CAPITOLO VI

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Non oggi

La lotta si stava tirando per le lunghe, anche perché continuavano a spuntare Woad dalla foresta. Tutti cercavamo di proteggere la carrozza del Vescovo, non perché ci fosse particolarmente simpatico ma perché sarebbe stato lui a darci i permessi di congedo.

Un Woad mi spinse giù da Axel, il mio cavallo nero. Mi rimisi subito in piedi, trafiggendo l'uomo. Poi mi voltai, combattendo altri due Woad che avevano intenzione di attaccarmi alle spalle.

Appena uccisi i due, cercai con lo sguardo Artù, trovandolo ancora a cavallo. Decisi di raggiungerlo e, proprio mentre mi trovavo vicino al suo cavallo, vidi una freccia arrivare verso di lui.

Con un rapido movimento della spada la spezzai in due prima che colpisse il suo bersaglio. Poi urlai –Tristano! Arcieri!- sapendo che Gatto era il migliore con l'arco.

Lui annuì e scoccò una freccia in direzione della foresta, uccidendo un uomo che era appollaiato su un albero.

-Grazie Yael- disse Artù, scendendo da cavallo.

-E di che? Pensavo volesse colpire Titus-.

L'uomo scosse leggermente la testa e si mise a combattere dietro di me, cosicché poteva guardarmi le spalle e io potevo fare lo stesso.

I nemici sembravano non finire mai, e arrivavano da ogni direzione.

-Cosa ci fanno così a sud?- domandai infastidita, dopo aver ucciso un altro guerriero Woad.

-Prova a chiederglielo!- rispose sarcasticamente Lancillotto, che si era materializzato al mio fianco con le sue due spade nelle mani.

-Che simpatico!- commentai, uccidendo un uomo che stava per prenderlo alle spalle.

-Vi sembra il momento di discutere!?- esclamò Galvano, rialzandosi da terra dopo essere stato atterrato.

-Perché? Vuoi unirti a noi?-.

Andai a vedere se il Vescovo stesse bene, affacciandomi dal finestrino della sua carrozza. Dentro vidi un uomo terrorizzato, che si stringeva contro la parete di legno.

Sospirai, ringraziando il Dio di Artù che fosse vivo. Poi sentii un coltello premuto sulla mia gola e allora, per non farmi sgozzare, spinsi l'uomo all'indietro, facendogli perdere l'equilibrio.

Caddi su di lui e lo infilzai con la mia spada, sospirando seccata mentre mi rialzavo. –Questa cosa sta succedendo troppo spesso oggi-.

Finalmente non vedemmo più uomini dipinti uscire dalla foresta, segno che erano finiti.

Mi misi le mani sulle ginocchia, riprendendo fiato e ringraziando che fossimo ancora tutti vivi.

-Rus!- esclamò vittorioso Bors, battendosi i pugni sul petto. (N.A. "rus" è come un canto di vittoria sarmata). Tutti sorridemmo, guardandolo. Il solito esibizionista.

D'un tratto, sentii Artù urlare –Yael!-.

Non ebbi neanche il tempo di realizzare il tutto che mi trovai Artù accanto, il quale puntava la spada contro qualcuno alle mie spalle. Voltandomi, notai che si trattava di un Woad il quale, trovandosi alle strette, lasciò andare la sua scure e si inginocchiò.

Artù teneva sempre la spada sulla gola dell'uomo, pronto a trafiggerlo se avesse tentato di fare qualcosa.

-Non. Toccarla- affermò Artù, scandendo le parole e guardando malamente l'uomo. Poi si rivolse a me –tutto bene?-.

Annuii senza dire niente, mentre cercavo di rallentare il battito del mio cuore.

Lancillotto, Galahad e Tristano si avvicinarono a noi, con le armi pronte.

Reges et equites: Kings and KnightsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora