CAPITOLO XVII

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Un'esperienza agghiacciante

Dopo alcune ore di viaggio ci trovammo davanti ad un lago ghiacciato.

-Non c'è un'altra strada?- domandò Artù.

-No- rispose Tristano –dobbiamo attraversarlo-. Speriamo non a nuoto.

-Un'esperienza agghiacciante- borbottai, accarezzando il collo di Axel nel tentativo di calmarlo.

Bors ridacchiò brevemente, mentre Galvano e Gatto mi scoccarono un'occhiataccia.

Artù sospirò preoccupato. –Va bene. Fate scendere tutti dalle carrozze e dai cavalli, e dite loro di sparpagliarsi- ci ordinò, e noi annuimmo e andammo verso la carovana.

Quando tutti furono scesi dai propri "mezzi", lo facemmo anche noi, e iniziammo ad attraversare il lago.

Mi sentivo il cuore in gola. Odiavo il ghiaccio. Una volta, durante un addestramento, ero caduta dentro a un lago ghiacciato poco più piccolo di questo, e non era stato molto piacevole. Fortunatamente Dagonet si trovava lì vicino, e riuscì a tirarmi fuori. Fu in quel momento che lo conobbi veramente, dato che era un ragazzo taciturno.

Noi due ci scambiammo un'occhiata, e io abbozzai un sorriso poco convinto. Lui invece mi rivolse uno sguardo gentile.

Presi un respiro profondo e strinsi tra le mani le briglie di Axel. Lui era forse più nervoso di me.

Il ghiaccio sotto ai nostri piedi cigolava e si lamentava del nostro passaggio, rendendoci più ansiosi. Cercavamo di essere il più leggeri possibile, alcuni camminavano persino sulle punte dei piedi, come se avesse fatto qualche differenza. Sperare non costa nulla.

Il ghiaccio ringhiò sotto il cavallo di Tristano, facendolo spostare lentamente da un altro lato.

I cavalli nitrivano, e i padroni cercavano di tenerli fermi e di non farli muovere troppo. Fortunatamente Axel era un tipo silenzioso.

Artù si fermò, facendoci segno di fare lo stesso.

Nel silenzio riuscimmo a sentire i tamburi dei Sassoni che erano molto, troppo vicini. Probabilmente prima non li avevamo sentiti a causa dell'ansia di cadere nell'acqua. Quanto odio l'ansia.

Non sapevo quale suono fosse più inquietante: i tamburi che si avvicinavano sempre più, o il ghiaccio che ci minacciava.

Noi cavalieri ci guardammo, e tutti sapevano cosa l'altro stesse pensando. "Non possiamo più scappare, ora dobbiamo combattere".

Artù si voltò verso di noi. –Cavalieri...- ci richiamò, chiedendoci con gli occhi il nostro parere.

-Sono stanco di scappare- rispose Bors –e quei Sassoni sono talmente vicini che mi fa male il culo-.

Sorrisi leggermente, aspettando le risposte degli altri cavalieri.

-Non mi piace dovermi guardare le spalle- affermò Tristano.

-Sarà un piacere far smettere quei tamburi- commentò Galvano.

-E guardare in faccia quei bastardi!- aggiunse Galahad.

-Qui. Adesso- disse semplicemente Dagonet, estraendo la sua scure dalla sua sella.

-Togliamoci questo sfizio- esclamai, prendendo Balar e accarezzando il collo di Axel.

Artù aspettò la risposta di Lancillotto, ma questi non disse niente. Lo guardò semplicemente, come per dire "se proprio dobbiamo...".

-Jols- lo chiamò il nostro Comandante, indicando allo scudiero di portare loro le armi.

Reges et equites: Kings and KnightsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora