☘ ECCLESIA ☘

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«Anche i più deboli venti possono diventare grandi turbamenti dell'animo»

 Le città grandi come Seoul, rappresentano sempre la perfetta definizione di caos. Un insieme di mezzi: macchine, autobus, moto, tram che si intrecciano tra le vie, dando vita a traffici dalle lunghe code, nei quali si resta imbottigliati, sprecando tempo prezioso. Ma vi è anche un agglomerato di menti, mentalità, pensieri innovativi che agli occhi di chi è estraneo a quel mondo, lo rende o il futuro a cui aspirare o la peste da evitare. Chi invece, come Taehyung, si era ritrovato a crescere e vivere lì, senza possibilità di scelta alcuna, sapeva di vivere nell'occhio di un ciclone, ma l'abitudine era stata più forte e l'aveva sovrastato, rendendo tutto quel mondo qualcosa di assolutamente normale ai suoi occhi. Aveva venticinque anni e si era presto reso indipendente dai suoi genitori, andando a vivere in un piccolo appartamento tutto suo verso la fine degli studi magistrali. L'anno precedente finì la specialistica all'università, laureandosi a pieni voti e diventando finalmente a tutti gli effetti un restauratore. Preso a cuore da un suo caro maestro, venne indirizzato verso i suoi primi veri lavori, creandosi quella tanto famigerata fama a cui aspirava. Il suo insegnante, ormai settantenne, era un vecchietto arzillo, che amava ancora dipingere anche se con le dovute difficoltà che portava con sé, come il tremore alle mani, ma l'arte dell'arrangiarsi era propria del suo carattere ed era una qualità che riuscì a trasmettere anche al suo allievo. In tempi di carestia lavorativa, Taehyung amava recarsi a casa del signore ed ammirarlo nel suo "fare arte" e continuare ad apprendere. Con i suoi soliti pantaloni a sigaretta scozzesi dalla stoffa grigia con sottili strisce gialle ed un maglioncino color panna a collo alto, uscì di casa. La grande borsa piena di fogli nuovi e già riempiti di grafite, con la lunga tracolla, era appoggiata alla spalla e con le chiavi e telefono in mano, frettolosamente chiuse a chiave per poi schizzare fuori dal portone principale. Ma senza una frettolosa confusione, Taehyung era leggiadro ed armonico nei suoi movimenti, schiena dritta e passo spedito, mai scomposto. Preferiva camminare, anziché usare la macchina, lasciata a fare la muffa nel parcheggio del condominio. Era una bella giornata, il tiepido calore primaverile si stava trasformando, nelle ore di punta, in quello torrido estivo. Si sentiva aria d'estate, di vacanze, ma per quelli come lui, le occasioni lavorative arrivavano casualmente e non poteva di certo declinarle per capriccio o le bollette non si sarebbero pagate autonomamente. Non ci volle molto prima che arrivasse a casa di Park Jae-sang, conosciuto nella cerchia di artisti come Edmondo, bussò alla porta in vetro della veranda e l'uomo non si premurò di girarsi, sapendo già chi fosse, continuò semplicemente a delineare il volto sulla tela «Entra caro, è aperto, non farti problemi» Taehyung lo sentì forte e chiaro, così entrò dopo aver spalancato la porta «Buongiorno Ed» da qualche anno si permetteva di chiamarlo con quel diminutivo, soprattutto poiché fu una richiesta esplicita del suo maestro, lo vedeva come un nipote, forse anche più importante di quelli con cui possedeva un legame di sangue. Lo aveva accolto così sotto la sua ala protettrice quando percepì il suo grande talento.

𝑳𝑨 𝑩𝑬𝑳𝑳𝑬𝒁𝒁𝑨 𝑫𝑬𝑳𝑳'𝑰𝑵𝑽𝑰𝑺𝑰𝑩𝑰𝑳𝑬 // ᵀᵃᵉᵏᵒᵒᵏDove le storie prendono vita. Scoprilo ora