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POV THOMAS

Si lasciò quella persona di poca importanza alle spalle dopo aver detto quelle parole.
Avrebbe sicuramente fatto la fine di quei quattro sguatteri arrivati prima di lui, con ancora il latte alla bocca, convinti di combinare qualcosa.
Non avevano l'esperienza, la passione,nulla.
Lui si. Era per quello meritava di essere anche lui in cucina.

A grandi passi si precipitò nell'ufficio di suo zio.
Era furibondo stavolta, in modo deciso ed aggressivo, giunse davanti alla porta non fecendo di certo il suo ingresso con le buone maniere. << Così una banale insalata ha dato modo a quel poppante di entrare in cucina? È uno scherzo?!>> Disse varcando la soglia parlando con un tono rabbioso, sbattendo l'infisso senza nemmeno bussare.

Aveva sempre mantenuto il controllo, erano anni che andava avanti così.
Aveva sempre fatto marcia indietro, si era trattenuto dal dire la sua, dall' insistere perché, era consapevole che lo zio avesse più esperienza ed occhio di lui.
Sapeva che avrebbe dovuto fare molta gavetta ,dimostrare di essere più grande del cognome che portava, però, questo era un'affronto troppo grande per poter essere evitato.

I suoi occhi color ghiaccio fissarono la figura dello zio che non si era scomposto minimamente, ma anzi, a sua volta, aveva preso a fissarlo in silenzio.
Smise di compilare le varie liste e documenti che doveva, poggiò la penna davanti a sé e congiungendo le mani davanti al suo viso disse con tono piatto << Dovresti conoscermi, sai che non sono dotato di un grande senso dell'umorismo>>, la bocca s'increspò in un sorriso freddo.
Thomas non abbassò lo sguardo e strinse i pugni << quindi hai deciso di mettere quel ragazzino in cucina quando avevi una persona come me disponibile?!>>, domandò sentendosi preso in giro.
<<Tu servi in pasticceria, non posso permettermi di lasciare Gustav da solo>>
<< Stronzate!>>
<< Moderiamo i termini. Non sono tuo fratello.>>
Tuonò lo zio poggiando le mani sulla scrivania alzandosi per fronteggiare il giovane nipote davanti a lui.
<< È una decisione mia, che sono lo Chef e come tale, va rispettata. Il ragazzo ha talento,lo ha dimostrato, quella non era un semplice insalata come dici tu, ed inoltre..>>
Fece una breve pausa, spostandosi girando attorno alla scrivania per trovarsi proprio davanti al giovane,<<.. ha dei punti in più di te in molti frangenti, tra cui l'umiltà sembrerebbe.>>
Thomas non ci poteva credere.
Credeva che lo zio avesse un po' di sale in zucca, che ci vedesse e non fosse cieco.
Più punti di me?
Pensò il biondo sentendo quasi il bisogno di vomitare. Per lui nessuno, era meglio di lui.

Evidentemente, lo Chef, si sbagliava.
<< Bene, se la metti così ,vedremo chi ha ragione. Mettere un ragazzino come lui in servizio ai primi con Michele come primo giorno, ti porterà solo problemi.>>
Stizzito e nervoso, lasciò lo studio senza voltarsi indietro, sbattendo la porta un'altra volta.

Era consapevole di essere in una posizione di vantaggio rispetto agli altri.
Era il nipote dello Chef, per cui una scenata così poteva benissimo passare in sordina, nessuno gli avrebbe dato una punizione o licenziato.
Avrebbero insinuato come sempre che lui era un raccomandato e gli avrebbero parlato alle spalle come al solito,ma a lui non sarebbe importato.
Li avrebbe zittiti con la sua bravura, perché lui era nettamente superiore a chiunque.

Per ciò non poteva accettare che quel ragazzino dagli affascinanti occhi a mandorla, in qualche modo, riuscisse a prendere il posto che spettava a lui di diritto.

Sin da piccolo era stato istruito a quella vita, l'aveva fatta sua, sangue, sudore e lacrime erano stati versati. Laddove i ragazzini uscivano a giocare, lui era ad un corso oppure a seguire sua madre sul campo. Pretendeva sempre la perfezione.
Le scuole furono fatte e terminate con ottimi risultati, oltre l'eccellente, aveva vinto vari corsi culinari e la madre voleva che lui diventasse pasticcere, ma Thomas aveva altri piani.

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