☘ 𝙻𝙸𝙱𝚄𝙼 ☘

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30.

«Tenevi molto a lui» le dita di Hoseok continuavano ad accarezzare ed intrecciarsi con i capelli boccolosi di Taehyung. Si era calmato, sedendosi più comodo su quella panchina. Scivolò verso il basso con il corpo, così da poter appoggiare la testa sullo schienale. Chiuse gli occhi e prese un respiro profondo, rilassandosi sotto quel tocco «Lo amavo, anzi, lo amo più di ogni altra cosa al mondo»

L'altro sorrise genuino «Parlami di lui» e Taehyung si prese qualche minuto per rifletterci su. Insomma, era fortemente convinto che Jungkook non potesse essere descritto con delle semplici parole. Nessuna frase ben impostata avrebbe mai potuto colmare il suo essere «Lui era un temporale improvviso ma anche la pace e la calma. Pensavo che avesse una corazza spessa e dura come una roccia quando in realtà si reggeva a malapena all'in piedi. Il mondo lo puntava con i suoi archi e lui si lasciava trafiggere senza mai emettere un gemito di dolore. Pensavo ci fosse un casino nella sua testa, che fosse una delle persone più difficili da comprendere. Tutto il contrario. Jungkook era veramente chiaro, schietto in quello che faceva. Sono sempre stato io quello troppo cieco da non vederlo e troppo sordo nell'ascoltarlo» emise un lungo sospiro, tirandosi a sedere nuovamente. Si girò a guardare Hoseok, torturandosi le mani «Sai, sono un'artista o almeno lo ero, insomma non tocco una matita o un pennello da mesi ormai, da quando è successo tutto questo casino. Ero convinto che ritrarlo lo avrebbe legato a questo mondo, come se non potesse volare via, come se si riuscisse a creare un legame indissolubile» gli vennero in mente le immagini di tutti i quadri che aveva in casa, mantenne anche quelli che distrusse in un attacco di ira, non volle buttare via niente «Ma se ne è andato e quei quadri non so più cosa vogliano dire, mi fanno solo male. Il vederli intendo. L'ammirare il suo volto» forse ne avrebbe dovuto tenere solo uno. L'ultimo. Il ritratto fatto dal vivo, dove Jungkook era più sorridente che mai. 

Scavò nella sua maglietta, all'altezza del collo «Guarda, questa collana gliela avevo regalata il giorno prima che succedesse il tutto. Se ne è andato con questa al suo collo ed il sapere che la portasse con sé, mi riesce a sollevare un poco» provò a tirar su un sorriso ma l'impresa fu più ardua del previsto, anzi le labbra si stirarono su di una linea piatta.

«Perché pensi che abbia preso quella decisione?» domandò allora Hoseok, allungando una mano e sfiorando quel ciondolo, era veramente bello. 

«Suo padre, il suo paese, Mora. Degli ideali sbagliati, parole mal interpretate di una religione. Pensavano che esorcizzarlo potesse fargli cambiare orientamento sessuale. Aveva a che fare con gente tremenda. Non era bello sentirsi ripetere sempre di essere sbagliati, di essere nati male. Le persone lo guardavano disgustati» emise una risata stufa e nervosa. Il solo pensare che gran parte della colpa, se non tutta fosse di quelle persone, gli faceva venir voglia di creare una strage di massa. Ma non si sarebbe mai abbassato al loro livello.

Hoseok rimase a bocca aperta e richiamò la sua attenzione ponendogli una mano sulla coscia «Dovresti denunciarli» e Taehyung, certo, annuì ma non sapeva come fare «E con quale accusa? Non l'hanno di certo spinto loro giù dal precipizio» la presa venne rafforzata, come per infondergli coraggio «Istigazione al suicidio, esiste, è un reato penale. La condanna non è molto lunga, insomma si può arrivare ad un massimo di quindici anni, però è già qualcosa»

E sentendo quelle parole, l'artista scattò dritto «Seriamente? Potrei davvero farlo?» lo guardò con occhi speranzosi e dopo l'ennesima risposta affermativa, si sentì come più leggero «Dovresti Taehyung, non solo per lui, ma anche per te» sì, eccome se lo avesse fatto. Avrebbe chiesto a Jimin o a Namjoon di dargli uno strappo. Però poi cambiò argomento, non era neanche giusto che parlasse solo lui, voleva conoscere un po' la storia del ragazzo dai mille sorrisi «Tu invece, lei com'era?»

Hoseok rimase piacevolmente sorpreso da quella domanda, vedere dell'interesse da parte di Taehyung lo faceva essere molto speranzoso «La mia ragazza si chiamava Yora. Ballavamo insieme, eravamo nella stessa compagnia. Eravamo felici o almeno spero che lei lo sia stata almeno un po'» il suo sorriso sparì per un attimo, così come gli occhi apparvero cupi e vuoti «Portava continuamente una maschera. Soffriva di depressione ed io non me ne sono mai accorto, fino a che durante uno dei nostri tour nazionali, la trovai in overdose di pillole nella sua stanza d'albergo. Non c'era niente da fare, aveva avuto un arresto cardiaco»

Taehyung notando gli occhi lucidi dell'altro si sentì in dovere di prendersene cura lui per una volta ed allungò una mano per lasciargli una carezza sulla guancia «Ti sei sentito in colpa anche tu, vero?» lo sussurrò ma venne sentito alla perfezione.

«Dire così sembra quasi un sminuire la cosa. Anche tu, ci sentiamo logorare dentro da frasi come "Se solo fossi stato più attento", "Se solo avessi fatto, avessi detto". Sono arrivato ad una conclusione. Non serve a niente. Piangerci addosso non servirà a niente, non li riporterà dietro» e lì ricomparì quel suo sorriso che contagiò anche Taehyung «Balli ancora?»

Hoseok scosse la testa «Ho lasciato, sinceramente avevo incominciato solo per lei. Adesso, lavoro in fondo alla strada, sto studiando per diventare pasticcere» indicò col braccio la direzione della pasticceria e Taehyung lo guardò scettico, con un sopracciglio alzato, come se non ce lo vedesse per niente in quel ruolo «Ed hai già avvelenato qualcuno?»

Hoseok spalancò la bocca, fece finta di essere indignato quando stava per morire dalle risate «Ma dai Taehyung! Quanta poca fiducia. Ti farò ricredere» si alzò in piedi seguito dall'altro che lo canzonò divertito «Sì come no» e subito lo vide pararglisi di fronte «Cioccolato, crema pasticcera o panna?»

La pancia di Taehyung brontolò «Cioccolato e panna!» esclamò e nel mentre Hoseok fece un passo avanti, accorciando la distanza «Sfoglia o pan di spagna?»

«Pan di spagna...» spiegò trovandoselo veramente vicino al volto. Hoseok sorrise e «Bene, ci vediamo sabato mattina a casa tua» virò il viso di lato e gli schioccò un bacio sulla guancia, facendolo arrossire come un ragazzino «C-cosa?» pensava di poter avere un infarto da un momento all'altro talmente il suo cuore batteva veloce «Passa una buona giornata!» e si incamminò lasciando Taehyung nel mezzo del parchetto. Imbambolato. Con una strana tachicardia. E con una strana voglia di corrergli dietro per ricambiare il saluto.

Taehyung aveva appena rincominciato a ridere. 



𝑳𝑨 𝑩𝑬𝑳𝑳𝑬𝒁𝒁𝑨 𝑫𝑬𝑳𝑳'𝑰𝑵𝑽𝑰𝑺𝑰𝑩𝑰𝑳𝑬 // ᵀᵃᵉᵏᵒᵒᵏDove le storie prendono vita. Scoprilo ora