CAPITOLO XI

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Permesso di essere liberi

Il mattino dopo partimmo dal Vallo. Io lo guardai, sperando di poter tornare presto qui.

L'aria a nord del Vallo di Adriano era uguale a quella del sud, e questo mi rassicurò un poco. Stavamo per attraversare terre quasi del tutto inesplorate da persone come noi, piene di pericoli e di agguati.

I ragazzi, a parte me, Gatto, Dagonet e Galvano, erano ancora adirati con Artù. Pensavano che fosse colpa sua, e, anche se non era vero, sarebbe stato difficile convincerli del contrario. Alla fine cercavano solo qualcuno a cui dare la colpa, e a cui poter mettere il muso.

Il silenzio regnava sovrano, e una cappa di aria tesa ci circondava. Io cavalcavo di fianco ad Artù, e neanche noi due parlavamo. Ogni tanto ci scambiavamo delle brevi occhiate, e ogni tanto io gli accennavo un sorriso per sdrammatizzare, ma lui sospirava e abbassava lo sguardo. Ancora si addossava colpe che non gli appartenevano, e ancora non era in grado di parlare ai nostri compagni.

Decisi che ne avevo abbastanza di quel silenzio fastidioso, e così iniziai pensare a qualcosa che avrebbe allentato, per lo meno un pochino, la tensione attorno a noi. Mi venne in mente un'idea geniale.

La canzone. La stessa canzone che suonava sempre nella mia vita. La stessa canzone che avevo insegnato ai miei compagni perché, alla fine, parlava di noi.

-How many roads must a man walk down before you call him a man?- cominciai a canticchiare, a bassa voce. Sentii gli sguardi di tutti su di me, ma non mi diedi per vinta.

-How many seas must a white dove sail before she sleeps in the sand?- continuai, alzando leggermente la voce. Artù voltò la testa verso di me, e abbozzò un sorriso.

-Yes, and how many times must the arrows fly before they're forever banned?-. Questa volta, si unirono anche Gatto e Artù, mantenendo la voce più bassa della mia.

L'atmosfera si era leggermente tranquillizzata, e il fatto che si fossero uniti anche Tristano e Artù, due persone prevalentemente taciturne, amplificava il potere della canzone. Quella canzone ci univa, c'era poco da fare. Sentendo le nostre voci, Rowan si posò sul braccio di Gatto, e se avesse potuto cantare, ero certa che si sarebbe unito a noi.

-Yes, and how many years can a mountain exist before it is washed to the sea?- cantammo, leggermente più forte.

E ora, sarebbe arrivato il pezzo più bello, quello che tutti sentivano come loro. Quello che era dedicato a noi. –Yes and how many years can some people exist before they're allowed to be free?-. Questo convinse anche gli altri, a parte Lancillotto e Bors, a unirsi a noi.

Guardai Artù, e gli sorrisi divertita. –And how many times must a man look up before he can see the sky? Yes and how many ears must one man have before he can hear people cry?-.

E poi, venne il verso di Artù. Quello che lui aveva inciso da solo nel suo cuore. –Yes and how many deaths will it take 'till he knows that too many people have died?-. Artù pensava sempre di essere quel "he" di cui parlava la canzone, un mostro mai sazio di morte e di dolore.

Quando arrivò la fine della canzone, si unì anche Bors, mentre Lancillotto ci guardava solamente. Che testa dura. –The answer, my friends, is blowin' in the wind. The answer is blowin' in the wind-.

Finita la canzone, tutti ci guardammo, e tutti sorridemmo. Chi più, come me e Galvano, chi meno, come Bors e Galahad. E poi c'era Lancillotto che restava imbronciato.

-Questa canzone è mai stata più azzeccata?- chiese retoricamente Artù, guardandomi dolcemente.

Ridacchiai e abbassai lo sguardo, arrossendo. Sapevo quanto gli piacesse quella canzone.

Reges et equites: Kings and KnightsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora