capitolo 20

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Louis
Lui mi sorrise.

Quando aprimmo la porta, venni travolto dal calore della piscina. La stanza era buia se non fosse stato per le luci. Ci togliemmo le scarpe e ci sedemmo al bordo. Al primo impatto l'acqua era ghiacciata nonostante il calore della stanza, ma poi si riscaldò pian piano muovendo i piedi avanti e indietro.
Un silenzio rilassato caló fra noi e io lo guardai dalla pochissima distanza che ci separava.

"Cosa credi succeda quando moriremo?"
Harry scrollò la testa sorridendo.
"Non è sexy parlare di morte in un appuntamento, ti ricordo il precedente"
Ridemmo.
"Dai Haz siamo terminali. Devi aver pure una idea?"
"Certo che ne ho un'idea"
Ma certo, lui ha sempre un'idea, che sia artistica o meno.
Guardava l'acqua disegnando dei cerchi con i piedi.
"Sai da bambino leggevo sempre un libro sugli angeli e sui demoni, appena morto la persona tornava ad essere bambino e poteva scegliere la sua nuova vita. Nell'adolescenza da morto poi saresti tornato in vita di nuovo come un bambino sulla Terra con li insegnamenti degli angeli o dei demoni."
Giocava con la rosa tra i capelli mentre parlava.
"Quindi mentre siamo nell'utero noi stiamo vivendo una vita tra il paradiso o l'inferno, giusto?" Non abbiamo idea che la nostra prossima esistenza sia a pochi anni di distanza"
Alzò le spalle e mi guardò. "Forse la morte è così. Forse è solo la prossima vita"
Inarcò le sopracciglia e mi chiese: "Ok psicologo Loulou mi dica lei cosa ne pensa su quest'argomento altamente delicato"
Mi stava altamente prendendo per il culo.
Sto bastardo.
Il mio piccolo bastardo.
Alzai le spalle e mi buttai all'indietro.
"Penso semplicemente sia il grande sonno piccolo mio. La pace. Occhi chiusi e via."
Scosse immediatamente la testa.
"Nemmeno per sogno, non riuscirei mai a pensare che la mia Gemma abbia solo chiuso gli occhi"
Fece girare le gambe nell'acqua per cambiare discorso.
Mi aveva già spiegato in brutte situazioni cosa fosse successo, non dovevo obbligarlo a entrare nei dettagli.
Osservai l'acqua che si increspava intorno al piede.

"Dio come sei bello e coraggioso" gli dissi. "È un delitto non poterti toccare"
Notai che sul suo volto si stesse formando un sorriso.
"Chi ha detto che non puoi?"

Mi misi i guanti.

Con delicatezza gli passai le dita con il lattice sul braccio, sull'angolo spigoloso della spalla, facendomi piano strada fino al collo. Rabbrividì al mio "tocco", con gli occhi nei miei e un lieve rossore sulle guance.

Fece un respiro spezzato mentre parlava: "Non voglio che mi veda nessuno. Le cicatrici. Il sondino. Non c'è nulla di sexy in me, ma tu mi ci fai sentire comunque"

"Harry, sei perfetto cazzo"

Lo vidi mettersi anche lui un paio di guanti e alzarsi tremante.
Prese la sua maglietta guardandomi dritto negli occhi e se la tolse delicatamente per restare a petto nudo.
Fece cadere la maglietta lasciandomi a bocca aperta.
Poi si sfilò i pantaloni invitandomi a guardarlo.

Mi tolse il fiato.

Cercai di incamerare più che potevo quella visione, mi feci strada affamato lungo il suo corpo, gli contemplai le gambe, i fianchi e minchia era anche dotato.

Mi sarei dovuto contenere per evitare figure di merda, ma ero un pesce con la bocca spalancata

La luce giocava sulle sue cicatrici che gli solcavano il torace e la pancia.
"Oddio" riuscì solamente a dire sbavando pure. Non avrei mai pensato di essere geloso dei guanti di lattice, ma volevo sentire la sua pelle che accarezzava la mia, volevo sentire il suo sudore mentre facevamo l'amore.

Mi fece un sorriso prima di entrare in piscina ed immergersi completamente. Lui mi guardava, con i ricci che gli scivolavano sul volto.
Quando riaffiorò per respirare, mi strinsi più forte al bordo.
"Be' io ti ho fatto vedere come sono fatto" mi disse con aria di sfida.
Io raccoglievo sempre le sfide.

Mi alzai e mi sbottonai la camicia.
Adesso era lui a guardarmi.
Non diceva nulla ma sapevo che aveva schiuso le labbra e non c'era perplessità o pietà nei suoi occhi.
Andai verso i gradini della piscina, mi calai i pantaloni e restai li, solo con i boxer addosso, l'acqua e Harry che mi mangiava con lo sguardo.

Mi immersi e scivolai sott'acqua.
Lui mi seguì.
Ci sorridevamo, e anche se non c'erano un milione di ragioni per non farlo lo guardavo e sentivo che mi stavo innamorando ogni giorno in più di lui.





























Un respiro in più insiemeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora