"Corri! Vattene da qui!", urla con tutto il fiato che ha in gola.
"No, io non ti lascio sola.", le risponde la donna al suo fianco mentre le stringe con forza il braccio per trattenerla a sé.
Si volta per guardarla negli occhi. Vuole che lo veda. Che veda ciò che sta succedendo. Ed è in quel momento che la donna si rende conto che i suoi occhi, quegli occhi meravigliosi, hanno già cambiato colore. Sono rossi come il fuoco. Non è un buon segno e lo sa bene. Significano solo una cosa: è pronta per la battaglia.
È così che le creature del cielo esprimono le loro emozioni, attraverso gli occhi. Basta guardarle per capire ogni cosa. Ogni minima sfumatura rappresenta un'emozione diversa, ma il colore rosso, quello è il peggiore di tutti. Simboleggia la furia, la lotta e la crudeltà. Quando gli occhi assumono quel colorito è il momento di scappare. Negli istanti in cui il colore si intensifica il corpo acquista energia che incanalano nei palmi delle mani per poi sprigionarla contro i loro nemici.
È così che interi regni sono stati rasi al suolo. Qualche stupido umano durante il corso della storia ha provato a sfidare gli dèi per dimostrare di essere più forte di loro, inutile dire che non è mai finita bene. Non si può competere con l'ignoto, l'imprevedibile. Semplicemente non si può.
"Ti ho detto di andartene!", la rimprovera cercando di trattenere la rabbia che ormai sta montando dentro di lei con troppa prepotenza per poter essere contenuta ancora a lungo.
"Avevamo detto che saremmo rimaste insieme per sempre!", la supplica l'altra donna cercando di farla calmare e riportandole alla mente le parole che si erano scambiate solo un paio di settimane prima nella loro radura, quella dove andavano sempre quando volevano restare da sole.
"Ricordo perfettamente cosa ci siamo dette, ma ora le cose sono cambiate, Mireya. Vattene o ti caccerò con la forza e non ti piacerà.", le dice in tono serio.
Mireya non riesce più a trattenere le lacrime. Non vuole andarsene. Non vuole lasciarla. Non è ancora pronta per questo. Non è il momento giusto.
"Ti prego...", dice inginocchiandosi davanti a lei e pregandola di restare, di abbandonare quella guerra ormai persa e mettersi in salvo insieme a lei. "Tu non gli devi niente. Non devi combattere per forza. Loro per te non l'hanno mai fatto, lo sai!"
Si aggrappa alla sua gamba come una bambina piccola e per un attimo la sua sicurezza vacilla. Mireya è così giovane, così bella, eppure così fragile. Non può rischiare che le accada qualcosa. Abbandonarla è l'ultima cosa che desidera, ma non c'è alternativa. La sua "famiglia" ha bisogno di lei e per quanto le abbiano fatto del male non può tirarsi indietro. Sarebbe un tradimento troppo grande che di certo rischierebbe di mettere in pericolo la vita della sua Mireya. Sì, perché i suoi simili non conoscono la pietà. In realtà nemmeno lei dovrebbe, eppure lei è sempre stata diversa dagli altri. Per secoli non aveva saputo spiegarsi il senso di quelle strane sensazioni che provava fino a quando un giorno suo marito Adon le aveva spiegato che ciò che provava erano dei "sentimenti", proprio così li chiamavano gli umani. Lui, invece, li aveva definiti un "difetto di fabbrica". Le emozioni non facevano per quelli come loro, li avrebbe solamente resi deboli. Meglio non provare nulla che provare qualcosa che potrebbe distruggerti.
Un singhiozzo la riporta alla realtà. Mireya è ormai scoppiata in un pianto incontrollato. Strattona la sua gamba con forza, la supplica, grida il suo nome ancora e ancora come una litania.
Ma la donna si gira voltandole le spalle incurante dei suoi lamenti.
"Non ho mai detto che saremmo state insieme per sempre. È arrivato il momento di dividerci. Addio, biondina.", le dice prima di sparire dalla sua vista già annebbiata dalle lacrime.
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God is a woman (zurena)
FanfictionZulema è una divinità (letteralmente), Maca una semplice umana. Sembrano così diverse eppure sono perfette l'una per l'altra. Tuttavia, niente è davvero come sembra.