6. Non sono H&M, non faccio sconti

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Lana LaPecora🐑
Perché Izy mi ha appena scritto che vuole ucciderti?

Fisso da un paio di minuti il messaggio per capire cosa rispondere. Non so se sia la scelta giusta parlarne già con Lana, ancor prima di parlarne con la nostra famiglia, che nonostante abbia assistito a tutta la scena è completamente estranea alla situazione.

Ma pensandoci bene Lana è una delle poche, se non l'unica persona che riuscirebbe a far tornare la calma tra di noi.

Tu
Le ho sbattuto in faccia che ha un problema...

Lana LaPecora 🐑
Cazzo...
Lascia che le parli io, dopo ti scrivo

Visualizzo ma non rispondo. Non ho voglia né forza. Se fosse per me la lascerei da sola finché non capisce che ho ragione.

«Mangia», Sammy mi porge una barretta energetica ai mirtilli. Questa non la sputo. Gli sorrido ringraziandolo. Cosa farei senza di lui?

«C'è qualcuno qui fuori che vorrebbe sapere come stai», tentenna lanciando un'occhiata fuori dalla porta.

«Sam, se è mio padre caccialo via», il mulatto, dal canto suo, scuote la testa e poi si dilegua come se non avessi aperto bocca.
Tengo lo sguardo basso aspettando che costui entri.

Sento qualcuno entrare, chiude la porta, e si siede al mio fianco, tutto in totale silenzio. Sposto lo sguardo verso la sagoma per capire chi è. Dall'abbigliamento mi è quasi impossibile non identificare Montez. Le camicie hawaiane con le palme sono il suo marchio.

Cosa ci fai qui?

«Sei stata un po' dura», inizia facendomi sbuffare. Se è venuto qui per farmi la paternale può tornarsene da dove è venuto, anzi, può direttamente andarsene a fanculo.

«Grazie per sollevarmi sempre il morale», mormoro storcendo le dita delle mani per il nervoso. Lo sento sogghignare.
«Non ho detto che hai torto...» ci tiene a precisare, facendomi alzare gli occhi al cielo.

«Al momento sei utile come...» tentenno non trovando un oggetto di paragone. Quanto vorrei ubriacarmi in questo momento.
«... come la birra analcolica», ridacchio sentendo la situazione alleggerirsi.

«Ehi, la birra analcolica è buona», protesta facendomi spalancare la bocca per lo stupore.
«Tu non stai bene», scuoto la testa sorridendo leggermente.

«Neanche tu stai bene: ti sei fatta prendere a schiaffi di proposito», la tensione torna a circondarci, tanto che sento il bisogno di allontanarmi da lui il più possibile.

«Cosa stai dicendo?» mormoro fingendomi confusa. Non voglio che sappia che il mio unico intento è quello di scatenare una reazione dentro Izar.

Mi fissa offeso prima di tornare a puntare lo sguardo verso la scrivania di mia madre.
«Non sono cieco, me ne sono accorto di come continuavi a sfidarla», scuote la testa.

Se c'è arrivato lui, potrebbe saperlo anche qualcun altro.

«Magari avevo solo voglia di litigare», ipotizzo messa alle strette. Nessuna persona normale avrebbe questo desiderio, ma alla fine l'ha detto anche lui: io non sto bene.

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