Io e Peter decidemmo di parlare fuori il locale, quindi dovette aspettare fino alle cinque del mattino che finissi il turno, cosa che mi lasciò di stucco dato che nessuno avrebbe potuto aspettare così a lungo. Non mi sarei arrabbiata se avesse deciso di tornare a casa e parlare in un altro momento poiché era notte fonda e capivo il suo bisogno di dormire. Dopo tre ore smisi finalmente di lavorare, l'orologio segnava le cinque in punto e la sala si era svuotata completamente. Eravamo presenti solo io e Tina Buttercup, la signora delle pulizie. Ero esausta, la mia povera testa doleva continuando a riprodurre la musica ascoltata finora.
«Signorina Belinda, il suo lavoro è terminato oggi, può tornare a casa» disse Tina. Tina era una donna sulla sessantina, bassa di statura e con delle rughe molto accentuate in viso. Era l'unica persona dello staff ad essere rispettosa e gentile nei confronti di noi spogliarelliste. La guardai spazzare via la sporcizia che quei primitivi avevano lasciato sul pavimento, mentre ero seduta sul bordo del palco. Le mie gambe penzolavano giù da esso e abbassai lo sguardo su di loro, notando quanto fossi sudata.
«Mi sto concedendo un attimo,» dissi, la donna si fermò poggiando il suo braccio destro sulla scopa, guardandomi incuriosita. «Un attimo per cosa?»
Spostai nuovamente lo sguardo su di lei facendo un sorriso talmente piccolo che era impossibile da notare, respirai profondamente e poi mi guardai attorno.
«Voglio andarmene da qui» non riuscivo a non pensare a tutti quei commenti fatti a scuola. La mia vita è sempre stata lontana da me, non ho mai sentito tutto questo parte della mia persona, effettivamente non sapevo più quale fosse davvero la mia vita. Ormai avevo perso la mia strada, mi ero smarrita in questa sorta di foresta e piuttosto di trovare una via d'uscita, ho continuato ad andare avanti, entrando nel cuore di essa. Ora vorrei davvero scappare via, ma mi fa paura scoprire cosa mi aspetta lì fuori.
«Meriti di meglio!» mi disse per poi sorridermi, dopodiché tornò a fare il suo lavoro ignorandomi completamente. Già, meritavo di meglio.
Finalmente mi alzai e tornai nel camerino per togliere via il sudore dal corpo e notai che Lexi era ancora lì, come suo solito. Aveva appena finito di struccarsi, doveva solo cambiarsi e andarsene ma come sempre era molto lenta. «Ho sentito cosa hai detto alla signora delle pulizie..» disse attirando così la mia attenzione, mi tolsi finalmente quel completino di dosso per poi andare verso le docce e sciacquarmi velocemente.
«Robert è uno stronzo, e questo lo sappiamo benissimo, per questo se sei sicura della tua scelta... sono felice per te!» tornai da lei tenendo un'asciugamano attorno al mio corpo e le sorrisi, lasciandole poi un bacio sulla guancia.
«Non mi dimenticherò di te, Lexi, è solo che ho bisogno di vivere una vita normale» ogni sera, dopo aver lavorato, io e Lexi chiacchieravamo delle persone che avevamo incontrato, degli aneddoti più bizzarri e di quanto odiassimo Robert. Indubbiamente non parlavamo solo di lavoro, lei sapeva di Dominik e cosa succedeva a casa con mia madre, proprio perché anche lei come me era ancora così giovane ed incasinata. Avevamo instaurato un bellissimo rapporto sin dal primo giorno, siamo state assunte assieme e chissà forse è stato proprio questo ad unirci così tanto. In un posto del genere ritrovare un'amica faceva sempre bene.Non appena finii di prepararmi, abbracciai fortemente Lexi ed afferrai la mia paga posta sulla scrivania davanti lo specchio. Appena uscii, mi guardai attorno in cerca di Peter.
«Peter?» iniziai a chiamarlo, ma non lo trovavo da nessuna parte. Pensai subito che mi stesse aspettando al solito vicoletto, così cominciai a camminare sperando di non star marciando inutilmente.
Appena arrivai Peter non era neanche lì ed a primo impatto ci rimasi male, perché mi mancava da morire, ma poi pensai che si fosse semplicemente stancato di aspettare.
