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Nella cartella clinica Americana risulti morta, per fargli credere che è riuscito nel suo intento..." ha la faccia distrutta e sofferente, nei suoi occhi vedo la tristezza dei quei momenti che gli si presentano davanti agli occhi.
"Non sei mai riuscito a catturarlo?"
"Si, è in prigione per tutta la sua vita."
"Allora perché non mi vuoi più nella tua di vita?"
"Ormai è tardi per essere di nuovo una famiglia, tu sei legata a loro. Sarebbe difficile per tutti e due vivere insieme tutti i giorni, potrebbe accadere di nuovo, in altre circostanze. Non possiamo vivere insieme, soprattutto lavorare insieme... Mi dispiace..."
"Accetto le tue scuse, ma adesso è il momento che tu vai via. Hai mille casi da risolvere che ti aspettano. Io rimango qui e non dirò a nessuno di questa tua comparsa. Ho saputo finalmente la verità e mi basta. Adesso vai"
Mi guarda per l'ultima volta e si incammina verso il primo furgone, chiamando anche Emily e Rossi che sono ancora sull'ingresso e dice a Reid e Morgan di andare dentro per partire, ma Reid corre verso di me.
"Mi dispiace tanto di averti fatto preoccupare. Jon mi ha detto che sei andato al pub e ti sei ubriacato. Mi dispiace molto anche di essere scappata senza dire niente-" mi prende in viso e mi bacia, è focoso e pieno di amore.
"Sai che questo è un addio?" Dico sussurrando appoggiando la mia testa sulla sua, cercando di prendere aria dal bacio.
"Proprio perché è un addio ho preso il coraggio di farlo." E mi bacia per la seconda volta. "Addio Lucie. Mi mancherai molto" e si allontana per andare dento il furgone, Derek lo aspetta con un sorriso e quando entrano dentro i furgoni partono e si allontano per non tornare mai più.

Sono passati cinque mesi dal quell'episodio.
Dopo una settimana ho inviato molti curriculum e colloqui di lavoro per perdere un posto come fotografa forense, ma non ho avuto molta fortuna, in Italia non è molto richiesto un lavoro del genere, così ho cambiato direzione e ho fatto i colloqui per essere un insegnante di fotografia.
All'università non avevano posto, ma ho fatto una collaborazione con un liceo a Roma, faccio delle ore di progetto pomeridiane con tutta la scuola per insegnare le basi della fotografi.
Non so dei ragazzi tranquilli, ma sono degli adolescenti, anche io sono stata in quelle sedie annoiata dalle spiegazioni, così oggi ho deciso di renderla più affascinante.
Entro nell'aula, i ragazzi mi salutano e io appoggio il mio computer sul tavolo e lo collego con la lime.
"Oggi, faremo una lezione diversa. Il tema della fotografia è un tema personale, quindi capisco pienamente i ragazzi che non gli interessa e che non prestano attenzione, ma oggi proverò a farvi cambiare idea. Non vi ho detto una cosa sulla mia carriera da fotografo, io sono stata per tre anni in America, secondo voi per quale motivo?"
"Per fare fotografie" dice un ragazzo della penultima fila e tutti ridono, io compresa.
"Ovvio, ma che cosa? Come vi ho detto, nella fotografi ci posso essere diversi soggetti in base al lavoro che si fa; qual è un lavoro che si può fare con la fotografia" si alzarono alcune mani
"Sfilate di moda"
"Matrimoni"
"Studio personale" dicono alcuni alunni.
"Vi do un indizio, non è un lavoro molto famoso e cercato in Italia, lo deve spesso nelle serie tv" una piccola mano si alza dal mezzo della stanza.
Le dico di alzarsi e di dirmi la sua riposta.
"Fotografo forense?" Risponde timidamente, gli faccio un sorriso.
"Come ti chiami?"
"Alessia"
"Come hai fatto ha capirlo?"
"Lei ha detto...che non è molto famoso...e...si vede nelle serie tv...poi...nella maggior parte dei suoi soggetti sono... persone o oggetti molto particolari...e...dettagliati...come un fotografo forense..."
"Molto bene Alessia, hai indovinato, sarai anche tu una ottima profiler"
"Lei ha lavorato per l'FBI?" Dice un ragazzo dell'ultima fila stupito come i suoi compagni che sono in attesa della mia riposta.
"Si, per tre anni" rispondo sorridendo e rimangono a bocca aperta, poco dopo ci sono un sacco di mani alzate.
"Calmi adesso vi spiego cosa si fà...Io ho fatto l'università di fotografia per un anno e sono uscita con ottimi voti, non vantarmi, poi a diciannove anni sono andata in America. Ho fatto molte preparazioni prima di fare la fotografa, poi grazie alle mie coinquiline che lavorano come segretarie, mi hanno messo dentro, sono stata molto fortunata."
"Ha visto i cadaveri?"
"Hai sentito una sparatoria"
"Hai mai visto un serial killer?"
"Si, no per fortuna e si per sfortuna. Io lavoravo come fotografa privata per una squadra, ogni volta che c'era un omicidio io dovevo essere sul luogo prima di loro, per velocizzare il lavoro. Ogni piccolo dettaglio è importante, anche un giocattolo. In un caso, un uomo spiava per una settimana le sue vittime e regalava dei giocattoli in anonimo. Nascondeva delle telecamere negli occhi dei giocattoli, le spiava fino a che loro non si dimenticavano di prendersi cura di quel giocattolo. Buttandolo via o regalato a qualcuno altro. Ha ucciso cinque donne in due settimane."
"Come sono riusciti a prenderlo?" Domanda sempre il ragazzo dell'ultima fila.
"I giocattoli che regalava, erano tutti stati rubati da un circo, dove lui lavorava. Il proletario lo proteggeva per i suoi reati perché lo riteneva solo un ragazzo molto fragile."
"Perché è ritornata in Italia?" Domanda una ragazza in prima fila.
"Questioni familiari" poi mi giro e presento le foto che ho preparato collegato al mio ex lavoro.
La campanella suona e il ragazzi mi salutano e vanno via dalla porta per ritornare a casa.
Li saluto e nel mentre sistemo tutte le cose che ho tirano fuori per la spiegazione.
Esco dalla scuola, prendo la moto, che mi è arrivata un mese fa tramite un traghetto.
Metto il casco, ma sento chiamarmi da una ragazza, Alessia.
"Salve...io so che non ho nessuna competenza in questo campo, ma...ho la sensazione...che ci sia un serial killer..."
"Perché hai questa sensazione?" Dominando ironica, ero come lei quando ho iniziato ad interessarmi alla criminologia.
"I miei genitori...sono morti...due settimane..." mi levo il casco e la guardo tristemente
"Sono stati uccisi?" Dico delicatamente mentre cerco il suo sguardo
"I medici pensano che sono hanno avuto un attacco di cuore dovuto alla mia situazione finanziaria"

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