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"Salve, dobbiamo informarla che purtroppo dobbiamo staccare la spina a Eva" a quella affermazione gli cade dalle mani la borsa.
"Lei non può farlo!" Dice arrabbiata.
"Signora venga all'ospedale e le spiegarlo la mia decisone, non è un discorso da fare il telefono" e chiude la chiamata.
Tutta la squadra va con lei all'ospedale usando il furgone dell'FBI, per ospitare tutti quanti.
"Adesso mi spieghi cosa vuole dire!" Dice Emily al dottore.
"Lo so che può sembrare una scelta stupida, ma la possibilità che lei si risvegli è calata del cinque percento, praticamente impossibile."
"Ma si può alzare se al paziente si concede la visita dei familiari!" Afferma Reid
"Se il paziente percepisce che la sua famiglia è qui e che la vuole, riuscirà a capire che non è sola. Lei ci ha privato di vederla per due mesi, facendo in questo modo non solo la lasciata sola, ma gli fa fatto perdere la sicurezza che ha verso la madre!" Finisce a voce alta Reid.
"Va bene, potete vederla, ma quello che hai detto è molto improbabile" e ci apre la porta.
Eva è distesa sul letto bianco, ricoperta di piccoli e grandi tubi per farla respirare e mangiare.
Si sento solo il bip dei suoi battiti. Emily si siede sulla sedia accanto a lei e gli prende la mano.
Inizia a parlare con lei, gli dice che è qui, che tutto si risolverà, che ha bisogno di lei per vivere e che sarà più attenta come madre.
Insieme a lei anche la squadra gli ha iniziato a parlare per rassicurala, il battito cardiaco è aumentato come quando una persona si innamora.
Le ragazze piansero di gioia, Reid ha ragione, percepisce tutto quello che dicono.
L'orario delle visite era finito, ma il dottore ha concesso di far rimanere Reid ha controllare la ragazza, per scusarsi di quello che ha detto prima. Come passatempo Reid si è messo a leggere il libro che aveva dentro lo zaino Eva, anche se sapevano come andasse a finire e per quanto gli sapeva abbastanza banale per i suoi gusti in qualche modo lo faceva sentire vicino alla ragazza.

Apro gli occhi e sento un bip continuo alla mia destra.
Mi giro verso quella direzione e mi rendo conto che sono dentro l'ospedale, mi sento molto forte anche se non sembra dai tubi che mi circondano tutta, alla sinistra c'è una piccola lampadina e una figura maschile, Reid.
Sta leggendo il mio libro, non si è reso conto che mi sono svegliata.
"Non reputavi quel libro banale?" Abbassa il libro e mi guarda sorpreso con un sorriso.
"Si...Tuttora è banale, ma è sempre bello leggere" risponde mentre si avvicina con la sedia sul letto
"Quanto tempo ho dormito?"
"Due mesi, eri in coma. Come ti senti adesso?"
"Forte e riposata. Voglio andare via, ho sempre odiato la puzza di ospedale e gli agi."
"Fammi chiamare gli altri" e si alza
"No! Rimani con me ancora un pò. Se li chiami, arriverà Emily con le lacrime agli occhi, Garcia con dei cioccolatini e JJ con dei fiori. Derek, Rossi e Hotch sicurante faranno un sacco di domande su come sto e su quell'uomo" faccio girare Reid e mette nella tasca il telefono, si sente di nuovo sulla sedia.
Lo so che è più grande di me.
Lui ha ventiquattro anni e io sedici, ma gli occhi sono fatti per guardare! Spero che il mio futuro ragazzo o marito sia uguale a lui, sia di carattere che fisicamente, anche se è impossibile.
Ho capito che mi sono innamorata di lui da quando abbiamo fatto la nostra prima discussione sul libro che stava leggendo prima, ma quasi subito sono tornata alla realtà, ma fa comunque male sapere che sei innamorato e questo amore non verrà mai ricambiato.
"Sei bello con i capelli lunghi" questo è sicuramente l'effetto dell'antidolorifico.
"Grazie" dice sorridendo.
Poco dopo arriva il dottore che mi fa subito dei controlli sulla mia memoria e sul mio fisico, è sorpreso dal fatto che sono così attiva e forte psicologicamente, ma la mia idea che quesì due mesi di sonno, mi hanno aiutato e riprendere le energie e essere più forte, riesco a sopportare di più anche le ferite.
Intanto che mi controlla, Reid sta chiamando Emily per dargli la notizia.
"Dovrebbero arrivare tra poco" dice Reid, quando il dottore va via.
"Ho paura"
"Di cosa?" Domanda preoccupato
"Di Garcia e Emily. Posso fare una tragedia greca se vogliono e non voglio neanche una lacrima qui dentro! Mi farebbe sentire più in colpa di quanto non lo so adesso!" E lui ride alla mia risposta
"Perché ti senti in colpa?"
"Prima di svenire, ho detto che Emily non è mia mamma. Adesso si sentirà una persona orrenda"
"Lei sa che non è vero quello che hai detto. Hai fatto tutto il possibile per non farti uccidere e ci sei riuscita! Con un po' di pratica potesti anche superarmi" questo volta rido alla sua risposta.
"Per quanto lo trovo un lavoro affascinate, non mi piacerebbe diventare un profiler"
"Eva!" Emily urla dalla porta con le lacrime che stanno per scendere.
"Non voglio lacrime! Sennò rivado il coma!" Lei si avvicina con un grande sorriso e mi abbraccia, mi è mancata.
"Io non volevo dire quelle cose, sei mia madre e lo sei sempre stata per me. Ho dovuto dirgli così almeno, come mi hai insegnato tu,-"
"Non c'è bisogno che ti scusi, so che hai fatto tutto questo per un avere la visuale migliore per il cecchino"
"La prossima volta però non morire nelle mie braccia, sono quasi diventato bianco!" Dietro di lei Morgan con Garcia che portano, come ha intuito, un mazzo di rose.
Mi piacciono le rose, ma le trovo alquanto inadatti a queste situazioni soprattutto in ospedale, sembra quando li porti al defunto.
"Va bene, non lo faccio più" dico ridendo.
"Siamo contenti che ti sei svegliata" la voce serena di Rossi

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