46. Matrimoni e spinelli

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Quando arriviamo a casa è ormai pomeriggio inoltrato e hanno tutti già mangiato. Poi ci siamo noi con lo stomaco che si contorce dalla fame.

«Ma dove eravate finiti?», papà e Santiago ci vengono incontro per portare le borse con il cibo in cucina. «C'è stato un incidente, ve l'ho detto», sbuffo posando sul tavolino all'entrata le chiavi dell'auto.

«Eccovi finalmente», zia Ester esce dalla cucina con il marito Alex al seguito. Ecco il traditore. Non cerco neanche di nascondere l'occhiataccia che gli lancio e lui se ne accorge.

Mai mettersi contro Hana Rivera!

Decido di andare a sdraiarmi sul divano con un piatto di avanti del pranzo a cui non ho partecipato, mentre il resto della famiglia riposa intorno a me.

Mateo e Lupe stanno giocando a Just Dance davanti al televisore, mentre Santiago e Christine cercano di amoreggiare. Con scarsi risultati vorrei precisare, visto che il sergente Elettra Castillo li sta tenendo sotto tiro con il suo sguardo da giustiziere.

«Lo sapevo», rido con le gambe posate sulle cosce di Tez, mentre me ne sto appoggiata al bracciolo della poltrona. Il divano era già occupato e così stiamo dividendo la poltrona.

Tiago mi guarda male notando che stiamo ridendo di loro e del fatto che non possano neanche tenersi per mano che la nonna interviene armata di mestolo.

Sposto lo sguardo verso il cellulare che tengo in bilico sulla coscia, che ha appena vibrato comunicandomi di aver ricevuto un nuovo messaggio.

Con l'impronta digitale sblocco lo schermo e leggo solo l'anteprima del messaggio. Oh mio dio. Lana e Sammy hanno detto ai loro genitori del matrimonio e loro hanno accettato la cosa.

Rivolgo uno sguardo a Izar dall'altra parte del salone, anche lei mi osserva e stira un sorrisetto. Ok, diamo inizio ai preparativi.

«Papi», urlo stridula mentre annoto alcune idee nelle note del cellulare. Non si sa mai.
Il mio caro genitore si volta nella mia direzione rivolgendomi uno sguardo interrogativo.

«Mi serve la lista degli eventi dell'hotel, devo organizzare un matrimonio», sorrido angelica sotto il suo sguardo stralunato.

«Spero non sia il tuo di matrimonio», conviene lanciando un'occhiataccia a Montez. «Tranquillo, per quello dovrai aspettare ancora. Ma non troppo...», sorrido compiaciuta.

«Il mio portatile è di sopra nell'ufficio, la password la sai», e si volta di nuovo verso zio Ryan, il mio caro suocero Ryan. Oh mio dio questo sì che è strano da dire.

«Saliamo?», chiedo a Tez mentre poso il piatto vuoto sul tavolino da fumo al lato della poltrona. «Certo, futura mogliettina».
Deve aver colto l'antifona del mio precedente discorso e non ha perso tempo a usarla contro di me.

«Chi ti assicura che sarai tu a sposarmi?», domando provocatoria mentre saliamo le scale. La mia domanda è una pura frecciatina, anche perché se non dovessi sposare lui non voglio sposare nessun altro.

«Il fatto che non riesci a resistermi», sfoggia il suo ghigno più malefico mentre mi inchioda con la schiena contro la ringhiera delle scale.

«Se fossi in te, non ne sarei così sicuro», scivolo via dalla sua presa e continuo a salire.
Arriviamo al secondo piano e da qui i rumori del piano di sotto sono praticamente spariti.

«E non dimenticare che non ti mollerei per nessuna ragione al mondo. Mi sembra un po' improbabile che tu riesca a sposare qualcun altro», finalmente soli riesce a mettere le mani su quello che non è riuscito a toccare per tutta la mattinata.

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