Capitolo 26

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Mi tiene per mano e mi trascina via, non ho neanche il tempo di salutare Am e Giacomo. La vedo di sfuggita e provo a farle capire tutto dal mio sguardo, sembra afferrare il messaggio e mi fa un cenno con la testa.
Guido stringe forte la presa della sua mano sulla mia, una volta vicino alla macchina si ferma e senza guardarmi, mi dice "Sali in macchina per favore, ora andiamo a casa. Dobbiamo parlare...". Resto immobile a fissarlo, aspettando una reazione che non arriva, lo vedo solo sospirare e salire in auto. Lo seguo senza sapere se è veramente quello che voglio, so solo che è giusto farlo. Mentre ci allontaniamo dal locale, il mio sguardo cade sullo specchietto retrovisore...vedo una sagoma stagliarsi tra le luci del parcheggio del locale. Tutto diventa sempre più confuso e una nebbia cade sui ricordi della serata. Sono troppe emozioni tutte insieme e non so se potrei sopportare il peso di un ennesimo dramma nella mia vita. Non poteva essere una serata normale? Io con il mio fidanzato, lui con...la sua...avventura momentanea, che passiamo insieme delle ore, bevendo e divertendoci. Invece no, sia io che lui siamo destinati a ripiombare l'uno nella vita dell'altro, al solo scopo di creare un fottuto caos. Avevo il controllo della situazione, stavo bene e ora...sono punto e a capo. Perché Tommaso, perché?

Il tragitto per arrivare a casa non è mai stato così lungo, Guido non mi ha degnata di uno sguardo, io invece mantenevo il contatto visivo, senza che lui se ne accorgesse. Sembravamo due statue di cera, stavamo per scioglierci eppure restavamo li, impassibili sempre nella stessa posizione, per non peggiorare gli equilibri precari già presenti. L'angoscia mi pervade e la nebbia nella mia mente si espande sempre di più. Sono confusa e nella merda!

Saliamo nell'ascensore in un silenzio religioso e cercando in tutti i modi di non incrociare gli sguardi. L'aria è tesa e la sua mascella contratta. Una volta inserita la chiave nella toppa mi spinge dentro l'appartamento e mi sbatte contro il muro. Poggia delicatamente la sua fronte contro la mia e inizia a parlare, continuando a mantenere la calma "Serena, non credo ci sia bisogno che tu mi dica niente, lo posso solo immaginare quello che è successo questa sera..." si allontana per chiudere la porta, non accende la luce, rimaniamo al buio, illuminati solo dalla luce della luna, che passa attraverso le finestre del mio appartamento. "Io...io...lo so, l'ho sempre saputo, ma speravo che potessi dimenticarlo, sai stavo per perdere le speranze la sera che sono venuto a trovarti, ma quando durante il film ti sei addormentata e mi hai cercato per stringerti contro di me, ho capito che mi stavi cercando, ero io quello che volevi in quel momento, non avevo dubbi che volessi me. Mi sono addormentato con la voglia di baciarti, ma non osavo fare niente, mai mi sarei permesso di costringerti a rinunciare a quel piccolo angolo di paradiso che ti eri creata, per non cadere in pezzi...". Continuo ad ascoltarlo, rimanendo bloccata contro la parete, come se ancora mi ci stesse spingendo addosso, lo ascolto ma continuo a sprofondare nella confusione. "S, io ti amo da moltissimo tempo ormai e da altrettanto ho accettato il tuo amore per Tommaso..." il cuore sprofonda e le gambe cedono solo a sentire il suo nome, la mia mente si fa improvvisamente nitida e libera il ricordo dei suoi occhi, i suoi magnifici occhi azzurri che riescono a scavarmi dentro, i suoi occhi che sono radicati in me e dai quali non ho scampo, i suoi occhi nei quali mi perdo e annego volentieri liberando la mia anima, così che lui possa nutrirsene.
"S...". La voce di Guido mi richiama e la nebbia ricompare più prepotente di prima, sono sempre più confusa. "Mi stai ascoltando?"
"Si...si...scusami è che sono molto stanca Guido, forse ho bevuto troppo". All'improvviso tutta la tensione della serata mi travolge come una valanga di massi, ogni sasso dal più piccolo al più grande racchiude le conversazioni di questa giornata interminabile, mi sento schiacciata dalla forza degli eventi.
Restiamo un attimo in silenzio e immobili senza sapere bene cosa fare, sembra che nessuno dei due voglia fare la prima mossa. "Serena, ti sto dicendo che sono disposto ad accettare quello che è successo questa sera, solo se mi prometti che quello che è accaduto è stato solo una momentanea ricaduta. Sono disposto a passarci sopra, solo perché sono dannatamente innamorato di te". Torna a farsi vicino e mi sento sopraffatta dalla sua passione. "Serena, io ti amo, non ti ho mai obbligata a prendere una scelta, ma questa volta ho bisogno di una risposta". Mentre riprende posto di fronte a me, appoggia la fronte contro la mia, adoro quando fa cosi. La sua mano inizia ad accarezzarmi, lungo i fianchi, fino ad arrivare dietro la schiena per stringermi a se. Scosta la testa appena e inizia a baciarmi, spingendosi sempre di più contro di me, io resto immobile, impassibile, quando lui si allontana e mi asciuga sconfitto una lacrima dal viso. Non mi sono neanche accorta di avere iniziato a piangere.

PRIMA O POI BISOGNA TORNAREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora