Passano tre giorni, nei quali i ricordi della mia infanzia sono venuti a trovarmi, anche se un po' sfocati. I dubbi su me stessa sono ancora presenti, ma ho avuto modo di ragionare su altre sfumature della mia personalità, perché fondamentalmente Amanda mi ha dato una chiave di lettura diversa rispetto a quella che stavo usando io per sbrogliare i miei casini. La mente si sofferma su di lei, non la sento da quando abbiamo avuto quella sfuriata per telefono, ormai la rabbia è passata ma non ho ancora avuto modo di chiamarla e di scusarmi con lei. Quelle cinque lettere per me sono state sempre un problema quando andavano pronunciate. Sento la suoneria del mio telefono richiamarmi alla realtà, lascio stare il letto che stavo sistemando e guardo lo schermo non riconoscendo il numero. Rispondo anche se di solito non lo faccio, perché non amo perdere tempo con le compagnie telefoniche che cercando di rifilarti qualche truffa bella e buona. Dico pronto ancora persa nei miei pensieri, ma la voce che sento rispondermi non è quella di un operatore telefonico e il cuore nel petto inizia una corsa senza freni.
"Ciao Serena dove diavolo sei finita?". La sua voce mi sembra stanca e quasi disperata.
"Ciao sono venuta a trovare mio nonno". Questa frase la ripeto come un mantra, a chiunque, in questi giorni mi abbia chiamata. Lo sento sospirare come se fosse sollevato. La testa si sgombera e non so cosa dirgli, quindi attendo che sia lui a parlare.
"Perché sei andata via?". Mi siedo sul letto e faccio un respiro profondo guardando un punto imprecisato della stanza, come se volessi andare oltre. "Avevo bisogno di tempo per pensare". Lo sento sospirare ancora, qualcosa nella bocca dello stomaco fa un presa che mi costringe a piegarmi, come se non riuscissi a respirare. Perché è in grado di scuotermi così?.
"Quando hai intenzione di tornare?".
Le parole escono dalla mia bocca, senza che io avessi avuto prima il tempo di svilupparle nella testa. "Questa sera". Mi alzo di scatto e inizio a fare su e giù e a chiedermi che diavolo mi abbia detto il cervello. Un silenzio assordante mi angoscia ancora di più, cosa starà pensando?
"Bene allora ci vedremo questa sera. Dobbiamo parlare". Dice con tono sicuro.
Provo a replicare cercando una scusa. "Veramente non posso perché" Non mi fa finire di parlare interrompendomi subito. "Non lo fare, non respingermi ancora. Sto impazzendo da quando sei sparita, non sapevo dove eri, pensavo fossi tornata a Roma".
Ascolto le sue parole implorarmi, vorrei tanto tenerlo lontano, lotto contro me stessa mi divido una parte che correrebbe da lui all'istante e l'altra che mi chiede di mantenere il punto e di non lasciarmi andare. "Io...io non posso".
"Perché ti ostini a non darmi una possibilità, perché preferisci lottare con te stessa?". Quelle parole mi sferzano e mi lasciano senza fiato, quasi tentenno lasciandomi convincere. "Serena io ti ho sentita ho sentito che mi volevi, esattamente come ti voglio io".
"Per favore smettila!" Urlo, non continuare a dirlo, so esattamente quello che ho provato. "è stato solo uno stupido bacio, non lo esaltare come fosse stata una promessa d'amore eterno". Le parole escono taglienti dalla mia bocca, come ogni volta che qualcuno prova ad avvicinarsi a me, lo ferivo costringendolo ad andare via e quel modo di fare era la vittoria proclamata per autoconvincermi che non ne sarebbe valsa la pena in ogni caso. Ma questa volta queste parole fanno male anche a me. Lo sento ammutolirsi, aspetto con le spalle curve che attacchi il telefono chiudendo con me. Ma non lo fa e resto in attesa fin quando non dice "Non ti credo, ho sentito il tuo corpo come rispondeva al mio tocco, ho sentito il tuo respiro accelerare quando mi stringevo sempre di più a te per rendere il bacio più profondo". Mi sento sprofondare in quelle parole, una vampata di calore mi si accende dentro esplondendomi sul viso e ringrazio Dio di non essere di fronte a lui. Riprendo a fatica il controllo di me stessa. "Ho detto di smetterla, avevo solo bevuto Tommaso rassegnati". E senza aspettare la sua risposta attacco. Il cuore perde un battito difronte alla ragione e senza che me ne accorga sono di nuovo al telefono, al terzo squillo sento la sua voce. "Am, scusami per le cose che ti ho detto, avevi ragione su tutto e ti ho attaccata perché mi sentivo con le spalle al muro. Ma ora ho bisogno del tuo aiuto".
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PRIMA O POI BISOGNA TORNARE
Lãng mạnPrima o poi la vita ti porta a tornare nel luogo di origine per chiudere un cerchio, per ritrovare te stesso, per confrontare il vecchio e il nuovo te. Per guardare in faccia quelle che sono le motivazioni che ti hanno spinto ad andare via e magari...