capitolo 11

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Harry
La luce tremó quando chiusi la porta dietro di me.
Misi la mascherina, guanti e disinfettante.
Respirai lentamente.
Dalla camicia si notavano le cicatrici degli interventi subiti.
Sono troppo alto, troppo magro, sono troppo...
Perché piaccio a Louis?

Dovevo tornare in camera a prendere la macchina fotografica.
Se lui voleva essere Mio, si sarebbe dovuto abituare.

La presi e tornai al mio percorso amoroso.

Arrivai alla sala.
Era lì.
Mi stava aspettando.
Si girò.
Andai da lui.

Louis
Era sulla soglia della porta.
Perché cazzo non decideva di sedersi di fronte a me.
Lo invitai a sedersi con un gesto e lo fece.
"Dobbiamo parlare principe" dissi.
"Prima mettiti in posa."
Che cosa aveva detto?
"Scusa ripeti non ho sentito bene. Hai detto a me sottoscritto di mettermi in posa?"
"Noto che Louis William Tomlinson ha un buon udito, fallo e stai zitto".
Questo ragazzo continuava a sorprendermi.
Mi misi in posa e mi scattò una fotografia.
"Cosa stai facendo scemo" scattai all'improvviso.
"Ti sto fotografando, ora mettiti in posa come se fossi un bad boy"
Harry Styles mi stava altamente prendendo per il culo, ma non ero in vena di andargli contro.
"Perché mi stai fotografando?" chiesi.
"Non sei l'unico che ha fatto ricerche, mi servono per il tuo diciottesimo compleanno."
Compleanno.
L'ho sempre odiata tale parola.
Mi ricorda ogni anno in cui riesco a non morire.
"Ok ho finito con le foto. Ora possiamo parlare".
Di cosa dovevamo parlare.
Non c'era nulla di cui parlare i fatti erano quelli.
Restammo a guardarci negli occhi per un tempo che mi sembrava indeterminato.
"Ci vediamo fiore di loto, ora se mi permetti vado a prendere altre medicine per poi sbavarti dietro dalle foto."
Non avevamo parlato.
"Harry".
Si fermò sulla soglia della porta.
Sapevo che non dovevo chiederglielo, Zayn mi aveva avvisato.
"Gemma è morta, vero?"
Tornò a sedersi di fronte a me.
"Molto carino da parte tua Tomlinson rovinare la felicità del momento, molto delicato, delicato come un martello pneumatico."
"Chi ha tempo per la delicatezza, noi non..."
"Smettila!" esclamò interrompendomi. "Anche prima quando hai parlato del tuo compleanno. Smettila di ricordarmi che stiamo morendo, che non siamo persone normali, che non possiamo avere una relazione normale. Lo so che sto morendo. Non posso morire. Non adesso. Devo farcela."
Ero molto confuso.
"È tutta la vita che sto per morire. Ogni compleanno passato come se fosse l'ultimo. Per questo mi sto occupando del tuo compleanno. Voglio farti passare il compleanno migliore per ricordarti il periodo che stiamo passando assieme."
Fece un respiro profondo.
"Quel giorno dovevo morire io, invece è morta lei. Tutti si aspettavano la mia morte, ne eravamo pronti. Se muoio anch'io per mia madre sarà il colpo di grazia."
Non avevo capito niente.
Dietro quei sorrisi e quelle fotografie c'era un semplice ragazzo che soffriva.
"Sei un ragazzo che sta morendo con il senso di colpa per l'essere sopravvissuto.  È roba da matti. Come puoi vivere..."
Mi interruppe subito.
"Vivere è l'unica scelta che ho, Louis"
Ci alzammo in piedi.
Tutta la sala ci stava osservando ma a noi non importava.
Eravamo due innamorati rovinati dalla mia curiosità.
L'ho sempre detto, ogni cosa preziosa la rompo.
"Harry questo non è vivere."
Il riccio corse verso la porta.
"Haz aspetta!"
"Non chiamarmi Haz" mi ringhiò addosso.
"Ringrazia che siamo malati e che non possiamo avvicinarci sennò ti avrei ammazzato davanti a tutti."
Ho rovinato il rapporto che c'era, quello che si stava formando.

Harry
Sbattei la porta.
Merda.
Ha rovinato tutto.

Spalancai la porta di camera mia.
Crollai per terra, con le dita sul pavimento freddo e il grido di mamma che mi risuonava nella testa come quel mattino.
Avrei dovuto essere con lei quel fine settimana, ma la sera prima avevo respirato così male che mi obbligarono a chiudermi in casa.
Non smettevo mai di scusarmi.
Doveva essere il suo regalo di compleanno.
Il nostro viaggio assieme.
Ma Gemma mi salutò dicendomi che sarebbe tornata con tante foto, come piaceva a me.
Non è mai tornata.
Era grazie a lei che avevo accettato la mia malattia.
Era grazie a lei che avevo conosciuto i miei migliori amici.
Era grazie a lei se avevo conosciuto Niall.
Cercavo di concentrarmi su altro ma l'appuntamento rovinato con Lou mi riscuoteva nella testa.
"L'ho capito subito che quel ragazzo non aveva limiti" disse una voce dietro di me.
Era Niall insieme a Zayn e Liam.
Erano venuti a trovarmi.
"Io Louis lo ammazzo" disse Zayn.
Niall e Liam insieme si avvicinarono a me.
Liam si avvicinò a me, Niall dovette stare distanziato.
Insieme mi dissero: "Smettila. Finirai di andare fuori di testa."
Non ricordo cosa successe.
La vista mi divenne nera.
Svenni.
Sentii le voci di Zayn e Niall correre dalle infermiere, mentre Liam in braccio mi portava sul letto.

Mi svegliai con una quindicina di medici che mi controllavano.
"Sto bene" cercai di dire.
"Signor Styles ha avuto un calo di pressione causata da ansia e stress." mi disse una dottoressa.
"Starà bene?" chiese Zayn.
"Ha bisogno di riposo, tornerà ad essere come prima."
"Vi ringraziamo dottori" dissero all'unisono Niall, Liam e Zayn.
I ragazzi mi dissero che sarebbero tornati il giorno dopo.
Li salutai.
Questa giornata era una vera merda.

Louis
Non sapevo che Harry svenne per colpa mia.
Non sapevo neanche che Harry stesse così male per colpa mia.
Ero in camera a cercare un modo per farmi perdonare.
Decisi di fargli un ritratto.
Sapevo di non essere bravo a disegnare ma era l'unica cosa che mi restava da fare.

Harry
Sentii un rumore fuori dalla stanza.
Ancora molto frastornato da quello successo un'ora fa mi alzai.
Vidi una busta che scivolò sotto la porta.
La presi e l'aprì.
Era un ritratto dai colori tristi e spenti.
Era un disegno da un Louis dispiaciuto.
Sotto c'era scritto: "Scusa".
Non dovevo perdonarlo.
Avevo dei sentimenti contrastanti.
Mi sdraiai sul letto, stringendo il ritratto al petto e chiusi gli occhi.
Mi hanno sempre detto di essere un guerriero.
Non ne sono così sicuro











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