Ventunesimo capitolo

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Fu come tornare a respirare.
Macarena si rese conto solo nel momento in cui la sue dita si intrecciarono con quelle della dea, che durante le ore precedenti lontane da lei aveva come trattenuto il respiro. Ora che poteva riprendere aria, i suoi polmoni quasi bruciavano, ma era una bella sensazione. Averla lì, vicino a lei, con il sorriso sulle labbra e la consapevolezza che le cose si sarebbero sistemare, la fece sentire invincibile.

Al diavolo Eris!
Al diavolo tutte le leggi della natura che le volevano separate in un modo o nell'altro!

Immortale Zulema.
Umana Macarena.
In quel momento poco importava perché il tempo sembrava infinito.

Si strinse di più contro il suo braccio, cercando riparo. Cercando il calore che le era mancato. Il profumo di Zulema - la sua Zulema - era inebriante. Le ricordava casa. Aveva l'aroma accogliente del luogo in cui aveva vissuto da piccola insieme ai suoi genitori.

Encarna e Leopoldo.

Quelli erano i loro nomi, per loro era cominciato tutto. E ora?! Ora per qualche strana, paradossale ragione, Zulema aveva il loro stesso buon profumo. Forse non era la loro protezione che aveva sperato di ritrovare sin dall'inizio facendo quel patto con Eris. Forse, semplicemente, stava cercando qualcuno che la facesse sentire felice come quando era con loro.
La dea che camminava al suo fianco era l'incarnazione perfetta di tutto ciò che aveva sempre desiderato.

Un'amica.
Un'amante.
Una famiglia.
Un posto in cui tornare ogni giorno.

Zulema era casa sua, ora più che mai.

Macarena la vide fare un mezzo sorriso nella sua direzione. Stava ancora cercando di mantenere un'espressione seria per sottolineare la sua autorità, per ricordarle che tutta quella storia l'aveva davvero ferita e che non avrebbe dimenticato tutto da un giorno all'altro.
Ma stava fallendo. La verità era che aveva già perdonato Maca. Forse non l'aveva mai nemmeno davvero incolpata. Probabilmente anche lei avrebbe fatto lo stesso per proteggere le persone che amava.

Dopotutto, proprio durante quel fatidico giorno in cui era avvenuta la caduta degli dei, Zulema si era schierata con i suoi simili, nonostante non lo meritassero, e così facendo aveva voltato le spalle a Mireya, la donna che amava, e per colpa sua l'aveva persa per sempre.

Lei e Macarena non erano poi così diverse in fondo. Entrambe avevano creduto di fare la cosa giusta. Entrambe avevano sbagliato.
Ma è questo il bello degli errori. Da essi si possono imparare molte cose, e come Zulema quel giorno aveva giurato a sé stessa che non avrebbe mai più voltato le spalle alla persona che amava, anche Macarena aveva fatto lo stesso. Si era silenziosamente ripromessa che avrebbe protetto Zulema ad ogni costo.

"Ehi, rubita, che hai voglia di fare? Un giro in città?! Mangiare un gelato? Tu eliges!", disse la dea strappandola ai suoi pensieri.

Un gelato.
Quando era piccola, suo padre la portava a prendere un gelato ogni volta che si sentiva triste, o anche solo per festeggiare qualche piccolo traguardo. Era solo uno dei tanti modi per dimostrarle quanto le volesse bene. Da allora, Macarena associava il gelato ad un momento felice e la sola idea di condividere ora quel momento con Zulema, creando con lei dei nuovi ricordi, la faceva impazzire dalla gioia.

"Sì, andiamo a prendere un gelato, uno di quelli al cioccolato con il cono.", esclamò.
Zulema scosse la testa ridendo.
In quel momento, con le fossette messe in evidenza dal suo sorriso, Macarena sembrava quasi una bambina.
"Vale, vamonos!"

Infilò le mani nelle tasche e le offrì un braccio che Maca si affrettò a stringere. Decisero di non prendere la metro e andare a piedi. Zulema conosceva una gelateria buonissima a pochi passi da lì.

God is a woman (zurena)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora