Festa di compleanno.-passato-

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Non mi ero mai sentita così in imbarazzo in vita mia. Tenevo le mani strette in pugno e cercavo di regolare il mio respiro tremante. Ma avrei tanto voluto sparire. Avrei dovuto abituarmi a sentirmi un pesce fuori d'acqua. In una casa diversa, in un luogo diverso e con persone che non conoscevo.
Per un attimo avevo pensato di non essere vestita bene, nei miei jeans skinny, in cui avevo fatto fatica ad entrare e nella camicetta più  elegante che possedevo, comprata in saldo.
Avevo indossato un paio di stivaletti alla caviglia, bassi. Forse poco coerenti con il resto, ma davvero davvero comodi.
Mi spostai in un angolo, quando l'ennesima coppia di sconosciuti mi passò davanti per andare a salutare il festeggiato.
Io l'avevo fatto?
Sì. Ma ero velocemente scappata in un angolo, con il cuore in gola e l'orgoglio sotto le scarpe.
Mi ero pentita? Sì. Lo avrei rifatto? Probabilmente.
Ero rimasta davvero imbambolata davanti a lui.
Perché poi doveva essere così bello?
Io e Sarah ci eravamo avvicinate e dopo che lei lo aveva abbracciato, io avrei voluto fare la stessa cosa, ma...
Alla fine gli avevo teso la mano come un idiota.
Ma una volta nella sua, lui aveva ridacchiato e mi aveva attirato a sé in un abbraccio goffo. Avevo sfiorato la sua gola e la sua folta barba con il naso e avevo sentito il suo buon profumo.
Oddio, sembravo matta.
Ma era stato così bello stare fra le sue braccia per quei pochi minuti.
E, poi.
Come al solito quella stronza della mia amica mi aveva lasciata da sola.
Ed ero rimasta a rimuginare sull'accaduto. Corrodendomi le viscere.
Che idiota. Potevo dirmelo da sola?

Ero troppo timida per rimanere a parlare più di 10 secondi con una persona e non ero capace neanche a salutare ed augurare "buon compleanno" all'uomo che mi piaceva.
Sospirando mi avvicinai al tavolino afferrando una bottiglietta d'acqua sul piano. La bottiglia appena tolta dal frigo si era velocemente riscaldata nell'afosa cucina.
Il 14 luglio era davvero il giorno più caldo del mese.
Presi un sorso d'acqua e mi voltai in giro. Travis era sparito, ovviamente.
Chissà con quale "amica". Chissà a fare cosa.
E davvero, ci provai.
Provai a non pensarlo stretto in un abbraccio con un altra donna. In un letto, mezzo nudo. Ci provai. A non provare gelosia e invidia. Ma da brava masochista i miei pensieri erano tutti verso quella direzione.
Ma era davvero inutile provare qualcosa per qualcuno che non avrebbe rivolto lo sguardo su di te per più di cinque miseri secondi.
Afferrai la mia bottiglietta e con il cuore ormai consapevole di essere rifiutato uscì dalla porta secondaria, sedendomi sui gradini del portico.
Sollevai lo sguardo e osservai il cielo.
Rifiutato...alla fine non proprio. Ci conoscevamo poco, ma speravo di essere notata da lui.
Sembravo la protagonista di un film per adolescenti.
La porta alle mie spalle si aprì. Qualcun'altro aveva avuto la stessa mia idea di prendere un po' d'aria, di certo non sarebbe stata fresca, ma pur sempre più leggera.
Sarebbe potuto essere chiunque. Ma quando mi parlò rabbrividì dalla testa ai piedi, sussultando sul posto.
-Non ti dispiace se sto qui per un momento vero?-
Voltai la testa verso di lui con gli occhi sbarrati. Mi ritrovai a rispondere  scuotendo la testa.
Travis prese posto accanto a me rivolgendomi uno strano e lungo sguardo. Anche da seduto riusciva a superarmi di altezza, tanto che dovetti sollevare la testa verso l'alto per guardarlo.Mi strinsi le ginocchia al petto mentre si avvicinava di più a me.
-Ti cercavo.-disse.
-Davvero?-
Mi sorrise, -Si, davvero.- il suo sguardo si mosse lento dalle mie labbra fino ad incrociare nuovamente il mio sguardo.
-Ho saputo cosa hai fatto per me...-
-Cos'ho fatto?-mormorai. Avevo la voce stridula di una bambinetta. Con il cuore che aveva iniziato a pompare nelle orecchie.
-La torta di compleanno.-
-Oh. Non è nulla. Spera solo che sia abbastanza commestibile per essere mangiata. Non vorrei portare nessuno in ospedale.-
Scoppiai a ridere e con mia enorme sorpresa rise anche lui.
-Io devo essere sincera. Non avevo idea di cosa regalare ad un uomo della tua età.... cioè, oddio. Non sto dicendo che tu sei vecchio. Sto solo dicendo che è difficile trovare un regalo ad un ragazzo che ha già tutto. Voglio dire uomo. Perché tu sei un uomo non un ragazzo. Cioè sei grande. Non voglio dire di altezza, anche se sei alto.- mi tappai la bocca, imprecando a mezza voce. -Meglio se sto zitta.-
Travis mi sorrise divertito.
-Sentirti straparlare mi dà speranza.- le sue mani si mossero per afferrarmi il viso. -Vuol dire che non sono l'unico ad essere nervoso.-
Si mosse lento verso di me. Mentre il mio cuore batteva ad un ritmo tutto suo e il sangue affluiva tutto sulle guance, già accaldate. Avevo già detto che le due mani erano calde e morbidissime contro la mia pelle?
-Perchè sei nervoso?-
Il suo viso si avvicinò al mio. -Tu mi piaci.-
Le sue labbra si mossero sulle mie. E mi persi nel bacio. Nel suo sapore. E nella sua dichiarazione.
-Adesso sì che è un buon compleanno. Decisamente.-
-Buon compleanno.-sussurrai sulle sue labbra.

.

La guardai. Non poteva essere più bella. Com'era possibile che non avessi mai notato la leggera fossetta sul mento o la forma degli occhi, le rendevano il colore castano delle iridi così profondo, tagliente, anche sotto la luce fioca.
Com'era possibile, continuare a guardarla e sentire ancora di più di appartenerle; avvertire quel laccio sotto il petto che mi attirava a lei?
La porta del portico di aprì e ci voltammo verso Sarah. Lei con le labbra gonfie, io con viso irritato.
-Vi cercavo! Travis è ora della torta.-
-Arriviamo.- borbottai. Lanciandole un'altra occhiata e vedendola deglutire in modo scomposto.

Mi tirai su dalle scale, osservando lei fare la stessa cosa. La guardai mettersi in piedi, scuotere leggermente i jeans e sistemarsi meglio la camicetta.  Quella che avevo sognato di sfilarle...
Non poteva essere più bella, avevo detto. E continuavo a sbagliarmi.
Le porsi la mano che lei accettò incrociando le dita alle mie e arrossendo sulle guance come una bambina.
Non avrei mai potuto sentirmi così completo. Entrammo in casa, tutti erano riuniti attorno al tavolo. Un posto era lì per me, al centro.
Francesca lasciò la mia mano e si spostò davanti ad esso, quasi volendo nascondersi in mezzo agli altri.
La torta fu posizionata davanti a me, la sua perfezione quasi mi colpì. Dalla glassa al numero perfetto di candeline posizionate sopra. Sollevai lo sguardo attorno a me. I miei amici,i miei parenti e lei. Sembrava tutto perfetto.
Lei catturava il mio sguardo come un diamante nel buio.
Mi chinai sulle candeline, cercando e allacciando lo sguardo al suo, ancora una volta.
Poi soffiai.

https://twitter.com/i/status/1153451631792574465.

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