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La prima cosa che noto, quando si aprono le porte dell'ascensore, sono la enorme quantità di gente vestita a pinguino, che corre per tutto il piano, con in mano il telefono o dei documenti.
Mi fanno paura a volte queste persone, mettono ansia.
Con timore seguo Emily che sembra divertita dalla mia faccia da pesce lesso.
Dopo aver fatto vedere i nostri pass a un tizio grande e grosso, con uno sguardo che potrebbe ucciderti all'istante, entriamo nella sala da dove vengono tutte le persone.
Ci sono molte scrivanie e lavagne pieni di gente che discutono sui loro compiti.
"Questa è la mia scrivania. Può sembrare triste in questo momento, ma tra poco sarà più felice" dice mentre appoggia il primo scatolone sul tavolo, è comunicante con altri quattro, quello davanti a lei è pieno di cose.
Forse è una persona molto attiva del gruppo.
"Su! Muoviamoci! Prima che arrivano" e ci mettiamo a tirar fuori tutto l'occorrente.
Sono già le otto e abbiamo finito, ma visto che ancora abbiamo pochi minuti prima che io vado via, prendo un caffè, dove mi ha indicato Emily,  per risvegliarla.
Io a differenza sua odio il caffè, ma nei dolci non mi dispiace.
Prendo una capsula e la metto dentro la macchinetta, poi mi giro per prendere un bicchiere, ma c'è qualcuno che si sta facendo il caffè con la capsula che ho messo prima.
Un uomo con la pelle molto scura, grande e muscoloso, vestito il modo attillato per far risaltare i suoi muscoli.
Non si è accorto di me, ci sono così tante persone e penso che sia difficile seguire tutti qua dentro, però un minimo di riconoscimento! Gli ho praticamente fatto il caffè!
"Grazie Reid per avermi preparato il caffè! Non pensavo che fossi così sentimentale!" Grida dopo aver preso il caffè.
Reid, me ne ha parlato ieri Emily. Forse sono quelli della squadra.
Rifaccio il caffè e fortunatamente non c'è nessuno che me lo ruba.
Vedo dalla scrivania di Emily due uomini e una donna, uno di questi è l'uomo che mi ha preso il caffè. Timidamente vado verso di loro.
"Ecco il caffè" e lo appoggio sulla scrivania.
Avverto tre paia di occhi su di me, cerca di non arrossire!
"Tu mi sembri troppo giovane per lavorare qui" dice l'uomo nero.
"Infatti non lavora qui Derek, ha il permesso, ma non ha il cartellino" risponde la donna bionda con un sorriso divertito.
"JJ mi hai preceduto. Lei è Eva" e guardo Emily con uno sguardo imbarazzato invece lei sorride "Mia figlia" e l'altro ragazzo gli si imputa il caffè, gli altri due sono a bocca aperta.
"Figlia? Non pensavo che avessi una figlia!" Dice il ragazzo che prima si stava strozzando.
"Sembra molto giovane, sui sedici anni, a che età l'hai fatta?" Domanda Derek, che da quanto ho capito è l'uomo dalla pelle scura.
"Non è proprio mia figlia, l'ho adottata" dice con un sorriso fiero e io mi faccio sempre più piccola tra i loro sguardi.
"Ciao! Io sono JJ, loro sono Derek e Spencer, ma puoi chiamarlo Reid" dice la donna dandomi la mano e io annuisco imbarazzata.
"Io...penso..che devo andare....mi puoi fare il permesso per entrare a...scuola?" Domando timidamente a Emily mentre tirò fuori dalla borsa il libretto delle giustificazioni e delle uscite.
Lei prende il libretto e fa la firma.
"Non essere maleducata. Non hai detto neanche il tuo nome!" Dice sorridendo.
"Eva. Mi chiamo Eva, adesso posso andare?" Dico frettolosamente mentre arrossisco ancora di più.
"L'adolescenza...Non sai quanto pagherei per ritornare a quei anni. Le ragazze, la scuola, i football, le ragazze" dice Derek mentre Reid gli lancia uno sguardo severo e JJ alza gli occhi al cielo.
"Parla per te" dice sussurrando infastidito Reid, pensando che nessuno l'abbia sentito.
"Avanti ragazzo, non può sempre essere stato una tortura l'adolescenza! Avrai qualche ricordo felice!" Lo zittisce Derek e Reid comincia a pensare sulla domanda del collega.
"La prima volta che sono riuscito a battere mia madre a scacci!" Dice fiero, ma Derek sembra un pò deluso dalla risposta.
Ci sta mettendo troppo per firmare questa giustificazione, lo sta facendo apposta, questo era un suo piano per farmi conoscere nuove persone, ma per me è solo una tortura!
Lei invece se la sta ridendo per la scena della mia timidezza.
"Non farti influenzare da loro. Sono solo dei grandi bambini" dice JJ mettendomi la mano sulla spalla.
"Confermo pienamente! Dei bambinoni" dice un altra voce femminile dietro di noi.
Una donna vestita in modo alquanto 'felice' con tutti i suoi colori e accessori molto evidenti.
Ha in mano un sacco di borse per i computer e anche un caffè.
Si mette alla mia sinistra, visto che ha destra c'è JJ, posa il computer e mi guarda con degli occhi a cuoricino.
"Finalmente ti conosco Eva! Sei molto più bella nella realtà che in foto!" Dice abbracciandomi e io rimango di sasso e guardo Emily cercando una spiegazione a questa confidenza, ma sembra non volenti ascoltare.
"Oh cara non mi sono presentata! Sono Penelope Garcia, ma puoi chiamami come vuoi tu. Non prendermi per una stalker, ma ho l'abitudine di guardare sempre i documenti privati dei nuovi entrati nella squadra!" Mi dice quando si stacca dall'abbraccio sorridente, devo dire però che mette molta felicità nel suo modo di fare.
"Lei si occupa della parte informatica della squadra" mi spiega Emily.
"Invece JJ della parte 'giornalistica' è lei che decide quali casi assegnarci." E mi giro verso di lei con un sorriso di ammirazione.
Mi sto ambientando piano, piano.
"Derek, Hotch e Rossi sono degli agenti speciali poi c'è Reid che è il secchione" dice ironica sull'ultimo pezzo.
"Che cosa vuol dire?" Le prima parole che dico dopo molto tempo.
"Che è un genio!" Risposte Derek mentre scompiglia i suoi capelli.
"In che senso genio? Nel senso, per lavorare qui, tutti voi dovete essere dei geni" domando timidamente guardando tutto loro.
"Grazie per il complimento, ma lui ci supera più di tutti. Vero genio?" Risponde JJ per poi guardare con un sorriso Reid.
"Genio non è la parola più adatta! Ho un QI di 187, una memoria eidetica e posso leggere 20.000 parole al minuto. Sono in grado di ricondurre una qualunque frase all'opera nella quale è contenuta e di identificare un volto tra tanti guardando ore di filmati, impiegando la metà o anche meno del tempo." Dice frettolosamente per poi guardare gli sguardi dei collegi.
"Si, sono un genio" dice abbassando la testa.

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