Un giorno di pioggia..

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"Oggi non dimenticate di portare un ombrello con voi ogni volta che uscite, il grigio del cielo ci suggerisce un eventuale temporale in arrivo.." soffocai una piccola risata mentre inserivo il mio body di pizzo turchese nel grosso zaino nero, ricordando il momento in cui ho comprato quest'ultimo: il ragazzo che lavorava in quel negozietto di articoli per la palestra non faceva altro che parlare di work-out e proteine, come se quello zaino mi servisse davvero per la palestra. Mi scappò un sorriso scacciando via il pensiero di quel biondino, chiudendo la zip dello zaino e inserendoci il collo e il braccio destro nella bretella, la quale iniziò a fare peso sulla mia spalla sinistra. "Continuate a seguirci per le news più dettagliate del momento! Ta—" fu l'ultima frase che sentii da parte dell'uomo con un parrucchino castano scuro in testa prima di spegnere la tv. Incredibile come un meteorologo non sapesse assolutamente nulla riguardo il meteo. John Richards, meteorologo della Big Easy News, basava le sue previsioni in base ai colori del cielo.. mi chiedevo continuamente come abbiano fatto ad ingaggiare un uomo talmente ignorante. Comunque sia, nella sua ignoranza riusciva spesso ad avere ragione, di fatti appena salutai Lexi e varcai la porta sul retro del Delight Club un acquazzone mi inondò rendendomi completamente fradicia in una manciata di secondi. "Tanti saluti dal vostro John Richards!" esclamai sarcasticamente cercando di imitare la voce del meteorologo. La solita strada sarebbe stata troppo lunga quindi la mia unica alternativa furono i vicoletti. Mi strinsi nel mio giacchettino nero per tenermi calda, un gesto alquanto inutile dato che anch'esso era bagnato, quindi proseguii verso il buio correndo al riparo sotto ogni tetto velocemente con le braccia incrociate al petto. Fortunatamente portavo sempre con me un ricambio quando andavo a lavorare, quindi non dovevo trascinare il peso della mia stanchezza su dei tacchi enormi che mi avrebbero fatta scivolare da un momento all'altro su una pozzanghera.

E così girovagavo alle sei meno venti del mattino per i vicoli bui di New Orleans, combattendo la tempesta con il mio grosso zaino scuro da palestra poggiato sulla mia testa. Cominciai ad odiare me stessa perché dimenticavo continuamente di portare l'ombrello e ora dovevo fare nuovamente la doccia, il che significava rimandare le ore di sonno nuovamente. I miei piedi chiedevano aiuto per quanto mi facevano male ed anche il dolore nella mia testa continuava a rimbombare fortemente contro il cranio, mi sembrava di avere dei martelli pneumatici ficcati per bene in fronte. "Solo altri 5 minuti, puoi farcela.." sussurrai a me stessa mentre cercai di allungare il passo per avanzare più velocemente. Stavo per voltare l'angolo di un edificio il che mi avrebbe dato accesso alla strada più vicina a casa mia, quando qualcuno mi spinse nuovamente indietro facendomi andare a sbattere contro il cassonetto della spazzatura verde bottiglia alle mie spalle e non ebbi nemmeno il tempo di parlare che quella persona poggiò una mano sulla mia bocca per zittirmi.

Aggrottai la fronte alzando lo sguardo su quel ragazzo e notai il sangue che copriva il suo viso, il che mi fece spalancare gli occhi. Sentii il mio battito cardiaco cominciare ad accelerare e un nodo chiudermi la gola. Cominciai a dimenarmi per allontanarmi da lui, ma quest'ultimo mi prese per i fianchi facendomi cadere su di lui, tappandomi di nuovo la bocca. "Shh, zitta! Non voglio farti del male" mi sussurrò all'orecchio con un certo accento inglese, davvero intelligente da parte sua! Poof, improvvisamente non avevo più paura! Gli diedi un morso sulla mano per fargliela staccare e sentii un gemito soffocato da parte sua, successivamente tolse la mano destra dalla mia bocca e la scosse per cercare di eliminare il dolore. "Cretino, è proprio ciò che direbbe uno stupratore!" gli dissi, tentando nuovamente di scappare, ma lui continuava a tenermi stretta e scoppiò a ridere.

"Stupratore?" chiese marcando bene la parola, senza smettere mai di ridere. "Non voglio stuprarti e se cortesemente facessi meno rumore.." si fermò improvvisamente e non finì mai più la frase, il che mi fece rabbrividire, e no non era solo per il fatto che eravamo entrambi completamente fradici e faceva freddo. "Perché hai smesso di parlare?" sbottai infastidita, stavolta però mantenni un tono di voce alquanto basso.. stava iniziando a inquietarmi. Lui non mi rispose, ma capii che stava cercando di sentire qualcosa e quindi mi zittii da sola.

"Parker.. so che sei qui, vieni fuori non voglio farti del male.." un'inquietante voce maschile chiamava un certo Parker, il che, addizionandolo al sangue che avevo visto poco prima sul viso del ragazzo e al fatto che si stava nascondendo da qualcuno, arrivai alla conclusione che Parker fosse il ragazzo alle mie spalle. Volevo andarmene da lì, non volevo ritrovarmi coinvolta in una guerra tra criminali o cose del genere. Improvvisamente il mio telefono cominciò a squillare e mi maledii da sola perché ora eravamo entrambi fregati. "Che cazzo? Spegnilo!" mi sussurrò il ragazzo frugando con le mani nelle tasche del mio giacchettino, gli diedi una gomitata per poi alzarmi e allontanarmi di poco da lui. "Io e te non ci siamo mai visti" gli dissi dandogli un'occhiata veloce. Nonostante fosse seduto con la schiena contro il cassonetto potevo notare che fosse alto, forse quanto me, il sangue gli sporcava i vestiti e gli decorava il viso, i suoi capelli inzuppati erano scuri ed aveva un'espressione alquanto esausta mischiata alla sua voglia di uccidermi per ciò che stavo per fare. Dopo ciò, girai l'angolo e afferrai frettolosamente il telefono dalla tasca accettando la chiamata.

"Nik, amore" come previsto, era il mio ragazzo Dominik. Mi telefonava sempre verso quell'ora per assicurarsi che fossi tornata a casa sana e salva. No, lui non sapeva nulla del mio vero lavoro, sapeva che lavoravo come barista nelle discoteche, il che spiegava il mio lavorare di notte. Dominik però non ha mai voluto venire a trovarmi durante gli orari di lavoro e al riguardo non ne ho mai capito il motivo, ma Dominik sapeva essere anche un tipo assai geloso quindi mi andava bene questo spazio tra di noi. Lui non metteva piede nei miei affari di lavoro, io non mi intromettevo nelle sue faccende.

Ogni passo che facevo rimbombava e la mia voce echeggiava tra le mura, mentre la pioggia stava finalmente iniziando a fermarsi. Tremavo perché temevo di aver fatto una stupidaggine, forse avrei dovuto scappare o urlare che Parker era con me, la prossima preda sarei stata io. Strinsi comunque il pugno destro nella mia tasca del giacchettino, sentendola leggermente più vuota. Non riuscivo a ricordare se all'interno di essa avessi messo qualcosa in precedenza, ma in quell'attimo la mia mente non riusciva a focalizzarsi su questo. Dominik continuava a farmi le solite domande al telefono, io gli rispondevo a monosillabi, aggiungendoci qualche nomignolo sdolcinato sperando che chi si trovava dietro il prossimo angolo potesse sentirlo e decidere di lasciarmi andare.

Il mio piano comunque era poter dare via libera a quel povero ragazzo insanguinato e salvare me allo stesso tempo. Però quando misi piede sul marciapiede incerta – e trasportata dal pensiero di quel viso disperato visto poco prima – e mi guardai intorno, non trovai nessuno. Nessuna traccia, nessuna figura umana. Guardai a sinistra e poi a destra, e poi nuovamente a sinistra e ancora a destra.. nessuno. Feci un sospiro di sollievo, mentre Dominik mi riferiva che avrebbe attaccato per andare a fare colazione e prepararsi per la scuola. Riposi il telefono nella tasca destra e alzai lo sguardo verso il cielo, le nuvole stavano cominciando ad aprirsi per dare spazio al sorgere del sole. Mi voltai alle mie spalle guardando in fondo al vicoletto, chiedendomi che fine avesse fatto Parker. Poi, non trovando più nessuno e sentendo i primi suoni della vita mattutina delle altre persone che si mettevano in macchina per andare a lavoro, tornai alla realtà e corsi velocemente verso casa. Continuavo a chiedermi se il ragazzo fosse salvo o meno, ma questo pensiero mi lasciò in fretta dato che avevo solamente 2 ore per dormire prima di alzarmi per andare a scuola.

***

Ciao lettore! Non vedo l'ora di scoprire cosa ne pensi del primo capitolo della storia.
Mi scuso per la lunghezza ma mi dilungo sempre molto!
Siete curiosi di scoprire cosa accadrà nei prossimi capitoli?
Vi ricordo di lasciare un commento e un voto così saprò
che avete apprezzato questa prima parte. 
I prossimi due capitoli sono già pronti ed aspettano solo voi.
Grazie mille, love u ♡

THE UNSEEN THINGS [ peter parker ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora