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"Invece no, hanno dei genitori adottivi, nonni, parenti, amici, fidanzati. Non meritano di morire!"
"Come posso capire che stai dicendo la verità?" Dice urlando con il coltello vicino al collo della bambina.
"Chiama tu stesso il capo dell'FBI, è mio padre! Lascialo stare!" Dico urlando più forte di lui
Prede dalla tasca un telefono usa e getta e mi dice di dettargli il numero.
"Se dirai delle parole in codice o ci sono loro muoiono" dice sussurrando
"Agente Aaron Hotchner, chi parla?" Non sono mai stata così felice di sentire la sua voce autoritaria.
"È lei il padre di Lucie? Il capo dell'FBI?"
"Si, sono io. È con lei, ha i bambini?"
"Sono io a fare le domande oppure muoiono tutti!"
"Va bene. Basta che non gli faccia del male"
"Voglio sapere se i bambini hanno tutti quanti una famiglia adottiva. Subito!" Si sentono dei tasti da tastiera di sottofondo e lui intanto cammina avanti e dietro per la stanza.
"Si tutti quanti hanno una famiglia adottiva"
"Visto, avevo ragione. Non hai una ragione per ucciderli" dico subito
"Ma voi andrete via come tutti quanti e io rimarrò solo!" Dice piangendo a in pochi centimetri da me
"Se lei ci dice dove sono i bambini possiamo farle noi una famiglia-"
"No! No! No! Non una famiglia"
"Va bene, un alloggio-"
"No! Non voglio stare di nuovo da solo!"
"All-"
"Io non ti lascerò solo" dico velocemente interrompendo Hotch, lui alza lo sguardo e mi guarda felice
"Ti ho detto la verità sui bambini, su mio padre. Se li lasci andare avrai me e non me ne andrò, rimango con te" si avvicina a me e mi abbraccia piangendo.
"Stiamo dentro al vecchio centro commerciale, vicino a casa di mia madre. Vi consegnerò i ragazzi, ma se provate a sparare, morirà tua figlia. Vi voglio qui adesso!" E chiude la chiamata.
Slega i ragazzi e poi va via chiudendo la porta a chiave.
Alessia corre verso di piangendo e mi aiuta a slegarmi.
Anche gli altri ragazzi mi abbracciano piangendo.
"Non posso lasciarti con quel pazzo!" Mi dice
"Invece devi farlo, tu sei sotto la mia custodia, è il dovere proteggerti. Voglio che tu segua tutto quello che ti dice di fare e che aiuti anche gli altri, sei la più grande, è un compito!"
"Sono arrivati. Voi avanti tu, vicino a me!" Entra e mi punta la pistola sulla testa e con un braccio intorno al collo.
Preme un bottone e il garage si apre, rivelando dall'altra parte più di dieci macchine della polizia con in più altri tre dell'FBI.
Solo i poliziotti hanno le pistole cariche, nei palazzi accanto vedo anche altri agenti che controllano la situazione dall'alto.
"Digli di andare da loro!" Dice sussurrando e prende con più forza la pistola sulla tempia sinistra.
"Alessia, vai e ricorda quello che ti ho detto" gli dico e lei annuisce e prende per in braccio la bambina più piccola e velocemente vanno verso Emily e Derek.
"Che cosa gli ha detto?!" Dice urlando, ma rimango zitta.
Mi morde il collo e urlo dal dolore, sento il sangue che scorre.
A quel punto tutti quanti hanno la pistola alzata.
"Niente" dico piano.
A quel punto chiude di colpo lo sportello e mi sbatte per terra.
"Cosa gli hai detto!" Mi tira per i capelli e mi da i calci sulla pancia con il piede.
"Gli ho detto che voglio bene a mia figlia!"
"...mi hai mentito...mi hai mentito!" E ricompia a picchiare ancora più forte in tutto il corpo.
Poi si alza e va via urlando.
Non ho un punto dove non sento dolore, non riesco ad alzarmi e nemmeno e respirare, mi fa male pure quello, ma devo aspettare che Alessia gli dica che ci sono delle telecamere di sorveglianza nella stanza.
Ecco quello che gli ho veramente detto prima.
Poco dopo si apre la porta, ma non riesco and alzarmi per vedere chi è.
"Sei uguale a tuo padre" è l'uomo del sogno.
"Forte, furba, intelligente e bella, come tua madre. Che bella donna, mi sono divertito molto con lei"
"Chi sei?" Dico sussurrando
"Devo dire che è stato furbo dire a quella ragazzina che ci sono delle telecamere di sorveglianza peccato che le stavo usando io. Però adesso il tuo caro papà potrà vedere come se la spassa sua figlia con l'assassino che ha ucciso sua moglie e suo figlio" mi la testa dai capelli e mi guarda con un sorriso, passa il suo dito sul viso dove ci sono le ferie aperte.
"Guarda come ha ridotto il tuo bel viso, per fortuna adesso si è merito quello che meritava"
"Dici così perché non hai visto il tuo" e gli sputo dritto in faccia.
Mi lasci cadere sbattendo la testa sul pavimento e poco dopo mi tira un calcio sulla schiena.
Mi prede di nuovo per i capelli con sguardo eccitato.
"Lo sai che più cerchi di essere forte più mi ecciti?"
"Allora che aspetti?"
"Tuo padre"
"Non lo sai? Mi odia, mi ha cacciato dalla sua vita molto tempo fa. Adesso starà sicurante nella stazione di polizia con i bambini in salvo. Ha tutto quello che gli serve"
"Che cattiveria...non si parla così di papà" dice ironico
"Lui non è mio padre" mi tira uno schiaffo
"Non mi contraddire!"
"Invece lo faccio... non sei mica mio padre" un altro schiaffo e questo volta mi esce il sangue dalla bocca

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