Non mi restò che tornare direttamente a casa, ma non appena stavo per rimettermi in strada sentii un tonfo alle mie spalle che mi spinse a fermarmi e voltarmi.
Trovai Spider-Man con la testa sottosopra, era sospeso in aria appeso ad una sua ragnatela che cadeva giù come una fune e che era stata creata dall'unione di due ragnatele, entrambe legate rispettivamente ai due palazzi, in modo da cadere proprio nel mezzo.
«Spider-Man... » fu tutto ciò che riuscii a pronunciare e mi sentii una stupida per aver detto solo quelle due parole. Mi venne da sorridere e forse lo stava facendo anche lui sotto la sua maschera.
«Non c'è tempo per parlare!» mi rispose, lasciò andare una mano, facendo cadere il corpo in modo da vedere il mondo dalla mia stessa prospettiva, mantenendosi però con l'altra. Con la mano ancora libera, mi afferrò per i fianchi e mi strinse forte a lui.
«Si sale, piccola!» disse per poi lanciarsi a tutta velocità verso il tetto dell'edificio sinistro. Mi tenni stretta a lui, lanciando un urlo di spavento.
«Spider-Man... esci fuori, ne parliamo a quattrocchi come due uomini,» era proprio quella voce! Quella orribile voce che cercava Peter la notte in cui ci siamo incontrati.
«Aspetta, io conosco questa voce..» esclamai e Spider-Man mise una mano sulla mia bocca per farmi stare zitta.
«Certe cose non cambiano mai, eh?» mi disse sottovoce ed io mi ritrovai costretta a inarcare le sopracciglia, perché non riuscivo a seguire il filo del discorso.
Mi venne d'istinto portare le mani alla sua maschera e tirarla su prima che potesse fermarmi, appena vidi chi si nascondeva sotto la maschera di Spider-Man sorrisi ampiamente.
«Tu..» sussurrai, dentro di me sentii di essere a casa, al sicuro. Come ho fatto a non capirlo prima? Peter Parker era Spider-Man!
Non riuscivo ad esprimere tutte le emozioni che provavo in quel momento, ora capii a cosa si riferiva Peter quando mi disse di avermi salvato il culo e.. quella frase.. "giro per la città cercando di salvare le povere ragazze indifese dai cattivi".. non stava solamente scherzando, lui lo intendeva davvero.
«Ecco qual era il tuo importantissimo segreto da mantenere!» Peter rise e il suono della sua risata fece scoppiare il mio cuore.
«È troppo per te?» mi chiese ed io scossi la testa.
«Non sarai mai abbastanza per me, Peter Parker» risposi prendendo il suo viso tra le mani, mi avvicinai ad esso sentendo le sue braccia incrociarsi dietro la mia schiena, come due calamite le nostre labbra si attrassero e finalmente ci lasciammo andare in un bacio. Era tutto così perfetto in quel nanosecondo, non avrei più voluto staccarmi, ormai non importava più dei segreti e dell'aver paura degli altri, le nostre anime erano completamente nude e bastava per non temere il resto.
«Parker, ora mi stai facendo stancare» sentimmo nuovamente quella voce provenire dalle spalle di Peter ed entrambi sobbalzammo, spezzando il nostro bacio, voltandoci poi verso colui che si rivelò essere Mysterio.
Perché Mysterio voleva far del male a Peter?**
Buongiorno ragazze! Belinda ha finalmente scoperto chi si nasconde sotto la maschera di Spider-Man e sorprendentemente ha anche deciso di iniziare a prendere in mano la sua vita, lasciando il suo lavoro. Ora però è diventata anche lei un bersaglio per Mysterio e chissà... forse Peter e Belinda troveranno il modo per combattere assieme. Non dimenticatevi di lasciare un commento e un voto, vi ricordo che ho pubblicato il cast della mia nuova storia thriller su Tom Holland e Lili Reinhart che si intitola "Aphrodite", passate a dare un'occhiata e aggiungete il libro alla vostra libreria. ❤️
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THE UNSEEN THINGS [ peter parker ]
Novela Juvenil[ COMPLETATA ] Ognuno di noi è fatto di segreti. C'è chi nasconde piccole cose e chi, come Belinda Gardner, è cresciuta vivendo la vita di un'altra persona, tenendo nascosta la propria. Nessuno conosce la vera Belinda, tranne la sua migliore amica...