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"Lucia! Che bella sorpresa" e mamma corre ad abbracciarmi "Gianni! Gianni! C'è Lucia! È venuta prima della befana!" Urla prima dopo aver chiuso la porta.
Babbo sta sul divano che guarda una partita di tennis, meglio dire, la partita di tennis sta guardando lui, dorme come un ghiro.
Mamma va per svegliarlo, ma la fermo dicendo che sono stanca anche io.
Vado nella mia camera, dopo tre anni, è sempre la stessa.
Cado sul letto e mi addormento.
Mi sveglio il pomeriggio con delle voce che provengono dal salotto. Dalle scale, già riconosco di chi è; Hotch.
Ha voluto sapere se sono veramente andata via da lui e dalla sua nuova famiglia.
Adesso mi dirà sicurante che h fatto la scelta giusta e che deve e rimanere tutto un segreto.
Finite le scale sento altre sue voce, di una Emily e Rossi.
Stanno facendo da traduttori.
"Perché sei qui? Non eri sicuro che lo facessi?" Dico dalla porta del salone mentre lo guardo.
Sta seduto davanti a mamma e babbo, invece ai suoi lati ci sono Emily e Rossi.
"Ha bisogno di parlarti, da soli" e si alza
"Io non voglio parlare con te. Tanto più da sola. Puoi andartene, non servi più qui"
"Dobbiamo discutere su quello che hai fatto" sussurra con voce dura
"Allora fallo davanti a tutti. Immagino che non hai detto niente a nessuno, no?"
"Non devono sapere questa storia"
"Perché? Rovinerebbe la tua nuova perfetta famiglia oppure rovini la tua immagine di capo senza paura? Diciamolo a tutti quelli che mi hai detto due giorni fa, nel tuo ufficio, dopo anni che mi ha abbandonata" mi faccio spazio e vado vicino al camino acceso.
"Io sono la figlia di Aaron Hotchner. Il vostro capo, mi ha fatto adottare, da queste due splendide genitori, dopo che mia madre e il mio fratellino sono stato uccisi da un pazzo serial killer. Ancora oggi non sai chi è stato, così ha abbandonato il suo unico pezzo di famiglia per la mia 'sicurezza'. Ma non è questo il punto della situazione. Non è il motivo per cui sono scappata due giorni, è stato come il vostro ammirevole capo mi ha accolto dopo anni senza vederci. Quando siamo entrati nel suo ufficio mi ha detto che 'sono una stupidata' 'non posso rimanere qui' 'non era questo lo scopo del mio abbandono' e per finire mi ha detto pure di ritornare in Italia. Così da grava figlia ho sentito i consigli del mio amato padre." Tutti rimangono in silenzio.
Rossi e Emily sono scioccato dalla notizia, come anche i miei genitori. Hotch guarda in basso dando di spalle e da quando ho iniziato a parlare, non si è messo.
"Visto che non vuoi vedermi mia più, puoi andartene. Mi dispiace Agenti di avervi fatto passare molte ore di volo, ma questa situazione è risolta. Questa storia non è mai esistita." E vado fuori dalla porta.
Fuori dalla casa ci sono due furgoni neri della BAU, appoggiati alla seconda ci sono Reid e Morgan.
Vado verso di loro per salutarli e scusarmi con Reid per essere scappata senza dargli una spiegazione.
Mi sento prendere da un braccio e trascinata un pochino lontano dai furgoni e dalla casa.
"Sai quanto ho faticato per portarti qui, senza avere nessun collegamento con te?" Non è arrabbiato, ma ha sempre la sua voce tipica di Hotch.
"A me non interessa quante persone hai chiamato per uscire dalla mia vita. Io l'unica cosa che volevo da te, tre giorni fa, era una spiegazione ha quello che hai fatto. Ho scoperto che eri mio padre la sera prima di incontrarti tramite una chiamata di neanche un minuto e l'unica cosa che volevo era una spiegazione, non un padre"
"Io l'ha fatto solo per proteggerti"
"Da chi? Perché? Come? Non ti sei mai chiesto che questo giorno sarebbe arrivato? Rispondermi e non dire che è per la mia protezione. Se questa minaccia è così grave, potrei essere già morta, se questo qualcuno lo voleva"
"Se te lo dico, la mia missione è più compromessa più di quanto non lo è in questo momento"
"Quindi sono una tua missione fallita?"
"Non usare le mie parole contro di me. Non sei una missione"
"Quelle sono le tue parole, al meno che abbiano un altro significato per te, io sono una tua missione"
"Sei troppo egoista da non capire quanto sono stato male ha lasciarti a quelle persone"
"Egoista? Io non ti ho abbandonato e mi hai cacciato per non rovinare la tua carriera"
"Non fare una tragedia greca. Sei identica a tua madre su questo punto di vista"
"Tragedia greca? Ti devo ripete ancora una volta cosa mi hai detto?"
"In quel momento ero solo arrabbiato perché non sapevo come gestire la situazione"
"Perché non me l'hai detto subito? Sei dovuto finire in Italia per dirmelo?"
"Sei scappata per due giorni! Come potevo dirtelo?"
"Per telefono, email, quando mi hai trovato. Hai avuto un sacco di momenti per dirlo"
"...Sai quanto sono orgoglioso..." la sua voce è più morbida e rilassata, si sta aprendo.
"...Un giorno, stavo tornando da una missione, un uomo che uccide una intera famiglia solo perché i genitori sono delle forze dell'ordine. Tu stavi dormendo a casa dei tuoi nonni, ti mancavano molto, invece tuo fratello era ancora piccolo, non potevamo lasciarlo dai nonni...La porta era già aperta e nessuno mi rispondeva...Sono salito nella stanza da letto mia e di tua madre...e...l'ho trovati...morti...pieni di sangue...abbracciati...accanto a loro c'era un biglietto dove ti cercava per completare la sua opera, così sono andato subito dai nonni per portarti dai tuoi genitori adottivi. Ne avevamo già parlato di questo rischio con tua madre, così non avremmo avuto problemi, finché la situazione non si sarebbe calmata...Mentre andavamo all'aeroporto...abbiamo avuto un incidente stradale...era lui...sei stata un coma per due mesi...quando ti sei risvegliata non ti ricordavi chi eri...così ho preso la palla al balzo e ti ho mandato in Italia

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