ᑕᗩᑭITOᒪO 15 |Iᒪ ᔕEᑎᔕO ᗪEI ᖴIOᖇI|

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«Ragazza, non vedi che l'acqua bolle? Perché non mi hai chiamata?» La nonna entra di  corsa in cucina e tira su il coperchio danzante dalla pentola sul fuoco.

Io distolgo lo sguardo  dalla collina e torno riluttante alla realtà. Aiuto la nonna ad immergere nell'acqua i ravioli e  aspettiamo insieme che vengano a galla per tirarli fuori, poi li versiamo nella bacinella  pulita dove prima c'era l'impasto e cospargiamo il tutto con olio e quello che sembra  soffritto di cipolla. La nonna allora fa la sua mossa. Quella mossa che negli anni ho visto  un'infinità di volte.

Prende la bacinella con entrambe le mani e spingendo avanti e indietro, facendola ballare nell'aria, crea dei perfetti archi con i ravioli che saltano per aria per poi  ricadere sopra i loro gemelli che a loro volta verranno catapultati in aria e così via. Quando i ravioli sono amalgamati bene con l'olio e cosparsi di quadratini di cipolla rosolata, la nonna  tira fuori un barattolo di panna e ne versa un po' dentro un piatto per poi aggiungere un  pizzico di sale sopra.

Successivamente, armate ciascuna della propria forchetta in alluminio consumata e piegata, ci sediamo in corridoio su degli sgabelli attorno ad un terzo dov'è  poggiata la bacinella con i ravioli. Iniziamo a mangiare avide infilzando un raviolo alla volta e immergendolo nella panna per poi addentarlo, sporcandoci di bianco la bocca fino alle  orecchie. Ci complimentiamo a vicenda con le bocche piene per il lavoro e ci ripromettiamo di lasciare qualcosa anche agli altri per quando torneranno a casa, nonostante ci fossero  almeno cinque chili di ravioli lì dentro. 

Finito di mangiare, io sono incaricata di andare fuori a lavare le forchette insieme ai  bicchieri d'acqua, alla grande pentola dove sono stati bolliti i ravioli e alle bacinelle sporche di formaggio ed impasto. La nonna invece si affretta a coprire la bacinella ancora piena di  ravioli con un asciugamano grande, per proteggerli dalle mosche assassine e altri insetti  affamati.

Quando ho finito e asciugato le posate, la nonna spunta fuori con lo sguardo  annebbiato e capisco che si è fatta un bicchierino per digerire. 

«Bambina, ora devo andare dalla mia amica Dora, ma se vuoi puoi accompagnarmi, basta  che fai la brava e non fai la spia con gli altri.» «Io la spia? Ma nonna, lo sai che non parlerei  nemmeno sotto tortura!» Mi piaceva essere sua complice, mi dava l'impressione che il  nostro legame fosse speciale. Ma era davvero così? Non ne sono mai stata del tutto sicura.  «Bene, allora andiamo su. Veloce che Dora ci aspetta.» 

Solo quando eravamo fuori dal cancello ho notato che nascondeva qualcosa sotto l'ascella.  Era una bottiglia di una miscela marrone con dei residui sul fondo. Probabilmente vino di  uva bianca di bassa qualità, pensai.

«Salve. Buongiorno. Buon Lavoro. Buongiorno.»  Ripeteva la nonna ad ogni sorpasso di una casa dei vicini. Ci siamo avviate dritte davanti a  noi superando tre case e arrivate ad un incrocio ci siamo incamminate verso l'alto dove  abbiamo continuato fin quasi in cima alla strada. Lì, alla penultima casa, la nonna ha aperto  il piccolo cancello fatto delle stesse travi di legno del recinto dipinto di vernice bianca e  siamo entrate quasi furtivamente in un giardino che non conteneva assolutamente niente.  Nemmeno il terriccio era lavorato. Ho pensato che la donna fosse vedova ed effettivamente  era così.

Ci siamo dirette verso quella che si presentava come una casa davanti a noi,  nonostante fosse di proporzioni a dir poco minuscole. 

«Ah è a casa, bene!» È tutto ciò che aveva dedotto la nonna vedendo che non c'era la scopa  di paglia di riso girata all'insù e appoggiata alla porta. Quello era il segnale che non c'era  nessuno a casa e non si poteva entrare, quando ancora non esistevano le serrature e la  fiducia non era sopravvalutata a Singerei.

Nell'aprire la porta la nonna aveva urlato:  «Doraaaaaaaaa, sono Elena.» Dora si era catapultata nel piccolo corridoio dove ci eravamo  intrufolate e aveva abbracciato la nonna baciandola su entrambe le guance. La miglior  amica di Elena dai tempi dei tempi fino all'emanare del loro ultimo respiro. Si volevano bene e si capiva da come si guardavano.

99 TᕼIᑎGᔕ I - ᖇITOᖇᑎO ᗩᒪᒪE OᖇIGIᑎIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora