26.
Le prime volte parlai poco e niente, non riuscivo ad aprirmi, Yoongi mi raccontava le sue giornate, sicuramente più interessanti delle mie, ma non trovavo il senso a tutto quello, dov'era quell'aiuto che stavo cercando? E perché diavolo insisteva nel chiedermi come andasse, ogni volta che ci rivedevamo? Lo avrebbe dovuto capire oramai che la mia risposta era sempre e solo una.
«Taehyung» mi richiamò, con un leggere pizzico di rimprovero nella voce. Io lo guardai ed in fondo un po' mi dispiacque «Da quanto vieni qua?» mi domandò ed io sapevo già la risposta, li contavo alla perfezione i giorni, l'andare dallo psicologo non era una tortura, ma ci si avvicinava. Yoongi mi chiedeva sempre di parlare dei miei ricordi ed io non volevo, continuavo a fare scena muta, faceva troppo male ricordare. Sembrava diventare tutto più reale. Alcune mattine mi svegliavo e pensavo di aver solo fatto un brutto incubo poi mi guardavo allo specchio e la verità mi schiaffeggiava nuovamente «Un mese» risposi ed abbassai ulteriormente la testa. Stavo sprecando tempo.
«Vieni, ti presento delle persone» mi aspettai, non so, una bella lisciata di testa ed invece non accadde, anzi mi disse di seguirlo ed insieme percorremmo un lungo corridoio. Io camminavo poco dietro di lui che intanto continuava a spiegarmi «Stanno affrontando la tua stessa situazione» anche loro avevano perso qualcuno di caro? «Penso che ti ritroverai molto nelle loro parole» si fermò di fronte una porta verde e prima di abbassare la maniglia mi guardò, sorrise appena «Non pretendo che tu ti apra fin da subito, per oggi ascolta, senti parlare loro, ti farà bene»
Mi ritrovai davanti una decina di persone, sedute a cerchio dentro questa stanza dai mille colori, sarei voluto scappare, tutti quegli occhi di sopra mi davano fastidio. Cosa diavolo avevano da guardare? Poi una donna dalla pelle scura, un po' bassa ed in carne si alzò in piedi e sorridente mi venne accanto «Ciao bellezza! Mi chiamo Jenny, tu sei?»
«Taehyung» sussurrai e lei mi prese sotto braccio, mi accarezzò la mano e mi portò a sedermi accanto a lei che poi si rivolse a tutti gli altri «Forza, salutate il novello» ed un coro di "benvenuto e ciao Taehyung" si alzò in aria. Mi vergognai un po' nell'avere tutta quell'attenzione per me, per cui arrossii leggermente «Oggi manca un ragazzo, non è potuto venire, lo conoscerai la prossima volta probabilmente» mi posò una mano sulla spalla «Ci vuoi parlare un po' di te?» ed io scossi la testa, non volevo fare sapere a tutti quei sconosciuti dei miei fatti privati «Okay, rispetteremo i tuoi tempi Taehyung»
Intanto anche il dottor Min si era accomodato, precisamente nel posto vuoto e mi fece segno con la mano, indicando il suo orecchio. Probabilmente per ricordarmi di ascoltare. Non c'era bisogno di essere così insistenti, avevo capito.
Un'altra donna, molto magra, con un vestitino celeste che la vestiva nascondendo ogni singola forma parlò «All'inizio non ero consapevole della mia rabbia, ma non ero consapevole di nulla se non...Che l'aveva fatto, nonostante la cura e l'amore che avevo per lui, nonostante la condivisione continua e quasi assillante dei suoi disagi, l'aveva fatto, mi aveva mollata, mi aveva mollata sola con due figli da crescere, sola senza un lavoro e senza soldi, sola nel caos e nella tragedia, sola come una ingiusta sopravvissuta, come una cattiva persona. Ero arrabbiata, molto arrabbiata, arrabbiatissima, una rabbia silente e muta, strisciante che mi terrorizzava e invadeva tutto il mio essere. Ho dovuto lavorare molto e a lungo, forse sto ancora lavorando, per mettere a nudo tutta questa sofferenza ed aprire il cuore a tutto ciò» la guardai per tutto il tempo e mi pianse il cuore nel vedere i suoi occhi lucidi. Io mi lamentavo, provavo dolore, eppure lei aveva dovuto farsi vedere forte dai suoi figli, senza farsi divorare dallo sconforto. Io non ero così forte, io non riuscivo ad essere così coraggioso.
Poi un uomo, avrà avuto cinquant'anni, si sistemò la giacca, sembrava essere uscito da lavoro ed essere corso a quella sorta di seduta «Non passa giorno che io riesca a non chiedermi il perché. Non passa giorno che il senso di colpa non mi trascini, sempre più giù, fino a sprofondare. Mi angoscia pensare che forse noi tutti, come famiglia, avremmo potuto fare qualcosa per cui non avrebbe preso questa decisione e sarebbe rimasta con noi. Non riesco a perdonarmi tutte quelle cose orribili che ci siamo detti e mi chiedo perché non le ho detto allora, quando ancora potevo, tutte quello che ora le vorrei dire» esatto, mi ritrovai d'accordo con le sue parole, in fondo era vero, avremmo potuto fare di più, forse potevamo salvarli, il suicidio era prevenibile ma siamo troppo distratti per cogliere i giusti segnali.
Una ragazza di forse diciassette anni, vestita tutta di nero, prese la parola «Mia madre si è uccisa perché era malata, ma questa è un'affermazione che faccio solo a me stessa con razionalità. Per il resto mi sento tradita, abbandonata, la famiglia che si è distrutta. Vedo soffrire mio fratello e mio padre e sto malissimo. Avrei preferito una mamma malata che voleva lottare, non una mamma che si è arresa alla malattia, scegliendo il modo più crudele per farla finita. L'angoscia principale era che non fosse neppure venuta a parlarci. Penso che ad un certo momento eravamo tutti arrabbiati. Penso spesso: "ma come ci ha potuto fare una cosa simile?"» era una bambina, insomma, come poteva sopportare tutto quello da sola? Io cos'ero a confronto? Me ne stavo in camera con il mio dolore ed anzi ero fortunato nell'aver avuto persone che mi vollero dare una mano. Invece loro cosa avevano? Niente. Forse erano messi anche peggio di me «Avevo bisogno di sentire quello che viene detto a chiunque perda una persona amata: "mi dispiace per il tuo dolore. Ti sono vicino. C'è qualcosa che posso fare per te? Se hai voglia di parlare, ti ascolto volentieri. Posso anche essere una buona spalla per piangere". Avevo bisogno di sapere che chi lo diceva, lo dicesse con sincerità. Nessuno invece vuole parlare del suicidio. Tutti pensano che è meglio non dire nulla, che se non se ne parla, si dimentica più rapidamente e si sta meglio. Per me invece era proprio il contrario»
La donna dal vestito azzurro le diede ragione e le accarezzò i capelli delicatamente «Sono sconvolta a pensare che ancora oggi un suicidio possa provocare vergogna, che la gente lo reputi ancora un'infamia. Anch'io ho vissuto questo, come lo vogliamo chiamare? Oltraggio, cattiveria, scaricare la colpa su un capo espiatorio? Dopo il giorno del funerale di mio marito, sia io che i miei figli non abbiamo più visto né i suoi genitori né i suoi fratelli. Poi tutte le chiacchiere e le illazioni del parentado del perché e del per come avesse fatto una cosa simile, gli ero stata infedele? Era malato? Aveva l'amante? E poi, subito dopo l'accaduto, io e i miei figli siamo stati al centro di una curiosità morbosa, ricevevo visite da persone che non vedevo da anni e tutti volevano sapere. Secondo me delle volte le persone riescono a essere molto cattive e a fare del male, perché a loro volta hanno paura di affrontare il dolore a la sofferenza e pensano che questo loro modo di agire le possa allontanare»
La ragazza le sorrise tristemente «Mi colpisce questo termine 'infamia': i parenti di mio padre non frequentano la mia casa perché il suicidio ha provocato in loro vergogna. Infamia, questo è lo stigma»
Avevo rincominciato a piangere silenziosamente e quando tirai su col naso Jenny se ne accorse e preoccupata mi chiese cosa mi fosse successo. Io portai le mani sul viso, volevo coprirmi, non farmi vedere, ma le lacrime continuavano a scivolare «S-siete come me» e le braccia della donna mi strinsero forte, la sua mano mi diede delle pacche di conforto sulla schiena «Qui siamo tutti sulla stessa barca Taehyung»
Avevano i miei stessi pensieri, le mie stesse paure, provavano lo stesso dolore, le stesse emozioni. Mi sentivo quasi capito finalmente e notai Yoongi annuire felice, voleva portarmi proprio a quello e ci era riuscito alla perfezione.
ANGOLO AUTRICE Tenete duro che dal prossimo capitolo si apre una nuova era♥
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𝑳𝑨 𝑩𝑬𝑳𝑳𝑬𝒁𝒁𝑨 𝑫𝑬𝑳𝑳'𝑰𝑵𝑽𝑰𝑺𝑰𝑩𝑰𝑳𝑬 // ᵀᵃᵉᵏᵒᵒᵏ
Fanfiction[𝐂𝐎𝐌𝐏𝐋𝐄𝐓𝐀] ⛔18+ ➳Kim Taehyung è un ragazzo di venticinque anni, restauratore, laureatosi in una Accademia di Belle Arti coreana. Indirizzato dal suo maestro, viene chiamato a lavorare nella chiesa medievale di Mora, un paesino all'antica, lo...