La doccia

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"E praticamente ci è mancato poco che andassimo a letto assieme, Vanessa si è messa in mezzo come suo solito e mi ha versato tutto il vino rosso sulla gonna bianca. Ci ho messo tutta la notte per togliere quel colorito!" raccontava Juliette, una ragazza che faceva parte della comitiva di Dominik. Eravamo seduti al nostro solito tavolo nella mensa scolastica, oggi per pranzo c'era stufato di carne con piselli e purè, il quale odiavo perché ci aggiungevano pezzi di cipolla ed io odiavo la cipolla. Juliette riusciva a raccontare la sua storia della festa di ieri sera, dove stava cercando per l'ennesima volta di avvicinarsi a Tyson. Vanessa amava mettere in imbarazzo le persone, di fatti non lasciava mai che la povera Jules, timida com'era, riuscisse nel suo intento con Tyson. Stranamente oggi Tyson non era con noi, per questo motivo Juliette poteva parlarne apertamente. Dominik le rispondeva dandole consigli che lei non doveva assolutamente seguire. Il mio ragazzo non era proprio la persona adatta nel dare consigli, di qualunque genere. E quindi, pensando che tutti le stessimo dando ascolto, Juliette continuava a parlare.

In realtà la mia mente era da un'altra parte, riuscivo a sentire la bionda parlare ma senza capirne le parole, per poi smettere di sentire persino il suono della sua voce appena vidi Peter entrare in mensa, in cerca di un tavolo dove sedersi. "Bels? Sei tra di noi?" chiese poi Jules, spostai lo sguardo su di lei chiedendole di ripetere cos'aveva appena detto. "Il purè, lo mangi? Non stai proprio toccando il cibo" indicò il mio vassoio ed io abbassai lo sguardo sul purè. Afferrai il vassoio per i due lati e lo allungai a lei, che versò velocemente il purè nel suo piatto. Appena lo riposi innanzi a me mi grattai la nuca. "Perché te ne sei andata ieri sera?" mi chiese Yvonne, tagliai un pezzettino di stufato per poi mangiarlo. La guardai per poi fare spalline, "Dov'eri tu ieri sera?" chiesi, invece di rispondere alla sua domanda. Lei rimase zitta e posso giurare di aver visto i suoi occhi spalancarsi per un secondo, poi mi ignorò tornando a mangiare. Non capii quella sua reazione. "Cos'era?" lei fece finta di nulla, chiedendomi a cosa mi stessi riferendo, "Hai spalancato gli occhi e non mi hai neanche risposto, dov'eri?" chiesi di nuovo e lei si guardò intorno facendo spallucce. "Beh, fuori a fumare? Non so quando te ne sei andata", era strana, si comportava in modo strano. Non sapevo se crederle o meno, ma decisi di fidarmi anche se il suo modo di fare mi aveva leggermente fatto innervosire.

"Hey, ragazzi! Scusate il ritardo," disse Tyson mentre alzava una gamba per sedersi sulla panchina vicino il tavolo. Appena gli prestai attenzione notai che Peter era con lui, "Lui che ci fa qui?" chiesi indicandolo, lui non si era ancora seduto e mi guardò alzando un sopracciglio. "Non fa parte di questo tavolo," aggiunsi e lui trattenne una risata, "Serve un rito di iniziazione anche per questo?". Probabilmente non ho ancora menzionato la disposizione dei tavoli alla Desert Winds. Inutile spiegare che dove eravamo seduti in quel momento, il nostro solito tavolo, come se lo avessimo comprato, era il tavolo che spettava alle cheerleader e alla squadra di football, quindi in sostanza alle persone più ricche e popolari della scuola. Certe persone, come per esempio Caccola Danny, soprannominato così per la sua ossessione nello scavare con l'indice destro nel suo naso e mangiarsi le proprie caccole, non si avvicinavano più al nostro tavolo perché prese di mira da Dominik o Garrett. Il vero nome di "Caccola Danny" era Daniel Chapman, ma ormai nessuno più lo chiamava così. Il club di matematica e fisica era sempre al solito tavolo innanzi alla spazzatura con i loro libri aperti. In realtà io non avevo nulla contro queste persone, in effetti avevo una certa passione per la matematica e la fisica ed ero tra le più eccellenti della classe. A volte mentre mi dirigevo al bagno durante gli allenamenti dopo scuola, sbirciavo da lontano il club di matematica, cercando di indovinare i risultati dei loro esercizi.

Guardai Peter in cagnesco per poi alzarmi in piedi sul posto e tutti spostarono lo sguardo su di me. "Sai una cosa? Rimani, tanto me ne stavo andando," non mi voltai a guardare nessun altro, diedi le spalle alle persone presenti al tavolo, afferrando il mio zaino, e mi allontanai dal tavolo lasciando la mensa. Corsi verso il mio armadietto, il quale aprii frettolosamente per poi lanciarci la borsa dentro, che per poco non mi ricadde addosso. Diedi un pugno all'armadietto affianco il mio, per poi toccarmi la mano sinistra dolorante. In quel momento provavo un mix di sentimenti: rabbia, delusione, colpevolezza. Non avevo più tolto il pensiero di Malcolm dalla mente. Malcolm era un ragazzo canadese, trasferitosi qui dopo la morte di sua madre, assieme a suo padre e il suo fratellino. Malcolm era un ragazzo alto, muscoloso, dai capelli folti e biondo cenere, leggermente mossi. Il suo sogno era poter diventare quarterback della squadra, amava il football ed era motivato dalla sua voglia di vivere. Appena arrivò alla Desert Winds tutte le ragazze impazzirono per il nuovo arrivato, il che diede leggermente fastidio a Dominik. Chiaramente, con leggermente intendo fin troppo. Passò almeno un mese prima della festa, quindi Dominik gli diede il tempo necessario per inserirsi a scuola, ovviamente non esitava a infastidire il ragazzo con cattiverie gratuite. Però Malcolm non si lasciava mai abbattere da nulla, sembrava che tutto ciò che facesse Dominik non lo infastidiva minimamente. Finché un giorno Dominik decise di dare una festa a casa sua, ma era una festa ristretta tra amici più intimi. In realtà non era neanche una festa, io mi trovavo a casa dei Thompson come mio solito ed era un normalissimo pomeriggio tra amici. Garrett, Michael e Nathaniel erano anch'essi presenti. Ci trovavamo ai pressi della piscina, fumavamo erba mentre i ragazzi giocavano alla play. Era tutto nella norma, quando...

THE UNSEEN THINGS [ peter parker ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora