13. Christine Taylor

700 25 3
                                    

Mi sistemo il vestito di chiffon sui fianchi ripensando ancora una volta a quello che mi aspetta di sotto. Santiago ci presenterà ufficialmente la sua fidanzata. Ancora non ci credo. Già mi è bastato scoprirlo a pomiciare sul tetto del mio liceo, non credo di riuscire a sopportare una cena intera.

«Ti prego salvami», sospiro fissando il volto di Lupe nello schermo del pc. Siamo in chiamata su Skype ormai da tempo immemore, ho pure fatto il bagno nella vasca in sua compagnia.

«Non può essere cosi male», obbietta distesa sul letto con un cuscino sotto lo stomaco.

«Probabilmente ieri quando mi ha fermata voleva dirmi proprio questo», borbotto sconsolata. Stupida io a non averla ascoltata, mi sarei risparmiata la sorpresa.

«Te l'ho sempre detto che dovresti essere più paziente con le persone e ascoltare quello che vogliono dirti», sogghigna vincente godendosi i miei sbuffi seccati.

«Non ti sopporto». Mi giro verso l'armadio per afferrare un paio di pumps nere. Le indosso come se fossero la scarpette di cristallo che il principe portò a Cenerentola. (Non so se in Sud America esistono le favole come Cenerentola lol)

«Dici che si nota la mia voglia di sfidarla?», domando mostrandole contenta la mia calzatura.

«Hana, Hana, Hana... Sei per caso gelosa?», ride di gusto sistemandosi il ciuffo biondo dietro l'orecchio.

«Senti, non tutte posso entrare a far parte della nostra famiglia. Devo metterla alla prova per capire se ne è all'altezza», mi siedo alla toeletta. Afferro la spazzola iniziando a passarla tra i capelli con studiata lentezza.

«Va bene, Miss. Superiorità. Aspetterò con ansia il tuo riassunto della serata», si alza a sedere stiracchiando le braccia contratte. «Devo scendere o mamma potrebbe decide di lasciare Mateo figlio unico», mi manda un bacio prima di chiudere la chiamata.

Decido che ormai è ora di scendere o potrebbero mandare qualcuno ad assicurarsi che io sia ancora viva. I tacchi sbattono sul parquet annunciando la mia presenza.
«Non sono ancora arrivati, joder?», domando con la mia solita finezza da elefante.

Mamma decide di ignorare il mio linguaggio fine e di controllare quello che ho indossato. «Ti sta bene», sorride congiungendo le mani sul ventre. La pancia inizia a farsi vedere e il vestito aderente che indossa lo sottolinea.

«Ti vedo in forma», borbotto rasserenata ricordando il meraviglioso pomeriggio che abbiamo passato insieme. Madre, figlia e un water. «Adesso si», annuisce pensierosa.

«Non dirlo a tuo padre, ma gli ho finito le caramelle allo zenzero», ridacchia facendomi alzare gli occhi al cielo.

«Finché sono le caramelle...», mormoro sperando non mi senta. Di certo non sono io quella che le dirà che papà ha ripreso a fumare.

Mi appoggio al bracciolo del divano controllando ritmicamente l'ora sullo schermo del cellulare.

«I due piccioncini si sono persi per strada?», papà fa la sua regale comparsa, mostrando a tutti il suo completo blu scuro. Non fatemene una colpa, ma ho il papà più figo del mondo.

Sogghigno notando che io e papà siamo identici. Insofferenti come pochi.

Decido saggiamente di abbassare lo sguardo sullo schermo del cellulare quando iniziano a baciarsi come ragazzini. Mi dispiace ma non voglio arrivare a tavola con il voltastomaco. Non si intona per niente al mio abito.

Catturata dal profumo di arepas che esce dalla cucina, decido di seguire i gorgoglii del mio stomaco e - come un segugio sulle tracce di un coniglio - sgattaiolo in cucina.

Vas A QuedarteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora