ᑕᗩᑭITOᒪO 23 |ᑭEᖇᑕᕼé ᑎOᑎ ᑕOᑎ ᗰE?|

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Ero lontana da tutte e due le abitazioni che avrei dovuto raggiungere e mi sono accorta solo dopo parecchi minuti di aver raggiunto il centro città di Singerei.

Non era prudente per una bambina passeggiare per la città senza un adulto. La strada piena di alberi su entrambi i lati, che avevo percorso solo a Settembre, aveva lasciato spazio ai negozi. Su entrambi i lati della stessa via, ma quattro chilometri più in la, le vetrine illuminavano la propria merce nonostante fosse ancora giorno.

Chi vendeva pesce fresco puzzolente, chi vestiti fatti a mano, chi semplicemente frutta e verdura. Era molto meglio avere un negozio che urlare in mezzo ad un mercato affollato "Comprate". Percorrevo questa strada ricordando e confrontando tutto con le mie vecchie memorie.

Infatti la memoria non mi aveva ingannata e mi aveva portata più avanti dove la strada si apriva sulla destra, lasciando spazio ad un enorme parcheggio che ospitava in fondo un edificio maestoso. Era la casa di culto.

Dipinta di marrone chiaro e ornamenti gialli e rosa, si estendeva su una grande superficie circondata da alberi virili e panchine verniciate di marrone. Ho attraversato il parco per arrivare di fronte all'edificio e non avrei voluto, ma mi sono seduta sulle ripide scale e ho ricordato.

Eravamo ubriache, a soli quattordici anni. Io insieme a Marina e le altre ragazze della classe. Tutte ex compagne anche se solo per pochissimo tempo. Avevamo bevuto al bar tante birre con la cannuccia Perché ti ubriachi più in fretta ci convinceva Marina.

Poi, non bastandoci, avevamo deciso di comprare una bottiglia di vodka e ce la siamo scolata sulle scale della casa di culto. Eravamo vestite da ragazze cattive. Ognuna usciva di casa nascondendo i tacchi nella borsa. Ci chiudevamo nel bagno del bar e ci mettevamo a turno mascara e matita nera. Qualcuna osava persino col rossetto rubato alla madre, ma a me non è mai piaciuto.

Ritornai alla realtà per l'ennesima volta e notai che sui gradini più in basso c'erano due ragazzi seduti e intenti a sputare involucri di quelli che sembravano semi di girasole. Erano animati e chiacchieravano.

Indecisa se alzarmi e andare oppure restare ancora un po' a godermi il tramonto, sbadigliai a malavoglia . Il ragazzo più basso ogni tanto girava la testa abbastanza da guardare, ma non abbastanza da destare sospetti, almeno così credeva lui. Quando il più alto si era alzato per stiracchiarsi e si era girato tutto verso l'alto, ho capito di chi si trattava.

Erano Cibo e Sasha. Due persone che nell'altra vita ho conosciuto bene. Erano miglior amici. Il loro rapporto si avvicinava al mio rapporto con Marina. Cibo sarebbe stato il ragazzo di Marina e Sasha sarebbe stato l'amore della mia vita. «Ci conosciamo?» Aveva chiesto Cibo riferendosi a me.

Ero accasciata sul penultimo gradino, appoggiata con la schiena molle sul gradino rigido dietro di me e la frangia che mi ero tagliata di recente ricadeva sugli occhi. Speravo che ignorandoli si sarebbero allontanati, ma ottenni l'esatto opposto.

«Sei per caso parente dei Longo?» Sasha si era alzato, ma nessuno dei due osava avvicinarsi nonostante fossimo separati da una decina di gradini. «Parlate con me?» Cercai di fare la finta tonta, ma questo li attirò come le mosche al culo di un cavallo.

Si affrettarono a salire la rampa di scale e si sedettero di fianco a me. «Non so di chi state parlando e vorrei stare da sola, se non è chiaro!» Dico un po' scorbutica. Loro due si guardano per un momento e poi tornano delusi esattamente dove si trovavano prima a sputare semi di girasole masticato.

Sentivo che bisbigliavano e capivo che parlavano di me. È identica vero? Chiedeva il più alto. Sì, le assomiglia molto... ma chi lo sa. Concordava l'altro. Decisi di darmela a gambe finché erano impegnati e scesi dalle scale, avvicinandomi il più possibile al muro dell'edificio.

99 TᕼIᑎGᔕ I - ᖇITOᖇᑎO ᗩᒪᒪE OᖇIGIᑎIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora