Capitolo 12 (Revisionato)

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Non faccio in tempo a parcheggiare sotto casa di Amanda, che la vedo gesticolare da sopra il balcone di casa sua.

"Sbrigati S è successo un casino!" Sento la serratura della porta scattare, salgo di corsa tutti i gradini e senza pensarci entro in casa. La vedo in ginocchio vicino la finestra e istintivamente mi precipito subito da lei.

"Hey Am, guardami dimmi che succede, sono qui ti aiuto io ma parla". A mala pena alza lo sguardo, gli occhi rossi. Il cuore comincia a martellarmi nel petto, qualsiasi cosa l'abbia ridotta così, non ha fatto i conti che si sarebbe scontrato con la mia furia cieca. "Il vestito è rovinato non so cosa fare S". Faccio un sospiro di sollievo e mi accascio accanto a lei, prendo la testa tra le mani e ringrazio Dio che non sia niente di più di una crisi di moda.

"Am mi hai fatto morire, non lo fare mai più, adesso dimmi quale è il problema e cerchiamo di risolverlo". Mi guarda con gli occhi di una bambina alla quale è stato rubato il suo giocattolo preferito. Sorrido per la sua capacità di rendere anche la cosa più banale un problema di urgenza nazionale. Fa per alzarsi e mi conduce nella sua camera. Vedo subito il vestito sul letto e non capisco dove sia il problema a me sembra sia tutto ok. "Am dove sarebbe il problema a me sembra tutto ok".

Senza dire niente prende la stampella che sostiene il vestito e lo volta. Uno strappo parte da sopra il leggero scollo sulla schiena fino ad arrivare quasi a metà della lunghezza dell'abito. Cerco di mantenere la calma e in un attimo faccio mente locale per cercare di risolvere il problema. Analizzo tutte le opzioni, ma prima di prendere in considerazione la possibilità di acquistarne uno nuovo cerco una soluzione per salvare questo. Ricordo perfettamente quanto tempo ci abbia messo per decidersi e non appena ha indossato questo abito le si sono illuminati gli occhi. Devo fare qualcosa, devo fare qualcosa, deve pur esserci un modo per rimediare a questo disastro. In un attimo eccola, finalmente arriva l'idea, prendo il telefono mentre sento ancora Amanda singhiozzare alle mie spalle. Ci vogliono diversi squilli prima di ricevere una risposta che arriva quando sto per chiudere sconfitta la chiamata. "S, sei tu?"

"Certo che sono io Guido, chi dovrebbe mai chiamarti con il mio numero?". Sono perfettamente consapevole di quello che è accaduto ieri sera, ma adesso c'è molto di più in ballo, devo aiutare la mia migliore amica e dopo penserò a sistemare la situazione con lui. "Senti S per quanto riguarda ieri sera"

Non lo lascio continuare interrompendolo subito. "Guido non ti chiamo per quello, mi sembra di ricordare che tua madre sia una sarta o sbaglio?". Mi volto e vedo il viso di Amanda illuminarsi di speranza, le sorrido attendendo una risposta.

"No, non sbagli hai bisogno di qualcosa?"

"Veramente si, Amanda ha avuto un incidente con il suo vestito ha bisogno di ripararlo subito, non è che tua madre potrebbe aiutarla? Sai se è libera in questo momento?".

La sua voce prende vigore. "Si certo che vi aiuterà è una tipa molto romantica non lascerebbe mai una ragazza in balia di un disastro estetico quando una festa importante è alle porte".

Alzo le braccia al cielo come a voler ringraziare il Signore per averci aiutate, Amanda vedendomi fare così scatta in piedi e inizia a prepararsi mentre io continuo a parlare con Guido. "è un problema se le portiamo subito il vestito?"

"Assolutamente no, passate da casa vi farà accomodare nel suo studio. L'avverto subito che state arrivando".

"Ok grazie mille, ti devo un favore". Chiudo la telefonata e Amanda mi si butta al collo facendomi fare due passi indietro, per la veemenza di questo gesto. "Grazie S non so come avrei fatto senza di te". L'allontano da me con fare amorevole, ma in tono autoritario le dico "Sbrigati, non perdere tempo preparati e andiamo a rimediare a questo disastro e poi mi spiegherai come diavolo hai fatto a ridurlo così".

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