CAPITOLO VIII

13 1 0
                                    

Uomini e donne

Decisi di farmi un bel bagno caldo per scacciare la tensione. O, come diceva Bors, per lavare via il sangue.

Ero completamente assorbita nei miei pensieri, mentre le mie mani giocavano pigramente con l'acqua.

Ripensai all'offerta di Artù, che ormai avevo accettato. Sarebbe stato strano vivere a Roma? Una città completamente diversa dai villaggi dov'ero cresciuta, e alla quale io non appartenevo? Davvero mi avrebbe sposata, pur di rimanere con me? Si sarebbero chiesti se io fossi un uomo o una donna? Se fosse possibile che, sotto il sangue, il sudore, l'armatura e le armi si nascondesse un corpo femminile, formoso e caldo, come si immaginava all'epoca? Un importante ufficiale romano, un eroe, poteva essere sposato con una donna che non aveva mai indossato un vestito, ma che sapeva impugnare una spada?

Sospirai. Tutti avevano sempre pensato che, in quanto donna, fossi debole. E una volta che provavo loro il contrario, pensavano che fossi la moglie del Diavolo, qualcosa che non doveva nemmeno esistere.

Gli unici che non lo pensavano erano Artù e i nostri compagni, ma forse in fondo l'avevano immaginato anche loro.

Non sapevo se fossi un uomo o una donna. Fisicamente ero una donna, ovviamente, ma mentalmente...non ero stata crescuta come tale. Non avevo imparato a cucinare, a suonare uno strumento, a ricamare. Avevo imparato ad usare una spada, a scoccare una freccia, a prevedere le mosse del nemico e le sue strategie, a uccidere. Non avevo i biondi capelli lunghi di mia madre, o i suoi occhi verde speranza, o il suo corpo esile e aggraziato. Avevo i capelli scuri e corti, come crini di cavallo, gli occhi neri e duri, e il corpo forte e goffo nelle movenze che non riguardavano il combattimento. Probabilmente questo era uno dei motivi per cui non sapevo se fossi innamorata di Artù oppure no. Non mi ero mai innamorata di nessuno, e lui non mi avrebbe ricambiata. Non solo per la questione fratello/sorella, ma anche perché non ero una donna da sposare.

Mi riscossi da i miei pensieri e, notando che ormai mi stavano spuntando le branchie, uscii dall'acqua, avvolta da un telo di lino. Mi asciugai e mi vestii, sempre sovrappensiero.

Poi, appena ebbi finito di vestirmi e iniziai ad asciugarmi i capelli, sentii bussare alla porta.

-Avanti-. Dalla porta entrò Artù, con un mezzo sorriso in volto.

-Buonasera, Comandante- lo salutai alzando le sopracciglia, chiaramente prendendolo in giro (per mascherare la mia perdita di un battito del cuore). Lui ridacchiò.

-Buona sera, mia fedele soldatessa-.

Sorrisi leggermente. –Cosa ci fate nella stanza di una vostra sottoposta, se posso chiedere?- domandai, voltandomi verso di lui e appoggiandomi con le mani al bordo del tavolo. Colsi l'occasione per osservarlo: indossava ancora l'armatura. Chissà se la toglieva quando andava a dormire. 

Dall'aria pulita intuii che anche lui si era fatto un bagno, speravo senza l'armatura. Ma non ci conterei troppo.

-Sono venuto per un controllo- affermò, avvicinandosi leggermente e continuando il gioco.

-Oh- risposi, con un sorriso malizioso degno di Lancillotto –spero che sia tutto in ordine-.

Ci guardammo per alcuni secondi, con dei sorrisetti sulle nostre labbra.

-Comunque, sono qui perché volevo parlare un po' prima di domani- rispose alla mia domanda mentale, guardandomi –da soli-.

Annuii. –Ah, a proposito, dove dormirai stanotte?-.

Sospirò. –Alla taverna di Vanora, anche se non credo sia una buona idea-.

Scossi la testa. –Non lo è per niente-. 

Seguirono alcuni secondi di silenzio, durante i quali eravamo assorti nei nostri pensieri. Poi Artù mi disse, con tono serio –sono venuto anche per chiederti una cosa-.

Alzai lo sguardo su di lui, per fargli capire che stavo ascoltando.

-Quando, prima, ho detto che ti avrei sposata pur di rimanere con te- iniziò, poi fece una pausa. Mi aspettai di sentire "non dicevo sul serio", ma invece disse –non volevo offenderti-.

Feci un mezzo risolino incredulo, arrossendo. –Non...ehm, non mi hai assolutamente offeso...Artù, anzi sono...sono molto lusingata- balbettai, cercando di mantenere un tono sicuro.

-No perché mi sembravi un po'...non so, stupita-.

Risi ancora, nervosamente. –No...cioè sì, ero stupita, non pensavo che volessi...sì insomma, che volessi sposarmi-.

-E perché non dovrei? Se una bellissima donna, Yael, sei coraggiosa, sei spiritosa. Ogni uomo si dovrebbe considerare molto fortunato ad averti accanto-.

Trattenni il fiato e arrossii ancora, mentre il mio cuore si scioglieva lentamente. 

Non morire, non morire, non svenire.

-Grazie- bofonchiai, e lui mi rispose con un cenno del capo.

Sentii un profondo bisogno di cambiare argomento.

-Lancillotto pianterà un sacco di grane per questa storia che andiamo a Roma- dissi, cercando di riacquistare la solita aria spensierata e spigliata che avevo sempre.

-Già, lo so- ribatté, sospirando leggermente –non può vivere senza di noi-.

Scoppiai a ridere.

Nonostante fossi imbarazzante quando ridevo (come se di solito fossi credibile), adoravo quando Artù mi faceva ridere, anche perché nei suoi occhi appariva una scintilla che solitamente non c'era. A volte sorrideva, persino.

Artù sorrideva raramente, era più facile che ridesse, non perché fosse un uomo serio, ma perché era semplicemente fatto così. E sapere che io ero una delle poche persone a farlo sorridere...era una cosa meravigliosa.

-Dovremmo andare nella Sala del Consiglio- affermai, una volta finito di ridere –il sole sta tramontando-.

Annuì, prendendomi la mano e conducendomi fuori.

-Non ci credo che da domani avremo la nostra libertà- affermai, mentre camminavamo. Davvero non ci potevo credere: c'era qualcosa che non andava. Come Artù prevedeva le imboscate, io fiutavo le brutte notizie come un cane da caccia fiuta le sue prede. Speravo ardentemente che mi sbagliassi.

-Ve la siete meritata-.

-Anche tu l'hai meritata, Artù- replicai, mettendogli una mano sulla spalla –abbiamo bisogno di pace, ora-.

Lui sospirò -già, puoi dirlo forte-.

-ABBIAMO BISOGNO DI PACE, ORA!-. 

Reges et equites: Kings and KnightsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora