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Il servizio fu un disastro.
Ryo si occupò di svuotare e pulire la vasca, mentre Michele continuò a smaltire gli ordini, purtroppo in maniera più lenta,  rallentando così,anche il lavoro delle altre brigate.
Si potevano sentire le imprecazioni in messicano di Rudy e George che invano,cercava di calmarlo.

Ryo  osservava la situazione con la coda dell'occhio, " Sono sicuro che mi odieranno da adesso in poi...quel bastardo....", pensò il rosso. Era furioso ma consapevole che non poteva addossare tutta la colpa a Thomas. Avrebbe dovuto controllare, verificare che quel barattolo contenesse davvero sale, in sua difesa, poteva solo dire che si era fidato troppo,nulla più.

Mentre era lì che ripuliva il disastro e si destreggiava nelle altre cose da fare, pensava a come parlare allo Chef per scagionare il suo amico. Non gli andava proprio giù che si fosse preso la colpa.
Il servizio poche ore più tardi terminò e vennero tutti mandati in spogliatoio tranne Michele e Ryo, in quel momento in piedi di  fronte ad uno Chef, particolarmente incazzato.
<< Come diavolo è potuto succedere che lo zucchero sia finito nella vasca del bollitore? Ho a che fare con dei principianti forse? Dove avevate la testa? Michele?!>> , lo Chef rivolse lo sguardo al capo brigata dei primi. Doveva esserci una spiegazione plausibile per un tale disastro.

Ryo era piegato in un inchino, si sentiva mortificato, si tirò su e rispose al posto dell'amico, << Chef è colpa mia sono io che->>,<<Capo non lo ascolti, la responsabilità è mia. Ho mandato Ryo a prendere il contenitore perché mi serviva il secondo bollitore e probabilmente per i troppi ordini impartiti si è sbagliato, sá, la fretta. L'errore è stato mio perché non ho assaggiato. Se è capitato questa volta non capiterà mai più, glielo garantisco.>>
Michele interruppe Ryo mettendosi tra lui e lo Chef buttandosi in quel monologo di scuse. Lo sguardo era serio, mortificato, ma guardava lo Chef dritto negli occhi senza paura.
Ryo ammirò la sua professionalità anche in quel frangente, ma non c'è la faceva a stare in silenzio, peccato che ancora prima di poter riprendere parola Michele gli disse << forza, vai a cambiarti che andiamo a casa, rimango io a parlare con lo Chef, non ti preoccupare..>>.
Parole dette con un tono tranquillo ma deciso ed uno sguardo eloquente che voleva dire " zitto che qui ci penso io".
<< Vai pure Takawashi, domani mattina voglio vederti qui con lui alle 10 a preparare la pasta fresca e la linea, inoltre come punizione per la tua distrazione, metterai a posto il magazzino. Ora vai.>>, aggiunse lo Chef quando il rosso lo guardò in attesa di un ordine.
Era stato punito giustamente, ma il tutto bruciava dentro da morire, il primo giorno di lavoro combinando un disastro simile, non era certo ciò che si era prefissato di fare. 
Si chinò di nuovo e tolse il disturbo dando un'ultima occhiata a Miky, che lo congedò con un occhiolino.

Ryo sospirò, si sfilò la bandana tendendola stretta tra le mani. Si sentiva come quand'era ragazzino, un principiante, pieno di ansia e in guerra con sé stesso. Aveva appena fatto una figura di merda.
Entrò nello spogliatoio sbuffando ,mentre cominciava a sbottonarsi un po' la coreana, notò di essere tutto sudato, stanco, con una dose estrema d'adrenalina in corpo che gli avrebbe permesso di farsi una corsetta a Central Park. Assurdo,ma era così.
Un forte suono metallico lo ridestò dai suoi pensieri ed alzando lo sguardo vide la fonte dei suoi grattacapi.

Un indifferente Thomas ,aveva appena finito di cambiarsi e stava per andarsene.
Ryo, si morse la lingua e strinse la bandana nella sua mano dal nervoso. Avrebbe voluto fare una scenata, ma si sentiva talmente in colpa e talmente un cretino che qualcosa dentro di sé lo tratteneva dal farlo.
Cercando d'ignorare il "problema" continuò a sbottonare la coreana e andò verso il suo armadietto senza dire una parola. Non voleva peggiorare la giornata più di quanto già non fosse.

<< Complimenti per il primo giorno qui...un inizio col botto direi...>
Quelle parole fredde e piene di sarcasmo, bloccarono Ryo dallo spogliarsi. La sinistra di bloccò a mezz'aria per qualche secondo e, sempre in silenzio cercando di bloccare la bestia dentro di lui , si riprese, aprendo l'anta dell'armadietto, facendo finta di non aver sentito.
Altre volte si era cacciato nei guai per il suo carattere petardino, per lui da lì ad arrivare a tirare qualche pugno in faccia a quello stronzo, era davvero uno schiocco di dita. Per una volta, dato il posto di lavoro importante per lui, cercò di mettere la ragione davanti all'istinto.

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