ᑕᗩᑭITOᒪO 10 |TᕼE ᗰᗩᗪᔕ&ᗰᗩᑎK|

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Stefan non era un tipo che trascurava la propria igiene personale, ma dopo l'accaduto aveva completamente smesso di guardarsi allo specchio. Erano passati mesi dalla morte dell'amore della sua vita, tuttavia nella sua mente quel ricordo era rimasto nitido come fosse successo ieri. Si chiedeva spesso come avrebbe fatto d'ora in poi a vivere senza la sua metà.

Aveva superato i trentasette anni e in quest'ultimi aveva perso il suo fascino da cattivo ragazzo, quello che aveva conquistato sua moglie. Lei ora giaceva in un'altra miscela. Azoto liquido e altre sostanze mantenevano quel corpo innaturalmente vivo. Alla fine dopo tanti tentativi, erano riusciti a far funzionare una minuscola parte del suo cervello.

Non c'era nessuna chance che si risvegliasse un giorno, ma potevano tenere il corpo per la scienza in modo da fare esperimenti sul cervello umano, come lei aveva desiderato. Ogni giovedì dalle sedici alle diciassette di sera era lì insieme a lei. Non riusciva a lasciarla andare e finché lo avessero lasciato entrare in quel freddo posto, avrebbe continuato a tornarci.

«Non potevate metterle qualcosa addosso?» Chiese disperato al ragazzo di guardia, davanti alla porta scorrevole che dava su una stanza gelida non solo all'apparenza. Conteneva nove esemplari umani dentro capsule trasparenti. Avevano dei cavi che uscivano dall'ombelico che ricordavano a Stefan i bambini che avrebbe voluto avere da lei.

«Mi dispiace signore, non è di mia competenza rispondere alla sua domanda.» Aveva accennato la guardia freddamente. «La dottoressa Sylass è nel suo ufficio?» Stefan si informò mentre nervosamente si passava una mano tra i capelli ingrigiti e lunghi. Aveva tutta l'aria di un barbone smarrito in quel mondo crudele.

«Certo Signor Gradi. La dottoressa Sylass la sta aspettando.» L'ufficio era dietro la grande stanza che conteneva i non morti. Stefan aveva attraversato il corridoio cercando meticolosamente di non guardare a destra. Vedere quei corpi attraverso il vetro trasparente gli faceva uno strano effetto.

La clinica a scopo di ricerca Mads&Mank era la più famosa, ma allo stesso tempo anche la più discreta in tutta la Svizzera. I genitori di Khatrine avevano organizzato un funerale ortodosso nonostante non ci fosse nessun corpo da seppellire. Emilia si era infuriata parecchio nel scoprire le ultime volontà della figlia, ma non aveva voce in capitolo, non più ormai. Giorgio invece era il più distrutto di tutti.

Al funerale piangeva disperato e chiedeva al cielo perché Dio avesse voluto portare via la sua bambina. Perché tutto quello che ha fatto non le è bastato per la felicità? Mi avevano incolpato per ogni cosa, ma soprattutto per non aver captato i segnali. Io li avevo captati benissimo e da anni ormai, ma ripetevo a me stesso che non era così grave. Ora però era la cosa che mi tormentava di più. Il fatto che sapessi tutto, ma ignorassi volontariamente ogni cosa.

Un quadro grande almeno sessanta per sessanta sedeva sul piedistallo davanti ad una bara color ciliegio. Chiusa definitivamente, quasi a voler nascondere quello che conteneva. Non c'era un corpo lì dentro, ma quella scatola conteneva comunque tutta la vita di Khatrine. Adriana, l'unica sorella di Khat, era identica a lei, ma in versione bionda e completamente diversa caratterialmente .

Aveva trovato una delle vecchie lettere che si spedivano regolarmente dall'Italia alla Svizzera durante il periodo del Covid. Khat esprimeva la volontà di essere cremata e che le sue ceneri fossero gettate nell'immenso Gran Canyon.

Voleva comunque una bara e un posto accanto ai suoi nonni paterni mai conosciuti, perciò avrebbe preferito che tutte le sue cose più preziose fossero posate lì dentro con cura insieme ai suoi diari segreti, contenenti ricordi, sogni e desideri. Segreti che mai nessuno aveva avuto il coraggio di svelare. Anche le foto della sua infanzia e degli anni successivi, che con molta attenzione aveva mantenuto intatte.

99 TᕼIᑎGᔕ I - ᖇITOᖇᑎO ᗩᒪᒪE OᖇIGIᑎIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora