CAPITOLO XV

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La donna che sussurrava ai cavalli

Dopo alcune ore Artù si fermò, osservando la foresta.

Gli altri cavalieri lo affiancarono, e io mi misi accanto a lui. –Fermiamoci qui. Ci accamperemo tra gli alberi- affermò, poi si rivolse a Gatto –Tristano-.

Lui annuì, capendo che voleva mandarlo in perlustrazione per vedere se fosse un luogo sicuro. Poi si rivolse a Rowan, che era appoggiato sul suo braccio. –Vuoi farti un giretto? Dai, vai- gli disse facendogli spiccare il volo e poi seguendolo.

Quando Tristano tornò, ci disse che i Sassoni erano andati oltre, quindi potevamo fermarci.

Ormai si era fatta sera, e noi ci eravamo raggruppati tra gli alberi.

Stavo togliendo la sella ad Axel, accarezzandogli il muso. –Se stanco, eh? Già, anch'io- gli sussurrai nell'orecchiò, e lui sembrò annuire.

Ridacchiai, iniziando ad accarezzare il suo collo. Poi mi guardai attorno.

Dagonet aveva costruito una tenda di fortuna, dove si era sdraiato con accanto Lucan, per tenerlo al caldo. Honorius era seduto attorno ad un fuoco, e confabulava con i suoi soldati. Non mi convince quel romano. Galvano, Galahad e Bors erano dall'altra parte della carovana, a controllare che i Sassoni non ci attaccassero alle spalle. Ginevra e Fulcinia erano all'interno di una grande tenda, e l'ultima stava aiutando la prima a lavarsi e vestirsi. Lancillotto aveva appena affidato il suo cavallo a Jols, il nostro scudiero che era venuto con noi, e si era impietrito a fissare Ginevra...che si stava rivestendo ed era mezza nuda. Incorreggibile.

-Hei, canaglia!- lo richiamai a bassa voce. Lui si voltò immediatamente verso di me, come se fosse stato colto sul fatto. Cosa che tra l'altro era successa. Continuai –ti piace lo spettacolo?-.

Ridacchiò nervosamente e si grattò la nuca, cominciando ad allontanarsi. –Eh, non male-.

-Sfacciato- borbottai, continuando ad accarezzare Axel –pensa al povero Kale che deve sostenere tutte le sue manie di grandezza, quel cavallo ha una sfortuna immane-.

-Parli con i cavalli?- domandò una voce alle mie spalle, e io mi voltai di scatto, mettendo una mano sull'elsa di Balar.

Quando incontrai gli occhi castani di Ginevra mi calmai leggermente, ma non spostai la mano. –Non c'è niente di male a parlare con un cavallo- affermai, guardandola di lato –c'à da preoccuparsi se risponde-.

Lei sorrise leggermente, divertita.

D'un tratto divenni nervosa. Quel sentimento che provavo nei suoi confronti era tornato, ed era più forte. Questa volta riuscii a riconoscerlo: invidia. Invidia perché lei era così femminile e io...no.

-Vedo...vedo che stai meglio- affermai, con tono neutro.

Lei annuì, con un sorrisetto gentile. –Sì, grazie a voi- rispose, prendendosi delicatamente la mano rotta.

-Dovere- ribattei semplicemente, grattandomi la nuca.

A questo seguirono alcuni minuti di silenzio, durante i quali io fissavo il suolo e lei cercava i miei occhi. Probabilmente aveva voglia di parlare con un'altra donna. In quel caso, aveva sbagliato persona.

-Scusa, non sono una gran chiacchierona- cominciai, grattandomi di nuovo la nuca e ridacchiando nervosamente –ma hai visto chi sono i miei conversatori abituali-.

-Ho visto-. Ridacchiò leggermente lei. Aveva una risata cristallina, come quella di una bambina. E poi aveva una leggiadria nel muoversi...che io di certo non possedevo. Continuò –ma Lancillotto è diverso-.

-Oh, io parlavo proprio di lui- affermai, alzando le sopracciglia. –Con te è diverso. Invece considera me come un uomo, e mi parla come tale. Come fanno tutti, e come mi aspetto-. Le parole scivolarono via dalla mia bocca quasi senza che io ci pensassi.

-Ma Artù non lo fa- disse lei, curvando gli angoli della bocca in un leggero sorriso.

Aggrottai la fronte. –Come fai a saperlo?- domandai. Va bene che gli Woad avevano occhi ovunque, ma così si esagerava.

-Intuito femminile- rispose semplicemente, con finta aria misteriosa. Questa cosa sconosciuta.

-L'unica cosa che ho di femminile rispetto a loro è che mi devo accovacciare per...- iniziai, poi mi bloccai, arrossendo e mettendomi una mano davanti alla bocca. Non stai parlando con Bors, per Dio!

Anche Ginevra arrossì, ridacchiando.

-Ti avevo avvertita- risi nervosamente, dandomi un pugno mentale.

-Ognuno è fatto a modo suo-.

Reges et equites: Kings and KnightsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora