Capitolo 1 (Revisionato)

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Sapevo che prima o poi sarei tornata a casa, ma non mi aspettavo che sarebbe accaduto cosi presto...
Sono andata via con la consapevolezza che quello non era il mio posto, nulla li faceva più per me, era ora di andare avanti.

Sono passati sei anni da quando sono andata via, mi sento cresciuta, ho fatto nuove esperienze e sono andata avanti, ma ora mi ritrovo su questo treno per tornare nel posto da dove sono scappata.

Mi chiamo Serena Peters, ho venticinque anni e mi sono lasciata convincere a tornare a casa dalla mia migliore amica Amanda Rey, in occasione della festa che si tiene ogni cinque anni a partire dagli attesissimi 18, superata la soglia dei 20 si festeggia ogni traguardo che riusciamo a raggiungere, come in questo caso i 25 anni è una sorta di rito di passaggio. Io e Amanda siamo amiche da quando frequentavamo la terza media, lei è rimasto l'unico contatto che mi ha tenuta attaccata al mio paese d'origine famiglia a parte ovviamente, da quando l'ho conosciuta è stata la mia ancora di salvezza, il suo essere così immensamente fuori dalle righe mi ha aiutata ad aprirmi, ma purtroppo non fu abbastanza.

E a causa sua adesso mi ritrovo su questo treno per far ritorno alle origini, una sorta di tuffo nel passato. Mentre sono immersa nei miei pensieri vengo interrotta dallo squillare incessante del telefono, rispondo emettendo un leggero sospiro. "Pronto?!" Dissi quasi annoiata.
"Hai preso il treno? Serena giuro che se non sei sul quel maledetto treno vengo a Roma e ti riporto a casa a calci". La voce di Amanda è determinata e squillante mi desta da ogni torpore.

Sorrido, mentre continuo a guardare fuori dal finestrino, è più forte di me, non posso fare a meno di osservare il paesaggio scorrere ad alta velocità, tutto sembra un'immensa macchia colorata che si staglia di fronte a me, come una sorta di gioco, sembra strano ma sono sempre stata affascinata da questo movimento, mi fa riflettere, è come guardare la vita scorrere al massimo della velocità, ma se solo ci si fermasse per un momento si noterebbero quelle macchie colorate diventare nitide e si potrebbero ammirare particolari che prima non si notavano. Tutto è connesso con il tempo secondo me, si perché il tempo è come una macchina che non si ferma mai, va avanti a prescindere dalla nostra volontà. Proprio per questo ho sempre pensato che superati i 18 anni tutto scorresse troppo velocemente, come se da quel momento in poi ogni avvenimento diventasse un insieme di macchie e ricordi che si rincorrono, eliminando di volta in volta dei particolari, spesso avrei voluto dimenticare dei particolari ma per mia sfortuna la mia macchina temporale deve essere rotta. Prima di perdermi ulteriormente nelle mie teorie, rispondo ad Amanda.
"Hey ciao anche a te, siamo senza ansia anche quest'oggi noto, comunque si sono sul maledetto treno e sto tornando. Grazie". Involontariamente alzo gli occhi al cielo, anche se lei non può vedermi.
"Di te non bisogna fidarsi, in questi anni sei tornata talmente poche volte che non ci speravo di averti convinta".
"Infatti non lo sono, ma non so perché mi ritrovo a viaggiare verso casa". Risposi quasi sbuffando.
"Dai su che ci divertiremo da pazzi, la festa è tra due settimane abbiamo tutto il tempo per organizzarci e fare un sacco di shopping". Amanda parla a una velocità impossibile da replicare, forse per paura che le bocciassi ogni proposta che riguardasse negozi e centri commerciali.

"Ma non mi dire non vedevo l'ora". So di non far trasparire molto entusiasmo, ma proprio non ce la faccio a essere entusiasta di girare dentro un centro commerciale per delle ore, provando ogni tipo di vestito come fa lei. Mi scoppia la testa solo a pensarci, per fortuna prima che lei possa replicare cade la linea, perché il treno entra in una galleria.

Digito velocemente un messaggio prima che possa richiamarmi e organizzarmi tutti e quattordici i giorni. "Sono in galleria, il telefono non prende, ti chiamo appena arrivo a casa, dopo essermi sistemata". So che sembra quasi io l'abbia liquidata, ma in questo momento non ho voglia di parlare, ho molti pensieri per la testa e ancora non riesco a decidere se quello che sto facendo è giusto o sbagliato.
La sua risposta non si fa attendere. "Ok ok sono felicissima di riaverti qui mi sembra un miracolo".

Distolgo lo sguardo dal display del cellulare e penso, eh già proprio un miracolo, so che quello che mi aspetta non sarà soltanto una rimpatriata tra amici, anzi...
Sono andata via a causa di molte ragioni, cuore spezzato, il mio più grande incubo era diventato realtà e soprattutto perché mi sentivo oppressa, come se fossi chiusa dentro una gabbia.
Non mi sentivo più me stessa, la sensazione era come se fossi caduta in mille pezzi, avevo bisogno di ricominciare, di cambiare aria, di riscoprirmi e di trovare il mio posto nel mondo. Alle volte mi è capitato di sentire la mancanza della persona che ero, sono sempre stata una ragazza buona e fiduciosa, non proprio il tipo popolare al quale piace stare al centro dell'attenzione, mi è sempre andato bene stare in disparte, tutto quello che volevo era essere accettata. Insomma una sfigata a tutti gli effetti.
Ricordo che venivo presa di mira, perché non ero proprio lo stereotipo di ragazza che piaceva ai miei compagni, anzi devo dire che sembrava mi vestissi con la luce spenta, ero più un maschiaccio che una ragazza che pensava a trucco, capelli e unghie. Ero proprio diversa dalle mie coetanee, ai miei occhi loro sembravano già donne, sempre super truccate, con la piega ai capelli, abiti all'ultima moda. Io diversamente da loro non pensavo a queste cose superficiali, perché ho sempre saputo che dentro di me ci fosse dell'altro qualcosa che neanche io conoscevo... fin quando un giorno (non avendo ottenuto niente con i vari insulti quotidiani), sono passati a insultare la mia famiglia e ricordo benissimo le sensazioni che provai in quel momento come se le stessi vivendo adesso, sentii accendersi dentro di me un fuoco che prese ad espandersi in tutto il corpo, le mie mani iniziarono a prudere, il sangue mi ribolliva nelle vene. La rabbia prese possesso di me e in un attimo sono scattata, non ricordo bene cosa accadde e nonostante abbia provato più volte a risvegliare le immagini di quel preciso momento, mi rendo conto che è come se avessi dei vuoti l'unica cosa che non riesco a dimenticare sono i loro volti, ho preso tutti alla sprovvista nessuno immaginava una reazione del genere da parte mia...e da lì, avendo avuto anche l'appoggio dei miei professori e dei miei genitori ho iniziato a cambiare...

Angolo autrice:

Allora ragazzi finalmente ho modificato il primo capitolo, c'erano delle cose che proprio non funzionavano, vorrei tanto ricevere delle opinioni in merito a questo cambiamento.

PRIMA O POI BISOGNA TORNAREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora