La mia corsa non accenna ad arrestarsi, flashback di momenti passati e presenti si susseguono nella mia mente come meteore impazzite. La morsa di quell'idiota sul braccio brucia come se lo stesse tenendo stretto fra le dita, quel contatto ha innescato una cascata di sentimenti che sono riusciti a tornare a galla per una frazione di secondo, mi hanno travolta senza lasciarmi scampo, ma al contrario del passato questa volta non ho cercato di soffocare i miei sentimenti, sono esplosa come mai prima; neanche durante gli allenamenti di Ju Jitsu mi era mai capitato di reagire cosi, il mio corpo si è mosso da solo, come se in quel momento fosse riuscito a separarsi dalla mente, colpi precisi e sicuri si sono fatti spazio tra i miei sentimenti per portare dolore, lo stesso che mi ha accompagnato per parecchio tempo.
Dopo più di un'ora torno a casa completamente svuotata, varcando la soglia mi scontro letteralmente con il petto di mio padre che mi fa un sorriso bellissimo, lo abbraccio mi lascio proteggere dal suo abbraccio come quando ero bambina.
"Ciao papà, come va?".
"A me bene, ma tu, sei completamente sudata, a che ora ti sei alzata questa mattina?"
"Diciamo orario biologico sintonizzato con l'apertura della caffetteria. Ne ho approfittato per fare una corsetta". Gli dico sorridendo.
"Accidenti non sei più una dormigliona ora sei diventata un'adulta, bambina ma pur sempre un'adulta, dai vieni in cucina che te lo faccio bere io un caffè degno di questo nome". Lo seguo sorridendo. Mentre si accinge a preparare il caffè, con fare disinvolto apro il congelatore e prendo una bistecca congelata per alleviare il gonfiore sulle nocche, sono ancora rosse e gonfie mi soffermo a pensare alle volte che ho le mani talmente gonfie che le immergo nell'acqua con il ghiaccio per alleviare il dolore. Ci sono periodi quando lo stress è alle stelle, i muscoli pulsano chiedendo pietà per i ritmi estenuanti a cui li pongo, ma l'unica via di fuga che conosco è proprio quella di allenarmi fino allo sfinimento. Il flusso di pensieri vengono interrotti quando mia madre entra in cucina e si fionda su di me, quando mi vede con la bistecca sulle mani.
"Che cosa diavolo è successo?"
Mio padre risponde senza voltarsi. "Sto facendo il caffè più buono del mondo a nostra figlia, non c'è bisogno che ti agiti cosi Rita".
"Ma non hai visto la sua mano?"
A quel punto si gira e io rido di tutta la situazione, mio padre non si era proprio reso conto di niente. "Mamma non è niente, non entrare subito in paranoia stai tranquilla".
"Ma come niente e come me lo spieghi questo?". Dice indicando la bistecca.
"Niente ho solo incontrato un mio vecchio compagno di scuola e abbiamo ricordato il passato a ruoli invertiti". Mio padre mi guarda con occhi divertiti e pieni di orgoglio, ricambio il suo sguardo facendogli un occhiolino. Entrano in cucina anche Lollo e Matty comprendo subito che tra loro e mamma non uscirò viva da questo vortice di apprensione, allora scatto in piedi e cerco di anticipare l'uragano che sta per travolgermi, provo a non scompormi per far abbassare il livello di tensione che sta crescendo in questa stanza troppo piccola per contenere l'ansia di tutti. "Calmiamoci tutti, non voglio ramanzine, sono abbastanza grande per cavarmela da sola. Vi dico solo che l'altro sta peggio di me, quindi facciamo colazione evitando di fare di questa situazione un problema di stato." Resto quasi senza fiato per quanto ho parlato veloce, li scruto ad uno ad uno per cercare di prevedere la loro reazione. Vengo rapita dallo sguardo di Lollo mi guarda fisso negli occhi e capisco che la cosa non finirà qui, ma al momento faccio finta di niente e a parte la bistecca sulla mano, continuiamo a fare la colazione come abbiamo sempre fatto.
Mamma e papà mi fanno un milione di domande sul lavoro, sulla casa e quella forse a cui erano più interessati, sapere quanto tempo mi sarei fermata. I loro occhi si illuminano quando dico che ho preso due settimane di ferie arretrate, da quando ho iniziato a lavorare non ho mai chiesto giorni di riposo, se non quelli previsti dal contratto. Appena trasferita mi sono buttata a capofitto sul lavoro per tenermi impegnata e non pensare più a quello che mi era successo. I ritmi sono stati sempre più frenetici, soprattutto con l'arrivo della stagione estiva, quando poi ho scoperto la palestra di arti marziali vicino casa mia non ho proprio saputo resistere. La mensilità non gravava molto sulle mie spese e mi aiutava a tornare a casa talmente stanca, che non ho più avuto il tempo di soffermarmi a pensare. Per questo in questi anni ho avuto poco tempo per tornare a casa o meglio per essere del tutto sincera ho voluto proprio disintossicarmi da questo posto che pian piano era diventato una gabbia senza porte e finestre.
STAI LEGGENDO
PRIMA O POI BISOGNA TORNARE
RomancePrima o poi la vita ti porta a tornare nel luogo di origine per chiudere un cerchio, per ritrovare te stesso, per confrontare il vecchio e il nuovo te. Per guardare in faccia quelle che sono le motivazioni che ti hanno spinto ad andare via e magari...