capitolo 4

210 43 11
                                    

Louis
"ci vediamo la prossima volta ragazze mie" dissi accompagnandole alla porta. Appena arrivai in questo altro ospedale decisi di personalizzare l'ingresso con una scritta:
"L'amore che non osa pronunciare il proprio nome".
Dovrebbe essere uno slogan di vita.
Con questa frase voglio fare capire agli altri chi sono realmente. Voglio essere libero di amare e di vivere. La seconda opzione non penso riesca a mantenerla, almeno finché non compio i diciotto anni e non sono più sotto la responsabilità dei miei genitori.
Guardai in fondo al corridoio e vidi una porta che si chiudeva dietro ad un ragazzo. Era solo e si trascinava dietro fogli da disegno con tutto il materiale artistico, ma sembrava un vero schianto. Non si vede ogni giorno un ragazzo attraente in un ospedale, a non più di tre porte dalla tua.
Decisi di seguirlo. Lo vidi spingere le porte e avanzare sul pavimento salutando tutto il personale del corridoio. Entrò nel grande ascensore che portava alla sala grande. Presi le scale vicino all'ascensore, cercando di non sbattere contro nessuno mentre lo guardavo salire spedito al piano. Correvo sulle scale più in fretta che i miei polmoni riuscivano a fare. Raggiunsi il quinto piano appena in tempo per farmi venire un bell'attacco di tosse e riprendermi prima che lui sparisca. Spinsi la porta che ci separava.
Non riuscii a non guardarlo, da vicino è molto più bello. Anche la mascherina gli donava. Senza che mi veda lo guardai mentre disegnava.
Mi schiarii la gola per attirare la sua attenzione.
"Pensavo fosse un ennesimo ospedale sfigato, poi sei apparso tu con i tuoi occhi verdi che dona speranza. Per mia fortuna".
I suoi occhi incrociarono i miei pieni colmi di sorpresa, per poi tornare a disegnare.
"Ti ho visto entrare nella tua stanza. Resterai per un po'?"
Tacque. Se non fosse per il suo viso mutato in una smorfia penserei che non mi abbia neanche sentito.
"Ho capito. Sono così bello che non riesci neanche a rivolgermi parola. Ti provoco troppo gay panic?"
Quelle parole lo provocarono.
"Non sono gay" mi rispose semplicemente.
Che falso, l'ho visto mentre cercava di non incrociare il mio sguardo.
"Ti piace?" mi chiese alzando un foglio.
Era un disegno che rappresentava un angelo e un diavolo.
"Oddio hai già rappresentato il nostro amore?".
Mi guardò male decisamente non divertito dal mio sarcasmo.
"Ah. Ecco cos'è" dissi fiero. "tu hai qualcosa contro le relazioni gay."
"Ma figurati! non sono contro l'amore libero ma ti pare che sono gay?! non sono sicuro che orientamento sono ma non vuol dire che in automatico sono come te: morto di cazzo" mi disse sgranando gli occhi e alzando la voce.
"Va bene, ci credo". Alzò lo sguardo per guardarmi in faccia.
"Ragazzo non gay ma in dubbio sul suo orientamento, come ti chiami?".
Corrugò le sopracciglia e sospirò: "Mi chiamo Harry, Harry Edward Styles".
Gli dissi il mio anche se non penso gliene fregasse qualcosa. Lo guardai un ultima volta. "Harry". Si girò nel mio verso. "Ci vediamo la prossima volta, Harrynongay" Lo salutai, lasciandolo lì da solo nella stanza irritato.
Caro Harry, con la tua risposta sul tuo orientamento mi hai dato uno scopo. Conquistare il tuo cuore.

Un respiro in più insiemeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora