37. Il tuo cioccolatino

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Il concerto sta ufficialmente per iniziare. Sento la folla scalpitare oltre il palco come una mandria di bufali. Il dj sta mandando una compilation pre-concerto che Lupe in persona ha creato.

«Lo sapevi che ci sono le macchinette piene di M&m's?», Elvira compare alle mie spalle con la bocca piena di cioccolato colorato. Sembra vagamente uno scoiattolo.

Faccio spallucce affacciandomi per l'ennesima volta oltre le tende che separano il palco dal backstage. Le luci stroboscopiche colorano il palco mentre il pavimento vibra a ritmo della musica.

«Perché non vai dal tuo cioccolatino?», continua imperterrita mente rumina i suoi snack. Sbuffo sapendo che ognuno di loro continuerà con la propria battaglia finché non mi annienterà.

«Perché non ti fai i cavoli tuoi?», domando sarcastica sentendo le lamentele di Lupe provenire dalla sala trucco. Che poi definirla "sala" è un complimento, sembra più che altro uno scantinato che ha appena subìto una derattizzazione.

«Hana, Hana, Hana. Noi siamo la tua famiglia...», sospira come se si stesse trattenendo dal dire qualcosa di davvero segreto. Storco il naso davanti alla sua faccia seria.

«Cosa state architettando?», domando seriamente preoccupata. Se rovinano lo show e lo spettacolo, Lupe se li sogna gli sponsor.
È il suo turno di fare spallucce. Non mi dirà niente, ovvio. Cosa potevo aspettarmi, no?!

El se ne va, prima però mi lascia un paio dei suoi m&m's rossi. Li mastico velocemente cercando di capire cosa diavolo vogliano fare. Lo sapevo che questa mini gita fuori porta era un pericolo sin dall'inizio. Stupida io a non aver dato ascolto al mio subconscio.

Lupe finalmente sale sul palco, stretta un un paio di pantaloncini viola elettrici e un top abbinato. La faccia è ricoperta di glitter argentati che la fanno sembrare una palla da discoteca.

Inizia a cantare e mentre passeggia da una parte all'altra del palco si muove i capelli, capelli che per l'occasione sono stati allungati con delle extension viola. Siamo alla fiera dei mirtilli per caso?

"He's not a good boy or a bad boy. He's just a boy with a broken heart."

Tutti dietro il backstage siamo incantati ad ascoltare la voce melodiosa di Lupe. Ondeggiamo mentre le parole della canzone più triste che io abbia mai sentito si diffondono per l'arena.

«Per la prossima canzone vorrei invitare qui sul palco un paio di persone», sorride sincera la bionda voltandosi verso di noi: la manager ci spinge tutti sul palco, nessuno escluso.

«Avrei voluto che ci fosse mio fratello dietro la console, ma quello stronzetto è troppo pigro per scomodare le sue regali chiappe», la platea scoppia in una risata collettiva.

La base parte ma io non la riconosco. Daniel si unisce alla band iniziando a suonare il basso. Ma non era un batterista?!

Val ed Elvira si allontanano verso una lato del palco per ballare insieme agli spettatori. Mi accorgo troppo tardi di essere rimasta da sola con Montez, per di più davanti a centinaia di migliaia di persone.

«A quanto pare era questo il loro malefico piano: farci rimanere da soli senza via di scampo e sotto gli occhi di tutti», esclamo senza dovermi curare di abbassare la voce. La musica copre benissimo le mie parole.

«L'aveva detto Lupe, non avrebbe fatto finta di niente», sorride iniziando ad ondeggiare con il corpo invitandomi a fare lo stesso. «Che stai facendo?», domando sconsolata.

«Siamo ad un concerto, balliamo. No?», mi porge la mano come un invito. Nel momento in cui l'afferro tutto scompare: la musica, le persone che urlano, le luci. Ci siamo solo noi e questa è pura magia.

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