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"Eva! Non dovevi fare tutto questo!"
"Invece si! Sei entrata finalmente dentro la squadra del BAU!" Dico sorridendo mentre porto la torta che ho fatto questo pomeriggio per festeggiare il nuovo lavoro di 'mamma'.
Mamma è la parola più adatta anche se non lo è di sangue.
Emily Prentiss è la mia madre adottiva, non posso lamentarmi di lei. Secondo me, tutti dovremo avere una Emily come amica o come madre.
Non mi ricordo molto della mia infanzia, ma da quando mi ha adattato Emily, ho solo dei bei ricordi.
Molte volte quando ero piccola chiedevo dei miei veri genitori, ma cerca sempre di cambiare argomento. Poi un giorno, mentre stava facendo delle commissioni, sono entrata dentro la sua stanza e ho trovato una scatola sul mio caso.
Sono stata rapita quando avevo quattro anni da una donna psicopatica, ha ucciso i miei veri genitori e poi mi ha rapito per tre giorni.
Lei aiutava la polizia in quel periodo e ha acconsentito a prendermi in custodia.
Da quel giorno ci siamo promesse di non nascondere niente, dopo tutto siamo solo noi due da sedici anni.
"Da quando sei così brava a cucinare?" Domanda con la bocca piena del pezzo di torta
"Da quando ritorni sempre senza mangiare" Rispondo sorridendo
"Lo sai che con questo lavoro, ipotizzando che durerò, starò molto meno tempo con te?" Mi guarda con una faccia triste e ansiosa.
Gli sorrido e taglio un altro pezzo di torta.
"Ho sedici anni! So badare a me stessa, ho imparato dalla migliore!" E sorride anche lei.
Per il resto della serata mi ha spiegato cosa farà di preciso, ha gli occhi che brillano per la gioia.
Non che di solito non era felice, come cerca sempre di farsi vedere forte, ma alcune volte si vede che finge, soprattutto nell'ultimo periodo che non ha avuto un lavoro.
Quando sono a scuola, mi viene domandato se vorrò fare il suo stesso lavoro, il criminologo.
No, in realtà non lo vorrei.
Non perché è noioso o poco interessante, anzi, alcune volte, quando risolveva dei casi, l'ha ascoltavo con molto interesse, ma ho paura di rivivere in qualche modo quello che mi è successo, quindi evito.
"Perché non vieni con me?" Domanda mentre finisce di lavare i piatti.
"No, non sarebbe professionale" rispondo mentre leggo il mio libro preferito.
"Dai! Mi accompagni per mettere gli scatolini nella scrivania e poi vai via. Neanche si accorgeranno che sei venuta" Si mette vicino a me e mi ruba il telecomando per mettere il canale di cucina.
"Non voglio che ti sgridano. So come è riservato quel luogo e se mi vedono posso comprendere male la situazione." Dico questa volta io preoccupata in volto.
So quanto ha sudato questo posto e se fossi io la causa del licenziamento, non me lo perdonerei mai.
"Quasi tutti hanno dei figli, se non di più. Se non capiranno la situazione vuol dire che non sono umani. Mia figlia mi sta aiutando a mettere apposto la scrivania, un pò di dolcezza nei loro animi ci vuole!" Dice comprensiva.
"Hai già fatto le presentazioni?"
"Si, siamo in sei. Hotch, Rossi, Derek, Reid, Garcia e JJ. Sono tutti molto simpatici, non penso che si arrabbieranno più di tanto."
"Hai parlato di me?" Non perché mi voglio sentire speciale, ma durante i suoi viaggi l'hanno criticata molto di questa sua scelta, quindi molte delle volte, quando non vuole sentirsi dire cosa fare e non fare nella sua vita, non mi presentava, oppure lo fa quando si fida veramente di alcune persone.
"No, però può essere un ottima occasione per fare le presentazioni. Poi almeno potremmo capire se sono giusti nel lavoro che fanno oppure sono solo dei robot che prendono ordini. Due piccioni con una fava!" Si alza e spegne la televisione.
"Domani sveglia presto! Pensa almeno che non andrai a scuola!" Mi urla dalla sua camera.
Sorrido mentre vado nella mia, metto il pigiama, ci diamo la buonanotte e mi addormento.

Una stanza decorata di verde mi circonda.
Ci sono dei pupazzi sulle mensole di tutti i generi di animali e poi c'è anche una culla nuova di zecca, mai usata.
C'è odore di vernice appena stesa e da fastidio.
Accanto alla culla c'è un letto ben piegato e pulito.
La porta è chiusa come l'armadio e le finestre abbassate.
Sento dei passi che vengono verso la stanza, la porta si apre e c'è una donna.
Non vedo il suo viso, è sfocato, ma per paura mi stringo al mio pupazzo a forma di rana.
L'unica cosa che mi ha concesso di tenere prima di prendermi.
Si avvicina mi prende in braccio e mi coccola con delle carezze.
Poi si spoglia e mi fa succhiare il suo seno per prendere il latte, non voglio però mi costringe a farlo.
Dal salotto si sento delle voci, sono i miei genitori che mi stanno cercando. Lei si riveste mi da un bacio sulla testa e mi rimbocca le coperte.
Va via e chiude la porta, ma poco dopo si sento degli spari e delle urla che mi chiamano.

"Eva! Eva! Sveglia sono qui!" Apro gli occhi e c'è Emily con gli occhi preoccupati che mi guarda.
"Scusa. Ho fatto un brutto sogno" dico respirando velocemente
"Mi sono accorta che è un brutto sogno." Dice mente mi abbraccia, mi fa stare sempre meglio i suoi abbracci.
"Penso che non dobbiamo più mangiare i dolci così tardi" dico ironica e lei mi sorride.
"Hai ragione, ma adesso di devi preparare perché tra dieci minuti partiamo!" Dice alzandosi dal letto e chiudendo la porta della camera.
Vado nel bagno privato vicino alla mia camera, poi mi dirigo davanti all'armadio e prendo dei jeans a gamba di elefante, una camicia bianca per mettere sopra un cardigan stile 'uncinetto' , invece ai piedi metto delle scarpe alte bianche.
Slego i capelli, mi spruzzo il profumo e vado in macchina dove mi aspetta Emily.
"Wow, dieci minuti esatti. Mi sa che devo pagare la colazione oggi!" Dice ironica mentre mi allaccio la cintura e metto la musica.
Per tutto il tragitto abbiamo cantato le nostre canzoni preferite, anche se è stato un pò difficile visto che abbiamo due generi musicali del tutto differenti, ma siamo arrivati a destinazione.
L'edificio sembra non finire mai, è enorme.
Seguo Emily nel bagagliaio per prendere la seconda scatola, chiude la macchina ed entriamo nell'edificio. Dopo un paio di saluti prendiamo all'ascensore per arrivare al piano.

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