☘ PICTURAE☘

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17.

<<Una richiesta posta all'universo, finita in tragedia>>

L'ascensore arrivò al settimo piano, producendo un rumore metallico quando si stoppò. L'aria era carica di ansia, soprattutto da parte di Taehyung. Aveva conquistato la fiducia di Jungkook e c'era voluto tanto tempo, adesso seriamente la stava perdendo in quel modo? Non sapeva come gestire quella situazione, motivo per il quale si chiuse nel silenzio, non parlò cercò solo di riflettere, ma la sua mente lo portava solo a guardare il corvino con la coda dell'occhio, capendo così di essere costantemente osservato dall'altro. E sapeva benissimo che se non lo avesse fatto lui, Jungkook avrebbe parlato da un momento all'altro, quasi spazientito da quell'aspettare insensato «Tae, io non ho capito, cosa intendeva Jimin con quello che ha detto?»

Sospirò l'artista, tirando fuori dalla borsa le chiavi di casa «Abbi pazienza Kook, solo qualche secondo, entriamo a casa e te lo faccio vedere» sbloccò la porta e lasciò cadere la borsa per terra mentre si levava le scarpe seguito dall'altro. Si avviò lungo il corridoio «Ecco qua» mise la mano sulla maniglia e Jungkook lo guardò interdetto «Ha per caso a che fare con questa stanza?» la stessa che Taehyung corse a chiudere il giorno precedente, appena arrivati lì.

Deglutì rumorosamente e si girò a guardarlo, non potendo fare a meno di guardarlo con occhi tristi «Ascolta Kook, prima che tu veda ciò che vi è dentro...Ti prego, non mi prendere per pazzo, è strana anche per me tutta questa situazione» ed era semplicemente vero, non sarebbe stato giusto passare per un maniaco, uno stalker o un pazzo, quando in realtà lui si era limitato a rappresentare su tela quello che all'apparenza sembrava un volto senza nome ed oltretutto immaginario.

Jungkook aggrottò la fronte sempre più spaesato «Non capisc-» ma in quel momento Taehyung spalancò la porta e quello che il corvino vide lo lasciò senza parole «Oh Cielo» se in quella stanza ci fossero state cento tele, lui si sarebbe ritrovato su il novantanove di quelle. Avanzò verso quella posta sul cavalletto e sentì il bisogno di allungare la mano quasi a sfiorarsi il volto, ma poi la ritrasse immediatamente «Quello. Cioè quello sono io» 

Si girò verso Taehyung, adesso poggiato con le spalle al muro e le braccia incrociate a petto. Teneva la testa bassa ed i capelli mossi gli oscurarono la parte superiore del viso, non che si pentisse di aver dato vita a quei ritratti, ma era immensamente spaventato da come l'altro potesse reagire «Ma quando hai avuto il tempo di farli? Pensavo fossi restato tutto il tempo a Mora» gli occhi del più piccolo volarono lungo tutte le pareti, continuando a vedere il suo viso, si ripeteva sempre la stessa espressione, né felicità, né gioia, nessuna emozione positiva. Afflizione, ecco cosa vedeva «Ed è vero, sono stato sempre lì. Questi li ho fatti prima»

E sentendo quelle risposte Jungkook si girò di scatto, con gli occhi sgranati e la bocca a formare una "o" di sorpresa «Ma prima non ci conoscevamo» e Taehyung annuì lasciandosi scivolare a terra, si portò un ginocchio al petto, mentre lasciò l'altra gamba lunga sul pavimento «Infatti è questo il problema. Ti ho sognato, ancor prima di conoscerti ed il tuo volto mi è rimasto impresso» il corvino sentì il cuore stringersi, non aveva mai visto Taehyung così, la voce divenuta più bassa, rauca «Ecco perché mi hai chiesto se fossi sicuro di non essere uscito da Mora ultimamente. Ma questi sogni, noi cosa-»

«Sinceramente non me li ricordo molto bene. So solo che in ognuno di essi, tu sembravi inghiottito dal buio, non cercavi neanche di risalire in superficie ed io mi arrabbiavo, sì provavo tanta rabbia, perché che ti tendessi la mano o qualsiasi altra cosa tu non la afferravi mai e se anche ci provavi subito dopo ti ritiravi» ed il dipingerlo con una carnagione più rosata, delle labbra meno viola e una calda luce ad accarezzargli il volto, gli faceva sembrare di poterlo in un certo senso aiutare indirettamente. Ma il destino non muta di certo con delle pennellate e Taehyung sembrò incominciare a capirlo piuttosto bene «Da quando ti ho incontrato non sogno più niente e sinceramente mi inquieta questa cosa» il cuore di Jungkook batté più forte travolto da un improvvisa paura, pian piano Taehyung stava mettendo tutti i sospetti insieme e stava arrivando ad una conclusione che non voleva intuisse minimamente. 

Se lo avesse scoperto in anticipo, lo avrebbe potuto salvare? E Jungkook lo sapeva perfettamente che la risposta era un grande e sonoro "sì". Taehyung lo avrebbe sempre riafferrato e fatto riemergere. Ma lui si sarebbe portato dietro per tutta la vita quelle dannate sensazioni, quei dannati pensieri che non lo lasciavano in pace. Ma ne valeva la pena sopportarli per Taehyung? Per poter vivere con lui? Eppure sentiva dentro di sé che sarebbe stato abbandonato prima poi. Quando il lavoro a Mora fosse arrivato in dirittura d'arrivo, Taehyung sarebbe tornato a Seoul e lui sarebbe rimasto lì, nuovamente, da solo. Oppure l'ipotesi peggiore, se avessero scoperto di loro due? Sarebbe stata la fine. 

Scosse la testa, avanzando verso l'artista ed inginocchiandosi ad un suo lato «Sono molto belli» Taehyung lo guardò, passandosi la lingua sulle labbra per inumidirla e sorrise leggermente, afferrandogli il volto ed avvicinandolo a sé, per poi baciarlo «Tu sei bello» la stella più luminosa di tutto l'universo.

𝑳𝑨 𝑩𝑬𝑳𝑳𝑬𝒁𝒁𝑨 𝑫𝑬𝑳𝑳'𝑰𝑵𝑽𝑰𝑺𝑰𝑩𝑰𝑳𝑬 // ᵀᵃᵉᵏᵒᵒᵏDove le storie prendono vita. Scoprilo ora