capitolo 1

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- Sakura, ci sei? - mi chiese Hinata, la mia coinquilina dandomi dei colpetti dietro la nuca.

Ero come paralizzata dalla figura che si presentava di fronte a me.

Sasuke è qui, è tornato.

- ehm...Devo fare una cosa...ci vediamo a casa ok?- tranquillizzai la mia amica per poi correre verso la figura che stava scendendo dalla moto.

- SASUKE-KUN!- urlai per farmi notare tra la folla di studenti presenti nel cortile.

Sono passati anni, eppure sono certa che sia lui.

Perché non ci ha avvisato del suo ritorno?

Non appena arrivo di fronte alla sua moto, mi blocco di colpo quando si gira verso di me.
I suoi occhi sono fissi nei miei verdi.
Studia attentamente la mia figura.
I miei capelli lunghi che si muovono leggermente per via del vento.
Osserva il mio nastro rosso, i miei occhi, la mia vita stretta, le mie gambe lunghe ed esili.

Non sono più una bambina ormai.

Nemmeno lui lo è.
E' ancora più bello di prima.
Amo il modo in cui quel ciuffo nero gli copre la fronte.
E' cresciuto.
I lineamenti del viso sono più spigolosi, il suo fisico più slanciato, la sua mascella così virile.
Sembra altissimo.
Noto che come me e Naruto, nemmeno lui ha interrotto gli allenamenti.
Non è grosso, ma dalla camicia riesco a notare la sua tonicità. Ha anche le maniche arrotolate, si vedono le vene del braccio che pulsano.
Le sue labbra così belle sono più invitanti rispetto a quando eravamo ragazzini.

O forse non sei più una bambina e il desiderio di saltargli addosso ti divora.

L'unica cosa che riesco a riconoscere sono gli occhi, freddi e spenti, come sempre.

- Quando sei tornato? Perché non hai detto niente a me e a Naruto? Saremmo venuti a pre-
- Ci conosciamo? - mi interrompe lui con un sorrisetto divertito, guardando per un secondo di troppo l'orlo della mia gonna.

Le parole mi si fermarono in gola.

Possibile che non mi abbia riconosciuta?
Oppure non è Sasuke-kun?

Impossibile, riconoscerei il suo profumo tra mille.

Quella voce, così fredda e calcolatrice ma allo stesso tempo soave, rispecchia la sua anima.

- S-sono io, Sakura- gli rivelo portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

Sai chi sono. Nessun'altra ragazza ha i capelli del mio colore.

Ebbene sì, i miei capelli sono rosa, lo sono fin dalla nascita ed essendo particolari non li ho mai tinti, infondo non sono poi così male.

non li hai mai tinti perché e' proprio grazie a quei capelli se vi siete conosciuti.

Questo è vero.... Ero ancora una bambina quando lui si accorse di me, anche se per me era già un'ossessione.
Non ero una stalker, ma mi chiedevo sempre perché se ne stesse lì tutto solo mentre i suoi compagni di classe giocavano in cortile.
Un giorno, mentre dei bulletti mi prendevano in giro per via del mio colore di capelli e me li tiravano al punto da farmi piangere, lui lì spintonò via.

- Lasciatela in pace, le bambine non devono essere trattate male, non lo sapete?
Urlò mettendosi davanti a me.
I bambini corsero via e da quel giorno non mi presero più in giro.
- Se ne sono andati via, non piangere più. E' fastidioso-
Mi disse mentre mi tese la mano per aiutarmi ad alzarmi da terra.
- G-grra-zie.
Riuscii a dire tra i singhiozzi.
Mi prese una ciocca di capelli e ci giocò con le dita.
- Non sono poi così strani, sai?  Sembrano zucchero filato -
Inutile negare che divenni tutta rossa mentre i suoi occhioni neri guardavano i miei capelli. Si allontanò di qualche passo da me.
- Sembri una fontana. -
Disse lui con un sorrisetto accennato.
Io mi asciugai in fretta le lacrime e senza volerlo, ricambiai il suo sorriso mentre pensavo quanto, seppur apparentemente chiuso e taciturno, fosse forte e temerario.

Avevamo solo due anni di differenza ma mi sembrava di avere lì di fronte a me un uomo.

Seppur più piccola, finii in classe con lui e Naruto, per via delle mie conoscenze. Questo fu il motivo principale del perché i miei compagni di classe mi bullizzavano.
"sei un alieno" mi dicevano per via del mio intelletto e della mia pelle pallida.
In realtà non ero un alieno, ma solo una bambina che rifugiava tutta la sua insicurezza nello studio.
-Bambini un attimo di attenzione prego- disse la maestra rivolgendosi ai suoi alunni – da ora in avanti avrete una nuova compagna di classe. E' più piccola di 2 anni, quindi mi raccomando cercate di essere gentili con lei-
Quando mi invitò ad entrare, lo vidi. Sussultai appena e mi nascosi dietro la gonna della maestra, in soggezione.
I bambini iniziarono a ridere di me davanti a quel gesto così bambinesco per loro.
La maestra richiamò il silenzio mentre un bambino dai capelli biondi si alzò dal suo posto, prendendomi per mano.
- maestra, si siederà vicino a noi, non si preoccupi. La faremo ambientare subito, vero Sas'ke? -
vidi il mio piccolo protettore girare la testa di scatto, incrociando le braccia al petto, con fare altezzoso.
Presi la mano di quel bambino con fare deciso. Mi aveva messo di buon umore. Mi fece sedere proprio tra lui e Sasuke, il quale però non mi degnò di uno sguardo

Non aveva detto a nessuno dei suoi amici che sarebbe tornato per finire i suoi studi di medicina all'università di Konoha, nemmeno a Naruto.

Loro due, il gatto e la volpe, erano legati come fratelli.
Quando eravamo bambini, giocavamo spesso insieme al parchetto e sempre insieme siamo cresciuti, inutile precisare fin quando non decise di andarsene via.
Seppur più grandi di me di due anni, mi volevano un gran bene e facevano di tutto pur di proteggermi ed evitare di farmi male.
Beh, Naruto mi voleva un gran bene, mentre lui....
Anche se non lo dimostrava, ogni volta che qualcuno osava
prendermi in giro per via dei miei capelli o per la mia delicata situazione familiare, lui era lì, pronto a mangiarsi il mondo pur di far cessare ogni pettegolezzo ed offesa a me rivolta.
Inoltre, bastava un messaggio, un banale numero in codice, "7", e si precipitavano a casa mia per tapparmi le orecchie e abbracciarmi quando i miei iniziavano a litigare per via di un padre sempre ubriaco ed una madre che spendeva tutti i risparmi per le pasticche.

- Ah, Sakura-
Posa il casco della moto e avanza verso di me.
Sorrido timidamente quando mi si ferma a fianco.
- non azzardarti a rivolgermi la parola - mi ringhia contro.
Mi da una spallata mentre si dirige verso l'ingresso dell'università, lasciandomi lì, pietrificata a causa di quelle parole.

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