39. You're my angel, baby

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Vorrei mettere una citazione di "Angel" degli Aerosmith, ma mi sono resa conto che dovrei mettere tutta la canzone, perché una parte non basta. Se potete ascoltatela!

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Svegliarci insieme nello stesso letto, con la consapevolezza che qualcosa tra di noi è cambiato, mi provoca una sensazione di scombussolamento.

Rivivo per un secondo gli ultimi momenti passati prima di addormentarci. Contro ogni previsione non abbiamo fatto sesso, sentivamo che non ci serviva, non in quel momento.

Abbiamo parlato fino a tarda notte per poi addormentarci, questa volta con il sorriso sulle labbra. Non ho mai sentito l'esigenza di dormire con qualcuno al mio fianco come in quel momento.

Di solito adoro avere il letto tutto per me, ma se ieri sera mi fossi trovata da sola in questa stanza di hotel probabilmente avrei avuto paura. Paura di stare da sola.

«Ehi, piccola», la voce arrochita di Montez mi raggiunge come il buongiorno migliore che potessi ricevere. «Buongiorno». Senza preavviso mi trascina su di sé per regalarmi un bacio.

«Buongiorno», ricambio con un sorriso che mi fa brillare gli occhi. Ok non ne sono sicura, ma tutta la felicità che sento dovrà pur essere visibile sul mio volto.

«Credo che tra poco dovremo scendere», mormora osservando il cellulare sul comodino. Brontolo scuotendo la testa. «Rimaniamo qui, dai», mi stampo in viso un sorrisetto giocoso che lo fa sorridere.

«Rimarrei qui tutto il tempo che vuoi, ma tra cinque minuti ci troveremo la donna delle pulizie alla porta», la sua espressione contrita mi fa capire che neanche lui ne è felice.

«Non penso proprio, visto che ho appeso il cartello non disturbare alla maniglia», sorrido sapendo di averlo sorpreso e rotolo sulla schiena tornando sul mio lato del letto.

«Sei proprio una furbetta», mentre ride mi piomba addosso, facendomi tirare un strillo per la sorpresa. Le sue labbra si posano sul mio collo con l'intento di farmi il solletico.

«Oddio non respiro», rido cercando di scollarmelo di dosso. Le sue mani si infilano oltre il bordo dei pantaloncini da notte per farmi i grattini sulle natiche. «Ma sei normale?», domando in un mugolio.

«Ti conosco meglio di chiunque altro, tesoro», con le unghie mi graffia le curve facendomi gemere.

A interrompere questa lenta tortura è Lupe, anzi un suo messaggio, in cui ci informa che oggi faremo un giro per la città, prima di tornare definitivamente a casa. In un ps mi comunica che ha visto l'invito a non disturbare sulla porta e che è molto felice per noi.

«Sono già arrivate le prime congratulazioni, non voglio sapere cosa ci aspetta a colazione», riesco a sguanciare fuori dal letto, prima che Montez riesca per davvero a strapparmi di dosso i pantaloncini.

«Sarebbe più facile non scendere», mi tenta sdraiandosi dove prima ero io. Devo ammettere che è davvero sexy in questa posizione: con un braccio piegato sotto la testa e le gambe leggermente divaricate.

Ci manca solo che si ricopra di olio e sarebbe la personificazione del mio sogno erotico.

«Si sarebbe più facile, ovvio, ma tanto verranno loro a prenderci se non ci vedranno scendere», faccio spallucce mentre recupero un top dalla valigia.

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