Quattordicesimo capitolo

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Ore 20.30, appartamento di Zulema

Avevano trascorso l'intera giornata a letto, nude, a fare l'amore, a chiacchierare, a conoscersi meglio. Zulema si era lasciata andare più di quanto avesse mai fatto negli ultimi due millenni. Con Macarena si sentiva al sicuro, si fidava di lei. Quella biondina triste incontrata per caso all'angolo di una strada pochi mesi prima in un venerdì sera qualunque si era trasformata senza volerlo in una certezza, una necessità.
Sì, perché l'immortale Zulema Zahir aveva bisogno di lei, un semplice essere umano pieno di difetti eppure tanto perfetto.

Perfetta per lei.

"Non dovremmo preparaci per quella festa?", chiese Maca ad un tratto, sistemandosi su un fianco e osservando Zulema sdraiata accanto a lei intenta a fumare una sigaretta.
"Abbiamo ancora un po' di tempo, biondina.", le rispose la dea soffiandole un po' di fumo addosso.

Macarena alzò gli occhi al cielo.
Erano le 20.30, contando che dovevano ancora prepararsi e Zulema non sembrava per niente incline ad alzarsi, pensò che probabilmente la festa sarebbe iniziata davvero tardi.
Non che le importasse granché in realtà. Ciò che contava era solo l'ennesima scusa per trascorrere ancora un po' di tempo con la mora.
Il giorno seguente avrebbe dovuto lavorare e sicuramente sarebbe stata esausta, ma quello era una problema di cui si sarebbe preoccupata l'indomani.

Rotolò su un fianco fino a scontrare il suo corpo con quello di Zulema che sorrise prima di darle un veloce bacio sul naso e rifilarle una leggera pacca sul sedere.
Si lasciò coccolare per un attimo e la dea lasciò che Macarena facesse lo stesso con lei. Non era abituata a quel tipo di contatto fisico così intimo, ma con lei era tutto così naturale, andava bene così.

Passarono altri quindici minuti prima che Zulema, seppur controvoglia, si alzasse dal letto trascinando con sé il lenzuolo scuro nel tentativo di coprirsi un po'.
Macarena rimase sdraiata a guardarla.
La vide passare le dita tra i capelli scuri nel tentativo di districarli dai nodi che si erano formati dopo aver passato il pomeriggio a letto.
Le ricadevano perfettamente sulla schiena nuda. Ancora una volta non riuscì a fare a meno di pensare a quanto fosse bella, dannatamente bella.

"Oye, rubia, che ne dici se usciamo fra venti minuti?", disse la dea lasciando cadere il lenzuolo a terra prima di infilare velocemente l'intimo nero e una canottiera dello stesso colore.

"Venti minuti? Non so nemmeno cosa mettermi!", esclamò Maca. "Anzi, ora che ci penso non ho nemmeno un cambio, maledizione!"

Zulema rise mentre con una mano afferrava uno dei cuscini caduti a terra prima di lanciarlo contro la biondina ancora sdraiata nel suo letto.

"Ad occhio direi che portiamo la stessa taglia quindi prego...", disse aprendo una delle ante dell'immenso armadio. "Scegli quello che vuoi, ma ti avverto non troverai minigonne. Le odio. Decisamente non il mio stile!"

Macarena si alzò e iniziò ad ispezionare l'interno dell'armadio alla ricerca di qualcosa che potesse andare bene. Zulema le aveva detto che non c'era un dress code definito per la festa quindi optò per una canottiera di raso nero, un paio di jeans a sigaretta, e una giacca di pelle. Ai piedi, invece, indossò gli stessi stivaletti con cui era arrivata fin lì.
Quando si guardò allo specchio si sentì attraente, ma soprattutto indossare i vestiti di Zulema era come un modo per sentirla più vicino. Avevano il suo profumo, la sua essenza.

Anche i suoi capelli erano scompigliati e quando fece per passare la spazzola per districarli si maledisse per non averli tagliati più corti. Erano un vero disastro.
Decise di farsi una coda, ma nell'istante in cui iniziò ad unire le ciocche per chiuderle con l'elastico, Zulema la fermò afferrandole il polso.

God is a woman (zurena)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora