☘SOMNIUM ☘

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4.

<<La mente è in subbuglio, sospinta dal cuore frenetico in corsa>>

La seconda giornata di lavoro era passata. Taehyung si concesse una breve pausa pranzo nella locanda di Seokjin, deliziandosi con le solite buone vivande; per poi tornare a pennellare a destra e a manca per cercare di portare il più avanti possibile il restauro ed i primi miglioramenti si fecero già vedere, così che prima di tornarsene in stanza venne fermato da padre Lee che si congratulò con lui e definì le sue mani "magiche e portentose". Sorrise compiaciuto dai tanti complimenti e si congedò, rinchiudendosi in stanza e buttandosi sul letto dopo una lunga doccia calda che gli sciolse di poco i muscoli intorpiditi. Allungò una mano verso il comodino ed afferrò il telefono per chiamare Edmondo ed aggiornarlo sulle ultime novità. Ma a rispondergli non fu lui bensì Jimin «Ma guarda chi si sente! Come va la vita da eremita in quel paesino?» ridacchiò nel sentire quelle parole e lo salutò a sua volta «Il maestro che fine ha fatto?» e dopo aver posto quella domanda sentì l'altro sbuffare esausto «Ha detto che gli è venuta l'ispirazione e che quindi non deve essere disturbato assolutamente» abbassò la voce poi quasi per non farsi sentire dal nonno «Sai bene quanto sia intrattabile in questi momenti» e Taehyung sorrise scrollando le spalle «Allora niente, avevo chiamato per fargli sentire i progressi, ma viste le circostanze dovrò rimandare» si alzò mettendo il vivavoce e sfilandosi l'accappatoio per sostituirlo con il pigiama «Penso proprio di sì» fu dello stesso parere Jimin che intanto uscì in giardino per evitare di creare confusione con il suo parlare.

«Oh Jimin!» gli venne un'idea in quel momento e scattò sull'attenti recuperando il telefono e portandolo vicino l'orecchio «Potresti farmi un favore enorme?» chiese pieno di aspettative e pregò con tutto il cuore che l'altro accettasse «Beh sentiamo di che si tratta» così si avvicinò alla finestra, la spalancò per respirare l'aria fresca di quella sera «Dovresti andare a casa mia, Edmondo ha le chiavi di scorta» l'altro lo invogliò a continuare mugolando dei "sì" tra i vari sbadigli «Devi scattare una foto al quadro che ho nello studio, quello posto sul cavalletto, non puoi sbagliarti; poi me la mandi» Jimin annuì anche se l'altro non poté vederlo, si sedette sul gradino del portico ed allungò una mano per giocare con i fili d'erba «Va bene, ma perché ti serve?» domandò curioso e l'altro lasciò che il vento accarezzasse la sua pelle e scompigliasse i suoi capelli prima di rispondere «Devo capire se la mente mi stia giocando uno scherzo bello e buono» al ché Jimin non capendo a cosa si riferisse chiedendo spiegazioni «Che succede?» e se per un attimo Taehyung fu indeciso se dirgli o no la verità, poi pensò che non ci fosse nulla di male nel raccontarglielo «Il ragazzo del dipinto è identico al figlio del pastore della chiesa» il più piccolo prese a staccare filo dopo filo, corrugando la fronte «Ma?» gli mancava un piccolo tassello, quello che Taehyung diede fin troppo per scontato, così si sbrigò a rivelarglielo «Ma non l'ho mai incontrato in vita mia»

Jungkook era confuso, non sapeva come comportarsi in presenza di Taehyung. Inizialmente ne ebbe paura, si sentiva osservato, scrutato, quasi messo a nudo da quegli occhi che gli si erano incollati addosso ma poi capì solo di esserne rimasto affascinato ed infastidito al tempo stesso. E forse, anche se più silenziosamente e avvolto dall'ombra, incominciò a giocare al suo stesso gioco. Prese a guardarlo, da lontano, coperto da una parete, dalla porta, dalle panche, da un albero e notava ogni movimento, percepiva tutta la passione di Taehyung per l'arte, la delicatezza con cui se ne prendeva cura e quando qualche macchia di colore gli finiva sul volto, sbuffava divertito e alzava quasi impercettibilmente un angolo della bocca. Ma Taehyung era fin troppo furbo per essere raggirato ed ogni minimo movimento si poteva sentire nella chiesa poiché amplificato, se ne era accorto già da qualche ora, ma preferì far finta di niente per capire per quanto tempo ancora avesse continuato.

Avrei voluto lasciare in sospeso il lavoro per dirigermi da te e prenderti di sorpresa alle spalle. Immaginavo già quale faccia avresti potuto fare. Saresti sussultato, avresti spalancato gli occhi e le guance ti si sarebbero arrossate.

«Per quanto ancora vuoi restare nascosto dietro quella colonna a guardarmi?» parlò Taehyung divertito ma continuò a guardare quell'angelo del quale stava recuperando il colore delle ali celestine. Dei piccoli passi gli arrivarono dietro le spalle e riuscì a percepire alla perfezione la sua incertezza nell'avanzare.

«Mi dispiace Signor Kim» ed avvenne tutto quello che l'artista si prefissò nella mente, le gote di Jungkook si arrossarono dopo esser saltato in aria per esser stato colto di sorpresa. Giocò con le proprie dita a testa bassa, era piuttosto tranquillo quel giorno, suo padre era uscito per andare a benedire una signora molto anziana prossima a passar a miglior vita «Oh suvvia, non affibbiarmi più quel nome, mi fa sentire così vecchio; dammi del tu piuttosto» si girò allora mostrando quel suo tipico sorriso quadrato che riscaldò il cuore di Jungkook. Annuì non riuscendo a guardarlo veramente «Va bene signore» resosi conto di quella che aveva ormai acquisito come abitudine, si maledisse e si sbrigò a correggersi «Oh, scusi- cioè scusa» lo sentì allora ridere e non resistette più e dovette guardalo. Si era messo seduto, con le gambe a penzoloni dal secondo piano dell'impalcatura, rivelando adesso una lunga linea celeste macchiargli il volto «Ho venticinque anni Jungkook, siamo quasi coetanei, non avere paura» se inizialmente Jungkook sorrise nell'aver potuto sapere qualcosa in più su Taehyung, sentendo la fine di quella frase tornò serio «Ma io non ho paura»

Oh Jungkook, tu eri terrorizzato, terrorizzato a morte da quell'uomo che sarebbe potuto tornare in ogni momento, mal interpretando le tue azioni ed io in quel momento lo avrei dovuto capire, ma girai solo il dito nella piaga bisognoso di risposte, quando in realtà avrei solamente dovuto scendere e portarti via da lì.

«Allora cosa turba il tuo animo?» chiese Taehyung accigliandosi e vide un velo di tristezza cosparsi sul viso dell'altro che indietreggiò fino ad andarsene non prima di avergli dato la risposta più enigmatica di sempre «Troppe cose»

𝑳𝑨 𝑩𝑬𝑳𝑳𝑬𝒁𝒁𝑨 𝑫𝑬𝑳𝑳'𝑰𝑵𝑽𝑰𝑺𝑰𝑩𝑰𝑳𝑬 // ᵀᵃᵉᵏᵒᵒᵏDove le storie prendono vita. Scoprilo ora