capitolo 9

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Mi ritrovai in ginocchio sulla schiena di Geremia, mentre gli tiravo le braccia all indietro. Il suo torace e la testa erano sollevate dal suolo e i suoi occhi erano fissi avanti a se. Le sue labbra erano spaccate e il mio volto era pieno di lividi che però stavano già scomparendo. Aiciel e gli altri erano rimasti in silenzio per tutta la durata della battaglia. Ero stremata e mi tremavano le gambe, il respiro pesante e i capelli oramai sciolti.

Io: ..ti...arrendi?

Passarono un paio di secondo dalla sua sottile risatina.

Geremia: No. Tu ti arrendi!

Con le braccia mi tirò su di se facendo combaciare il mio petto con la sua schiena e costringendomi a stendere le gambe per la posizione scomoda in cui mi aveva messo. Si girò su un fianco e io lasciai la presa cercando di alzarmi prima che lui mi bloccasse, ma rimasi ferma a causa delle sue mani tra le mie, e il fatto che si era seduto su di me mi rimase di stucco. Dalla sua fronte scendevano piccole gocce di sudore che si andavano a nascondere, scivolando, fino alla base del collo per dissolversi sulla maglia a mezze maniche blu. Le sue labbra erano tornate come quando avevamo iniziato a combattere, i suoi occhi erano tornati verde smeraldo e il suo sorriso si fece intenso e largo fino a mostrarmi i canini.

Geremia: hai perso!

Non sapendo cos'altro fare o come reagire gli sorrisi. I suoi occhi si illuminarono di una luce propria al mio sorriso, e i miei occhi si persero in quella luce per un paio di minuti per poi tornare a guardare il suo volto.

Io: cosa mi stai facendo?

Geremia: la domanda è..."cosa mi hai fatto"?

Geremia si alzò lasciandomi li per terra a guardare il cielo. Mi alzai e guardai Stefan. I suoi occhi si fecero piccoli e divennero blu ghiaccio. "I no...ha capito"

Stefan: vieni con me.

La sua mano mi afferrò il braccio sollevandomi e trascinandomi con sé fino in cucina. Chiuse la porta finestra e restò a guardarmi. Il suo sguardo accusatore mi fece sentire piccolissima e quindi Abbassai lo sguardo sulle dita ancora sporche di terreno. Mi avvicinai al lavandino e iniziai a lavarle.

Stefan: cos era quello?

Io: quello cosa?

Stefan: quello che ho visto. Quello che abbiamo visto tutti.

Io: non era nulla.

Stefan: non dirmi cazzate Kira. Mi stai nascondendo i tuoi pensieri e quindi c'è qualche cosa che non mi hai detto.

Io: smettila di leggere i miei pensieri.

Le mie mani erano più che pulite, eppure non riuscivo a smettere di prendere il sapone e lavarle. Mi sentivo così...così sporca.

Stefan: ti stai consumando le dita. Kira, voglio sapere la verità.

Respirai affondo il profumo del sapone al limone e Asciugai le mani contro la maglia. Lo guardai dritto negli occhi e decisi di mentire. Mentire spudoratamente.

Io: ok...Io...

Geremia: l ho baciata.

Geremia era fermo sotto la soglia della porta, i capelli ancora bagnati e il pantalone lungo di jeans, le braccia al petto e lo sguardo serio e sicuro di se. Entrò in cucina piano, calcolando ogni suo movimento o respiro. I suoi occhi, che fino a poco fa erano verdi, erano ritornati neri. "Com'è possibile?"

Stefan: cosa?

Geremia: ti prego non farmelo ripete. È successo. Doveva succedere.

Io: doveva....?

Geremia: Si doveva. Io sono quello che ti ha dato il sangue quando eri umana.

Stefan rimase immobile. Il fiato spezzato e gli occhi sbarrati su Geremia che mi stava guardando.

Stefan: come...Com'è possibile?

Geremia prese una sedia e si accomodò con molta grazia passando una mano tra i capelli bagnati e accavallando le gambe.

Geremia: quando i tuoi hanno deciso di avere una figlia io ero umano. Spiego meglio. Quando lucifero ti ha creata io ero ancora umano, ed ero uno dei servitori umani come i tuoi genitori prima che donassero la loro anima per te. Il problema era che ne Lucifero ne i tuoi genitori potevano darti il sangue poiché il loro era "maledetto" quindi tuo padre decise di prendere parte del mio sangue e passarlo a te per darti la vita.

Stefan: e quindi voi siete legati dal cosiddetto "patto di sangue".

Geremia: esatto.

Geremia sorrise mentre Stefan si lasciò cadere su una sedia. Io non riuscivo a muovere un muscolo. Non avevo mai sentito parlare del patto i sangue, e nel libro rosso non c era scritto nulla di tutto ciò. Stefan mi stava guardando, la sua espressione sfinita e ferita mi fece crollare su me stessa. Geremia restò fermo a guardare le nostre reazioni prima di sorridere.

Geremia: il patto di sangue si ha con lo scambio o la donazione di sangue.

Io: Stefan ha bevuto il mio sangue.

Geremia: oh quella si chiama sete piccola. Il patto di sangue avviene quando un umano, o umana che sia, creata dal demonio riceve il sangue di un umano servitore del demonio stesso. A quel punto il demonio può prendere parte di quel sangue e darlo al neonato decidendo del destino del donatore, e dato che io ero, e sono, il suo più fidato servitore ha deciso di trasformarmi lui stesso. Ecco perché io sono l unico che riesce a batterti, o almeno a tenerti testa.

"Non è possibile"...

Stefan: è possibile inveire Kira. Tu sei legata a lui, anche se adesso il tuo sangue è quello di un vampiro.

Geremia si alzò avvicinandosi a Stefan con calma e, porgendogli la mano, gli sorrise e lo fece alzare. Rimasi a guardare i due, uno difronte all'altro che si guardavano. Dopo pochi secondi Stefan sorrise in risposta è gli strinse la mano. Il loro sorriso si fece malizioso e malefico allo stesso tempo.

Geremia: lo sai che in questo caso bisogna combattere ad armi pari.

Stefan: certo che lo so.

Geremia: Bene, quindi io ho deciso di metterla sul piano della seduzione.

"Cosa????"

Io: Cosa????

I due si voltarono a guardarmi e chinarono la testa di lato. "O quanto sono...o no aspetta". Portai i pugni ai fianchi e li guardai storto e sbuffando alzai gli occhi al cielo.

Io: spiegatemi meglio almeno.

Stefan: nel caso in qui ci sono due pretendenti per una vampira allora si combatte e quello che vince si prende "il bottino".

Geremia: Dato che io sono molto più forte di Stefan ho deciso di metterla sul campo della seduzione. Dato che tu ti sei innamorata di Stefan quando eri umana una parte di te è legata a lui, mentre l altra parte è legata a me.

Stefan: noi faremo il possibile per sedurti, e alla fine tu deciderai chi sarà "il vincitore".

Io: non mi piace questo gioco.

Stefan e Geremia tornarono a guardarsi e con sguardo serio ma il volto divertito parlarono.

Geremia/Stefan: A me si.

La Prescelta. L'inizio di una battaglia.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora