Emilia rientra in sala con un mazzo di fiori avvolto in una vecchia gazzetta. Ricomincio a respirare notando che non c'è nessuno dietro di lei. Nadia mi lascia la mano che avevo stretto finora. «Giorgio mi sorprende anche da lontano!» Afferma dopo aver annusato a lungo il mazzo tra le sue braccia.
Era abitudine di mio padre fare il gentiluomo. Lui non dimenticava mai un compleanno, la festa della donna, quella della mamma e persino il giorno del mio concepimento. Ogni volta aveva una composizione floreale per lei. Talvolta rose, altre volte giacinti. Non era importante che fiori fossero bensì che si ricordasse. Una cosa che anche nell'altra vita ha sempre continuato a fare pure con me.
Purtroppo mio marito non aveva quest'abitudine. Non aveva nessun abitudine che comprendesse il romanticismo, ma forse era quello di cui avevo bisogno. Queste cose erano considerate banali nella sua famiglia. Che spreco in fondo, diceva. Che te ne fai di un mazzo di fiori che al massimo tra una settimana finirà nel sacchetto dell'umido? Gli davo ragione io, anche se non ero del tutto convinta. Sì, odiavo gli sprechi e le cianfrusaglie inutili che si accumulavano negli anni nella nostra casa, ma un mazzo di fiori rimane sempre affascinante, anche se non so perché. Lo capisco dallo sguardo di mia madre che, nonostante tutto, non lascerebbe mai mio padre. Erano troppo coinvolti ormai. Ricordo solo una volta in cui lei aveva deciso di mollare tutto.
*
Era un'estate umida a Ciulucani e mia madre stava lavando le lenzuola a mano nella veranda di casa. Era immersa fino ai gomiti nell'acqua insaponata e le colava il sudore dalla fronte. La casa dei miei nonni paterni era piena di gente. C'era Daria che cuciva svogliata a maglia sul divano malconcio in giardino, quello che mio padre usava per schiacciare pisolini pomeridiani. Poi c'era papà con Simion in fondo al giardino a lavorare la terra tra uno sbuffo di tabacco e l'altro. Erano lontani almeno venti metri tanto grande era la proprietà. Ad un certo punto Daria decise di attaccare mia madre.
Le disse che è stata fortunata ad essere stata scelta da mio padre. Con la sua situazione famigliare a Singerei avrebbe dovuto lavare quaranta lenzuola al posto di quelle dieci che erano immerse nell'acqua ora.
Mia madre era solo una ragazza di venticinque anni ed era ben diversa da ora nonostante fossero passati solo cinque anni. L' Italia l'aveva resa più severa, pretenziosa. Emilia aveva ignorato la cognata. Aveva bisogno di aiuto per strizzare le lenzuola e metterle ad asciugare così ora di sera sarebbero state pronte da sistemare sui letti, quelli di tutti, persino di Daria.
Ricordo perfettamente gli istanti che susseguirono dopo. Non ero grande abbastanza per capire, ma in seguito avevo realizzato che era destino. Mia madre aveva sbottato e dalla rabbia aveva rovesciato la grande bacinella di metallo insieme al bucato, non più bianco ormai. Daria non si scompose, era abituata a provocare e godeva nel vedere il caos che creava. Più di una volta l'ho vista dare di matto quando ero piccola.
Mio padre e Simion stavano tornando nella nostra direzione. Ricordo che ero per terra a giocare con un tutolo di mais. Avevo tolto i chicchi e lasciato le brattee che fungevano da vestito alla mia bambola immaginaria. Componevo delle acconciature con il pennacchio folto. Daria, vedendo mio padre arrivare, si era alzata ed era andata di fianco a mamma. L'aveva presa sotto braccio stringendola forte e le aveva detto qualcosa all'orecchio. Mia madre tratteneva le lacrime e cercava di mostrarsi forte senza riuscirci.
Ancor prima che mio padre arrivasse da noi, mia madre mi aveva preso in braccio, bagnandomi il vestitino azzurro, l'unico che possedevo. Era il vestito buono che potevo mettere in giorni festivi o nel giorno del bucato. Si era indirizzata frettolosa verso il grande cancello e, con le lacrime che le scorrevano sul viso, mi aveva detto che ce ne saremmo andate da questa famiglia di pazzi. Eravamo arrivate alla strada principale, quella percorsa dai carri e dalle poche macchine che passavano di lì.
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99 TᕼIᑎGᔕ I - ᖇITOᖇᑎO ᗩᒪᒪE OᖇIGIᑎI
Tajemnica / Thriller99 Things I è una storia di nuovi inizi, di un ricominciare e di un ripetersi di vite nella speranza di poter cambiare il passato e di conseguenza il futuro. Khatrine, la protagonista, ha quasi ventinove anni e un passato grigio alle spalle, scegl...