quella canzone fosse così azzeccata per descrivere mia madre.

Passiamo davanti alla scuola abbandonata e arriviamo al grande ristorante per cerimonie all'angolo in fondo alla strada. La macchina svolta a destra e capisco che siamo diretti a Ciulucani. Ma se non siamo diretti alla casa della mia infanzia, dove ora vivono Simion e Daria, dove stavamo andando? La risposta alla mia domanda era ovvia, eppure mi rifiutavo di accettarla.

La mamma dice al tassista di svoltare a sinistra e imbocchiamo la salita che porta al cimitero, dove ci sono i miei nonni paterni. Una volta oltrepassato il cimitero, la mamma dice di svoltare nella direzione della scuola. La macchina arriva al cancello e svolta di nuovo a sinistra accanto al recinto della mia prima scuola. Prosegue dritto per un chilometro e poi svolta di nuovo a destra. Una volta oltrepassata la scuola, sale di nuovo verso sinistra.

La mamma dice di fermarsi davanti al cancello verniciato di lilla. Lui obbedisce e la mamma lo paga prima di scendere. Noi facciamo lo stesso in totale silenzio. L'uomo che apre il cancello è basso e ha la carnagione abbronzata dal sole. È lui, quello che ha osato dormire tra le lenzuola che non gli appartenevano, lo stesso che mi aveva detto di abituarmi alla sua presenza. Quello che ieri ha portato via mamma da me, su una Volga nera.

«Ciao Cornel.» Dice mamma civettando. Lui le si avvicina senza toccarla, ma lo fa solo con gli occhi. Guarda me con la bambina in braccio, stando dietro alla mamma e poi stringe la mano a Nelu come se fosse un adulto. Forse lo è, più di lui di sicuro. Le voci da dietro il cancello arrivano divertite alle mie orecchie e per un attimo mi calmo, pensando che forse mi ero sbagliata. Forse sono davvero solo amici, ora.

«Papà. Corri che va tutto a fuoco.» Dice una voce femminile. Lui ride guardando ancora mia madre.

«Figli» Esclama lui mentre si stringe nelle spalle. Apre il cancello per farci entrare e troviamo in fondo al giardino una ragazza bionda, un po' più grande di me, e due ragazzi molto simili al padre. Sono talmente bassi che non saprei dire la loro età. Assomigliano al padre come gocce d'acqua, tutti e tre. Lui si affretta a raggiungere la figlia che ora sta sventolando un pezzo di cartone sopra ad un grill in fiamme.

«Andate in casa a lasciare la borsa e la bambina che dorme.» La bambina in realtà non stava dormendo, era semplicemente silenziosa. Un tratto di lei che non avrei conosciuto nell'altra vita. Mi pento di averla portata al mondo prima del tempo. Se avessi lasciato che nascesse come era previsto tra quattro anni, non avrebbe dovuto percepire la madre in quel modo. Invece ora, doveva imparare come me a sopportare.

99 TᕼIᑎGᔕ I - ᖇITOᖇᑎO ᗩᒪᒪE OᖇIGIᑎIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora