capitolo 13

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La luce del sole entrava dalla finestra battendomi sulle palpebre e costringendomi a girarmi. L orologio segnava le 8.30 del mattino e sapevo che tutti stavano ancora dormendo poiché ieri, con la comparsa di mio padre, avevamo fatto tardi. Anche io avrei voluto continuare a dormire, ma il rumore del phon mi dava un fastidio tremendo. L odore di vaniglia mi invase le narici e la mia sete si fece sentire subito. Dopo pochi minuti uscì Geremia dal bagno sorridendo come un bambino e iniziò a vestirsi. Guardai tutti i suoi movimenti rapidi e decisi. I suoi muscoli si contraevano a ogni suo movimento, i capelli lisci e neri erano alzati avanti e bloccati dalla lacca. Se li era tagliati da solo? I suoi occhi brillavano di un verde pastello chiaro e il suo volto era rilassato e divertito.

Geremia: Buon giorno piccola.

Mi rivolse uno dei suoi sorrisi perfetti e, già vestito, si sedette al mio fianco sul letto passandomi una mano tra i capelli e buttandoli dietro la testa. Si chinò stampandomi un bacio sulla fronte e si alzò per uscire. La maglia bianca con la scritta blu "blood = Life" e il pantalone di jeans stretti e scuri gli davano l aspetto di un ragazzino di 18 anni felice e bellissimo. Sotto la porta si fermò e mi guardò accennando un altro sorriso.

Geremia: tra un Po arriva tuo padre, quindi vestiti pigrona e scendi.

Poi uscì lasciandomi da sola. Mi stiracchiai ancora sotto le coperte e feci scorrere la mano sul suo lato del letto. "Ma che...?"

Io: o mio Dio.

Tirai via le lenzuola e vidi una grossa macchia di sangue sul letto, oramai secca. Corsi il bagno e mi guardai il collo allo specchio, ma non trovai nessun segno di morso. Forse ero io che avevo morso lui. "Ecco perché sento il suo odore."

Mi feci una doccia veloce, misi il pantaloncino e la canotta del giorno prima e le scarpette bianche, legai i capelli in una treccia e scesi in cucina. L orologio sul muro segnava le 9.00 del mattino e tutti gli altri stavano ancora dormendo. Presi una bottiglia con il liquido rosso denso e ne mandai giù un paio di sorsi per farmi passare il bruciore alla gola e la posai al suo posto. Mi recai in giardino e ammirai il sole brillare sulle foglie verdi e gialle. I fiori profumavano di fresco e gli uccelli cinguettavano sui rami alti.

Lucifero: Buon giorno.

Io: Buon giorno a te padre.

Lui mi sorrise. La maglia nera e il pantalone nero di pelle gli davano l aspetto oscuro che lui voleva assumere, e ci era riuscito. I capelli neri erano scompigliati e gli occhi blu brillavano alla luce del sole. Il suo volto era felice e il suo sorriso sereno.

Lucifero: dormito bene?

"Dormito???"

Io: certo.. e lei?

Lucifero: o ti prego figlia mia dammi del tu. Comunque, si. Anche se alcuni demoni mi hanno fatto dannare.

Io: non a caso sono demoni.

Gli sorrisi, e lui ricambiò. Una leggera brezza di vento mi portò al naso un dolce profumo di vaniglia così mi girai a guardare Geremia seduto su un albero che ci guardava.

Geremia: Buon giorno piccola. Dormito bene?

Io: giorno. Ehm..si...e tu?

Geremia: Certo.

Scese dall'albero e ci raggiunse piano e a passo deciso. Il suo sorriso era malizioso come a dire  -ieri-è-stato-bellissimo-e-lo-rifarei-anche-questa-sera-piccola. Abbassai lo sguardo a terra e Respirai affondo. "Stefan"

Il profumo di rose rosse mi fece girare lievemente la testa e quando mi Voltai i miei occhi si posarono su uno Stefan appena sveglio con i capelli scompigliati e gli occhi blu mare. Era già vestito e aveva qualche cosa di diverso. Corsi verso di lui è gli saltai addosso e lui, da buon fidanzato, mi afferrò al volo facendomi girare per poi farmi ritornare con i piedi per terra.

La Prescelta. L'inizio di una battaglia.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora