capitolo 12

2K 159 10
                                    

"Cosa???"

Non potevo crederci. "Lo ha chiamato padre?" Stefan e Dario lo fissarono, mentre io invece fissavo il vuoto. Tornai su il loro abbraccio. Lucifero lo guardò dalla testa ai piedi e sorrise dolcemente.

Lucifero: non sei affatto cresciuto.

Il suo sottile umorismo fece ridere Geremia, e avrebbe fatto ridere anche noi se non fossimo stati così sconvolti.

Io: padre?

Lucifero mi guardò divertito  mentre Geremia prendeva una bottiglia di sangue fresco dal mobile.

Lucifero: già, però non è mio figlio chiariamo.

Tirai un sospiro di sollievo che notarono tutti, e che fecero dopo di me. L ansia mi pervade il corpo per poi scaricarsi al suolo, e gli occhi di Geremia si schiarirono fino a diventare grigi.

Geremia: ti ho spiegato già che lui mi prese sotto la sua ala protettrice, quindi adesso io lo chiamo Padre.

Io: capisco...è solo che...Mi fa strano.

Lara: non fa strano solo a te.

Lucifero posò gli occhi su Lara che continuava a fissarlo. Le si avvicinò e baciandole la mano, gli sorrise con dolcezza. Lara sospirò e fece gli occhi dolci. "Fa gli occhi dolci dolci a mio padre? Avrà si è no 1.000.000 di anni".

Lucifero: lei è la fanciulla che ti ha aiutato con la trasformazione?

Lara: si. Piacere di conoscerla Lucifero.

Gli occhi di Lara erano lucidi e grandi. Dario prese Lara per mano e la attirò a se con fare possessivo e molto geloso. Lucifero lo guardò con la coda dell'occhio e poi gli sorrise.

Lucifero: Dario, come stai ragazzo?

Dario: molto bene Signore.

Lucifero: vedo che hai trovato anche tu l amore.

Dario: ho avuto fortuna Signore.

Lucifero si girò verso Stefan che si era messo al mio fianco. Gli presi la mano e la strinsi forte e lui mi guardò sorridendo. Il suo sorriso mi tranquillizzò del tutto, e gli occhi di Geremia lo dimostravano.

Lucifero: Stefan.

Stefan: Signore.

Lucifero: o chiamami Lucifero ti prego.

Stefan: non posso Signore. Anche se adesso sono il "re" lei sarà sempre il mio sovrano e il mio dovere è rispettare la sua posizione.

Lucifero sorrise compiaciuto e si avvicinò alla porta finestra poi ci guardò tutti e sorrise.

Lucifero: Aiciel ragazzo, perché ci stai mettendo così tanto con mia figlia?

Aiciel abbassò la testa verso il pavimento e mise le mani dietro la schiena. Notai che con mio padre tutti si sentivano a disagio, e anche io. Infondo lui era il sovrano degli inferi e delle anime quindi era normale sentirsi così difronte a lui.

Aiciel: Lucifero, abbiamo avuto degli inconvenienti in questi giorni e l allenamento ci è sfuggito. Ma non si preoccupi, domani allenerò sua figlia tutto il giorno.

Lucifero: bravo ragazzo, domani ti aiuterò d'accordo?

Aiciel: sarebbe fantastico Lucifero.

"Aiciel lo chiama Lucifero. Da quanto tempo Aiciel è un vampiro?"

Ci ritirammo tutti nelle proprie camere e Lucifero tornò, presumo, negli inferi assicurandomi che sarebbe tornato domani. Mi infilai il pigiama e sciolsi i capelli, mi gettai sul letto e guardai verso la finestra. Geremia era seduto su una poltroncina girata verso il letto e mi stava guardando. I suoi occhi erano verde scuro e le sue labbra era strette in una linea dura e seria.

Io: cosa c'è  adesso?

Geremia: nulla.

Io: e allora perché sei così serio?

Geremia: io sono sempre serio Kira.

Io: non è vero, questa mattina sorridevi.

Geremia: questa mattina ero felice.

Io: e perché adesso non lo sei?

Geremia: ...Non lo so.

Il suo volto si fece curo e i suoi occhi verde smeraldo. Forse era dovuto al fatto che  iniziai a provare tenerezza per quel viso così duro ma dolce e preoccupato. Mi girai su un fianco e bussai sul letto 2 volte con il palmo della mano.

Io: avanti vieni qui.

Geremia si alzò e si stese sul letto, al mio fianco, con molta lentezza e si portò una mano dietro la testa per tenerla alzata e guardarmi negli occhi. La maglia del pigiama si alzò presentandomi una V perfetta.

Io: allora cosa ti turba.

Geremia: ho visto...come stai con Stefan. Lui è capace di calmarti. Con lui stai bene.

Io: anche con te sto bene Geremia.

Geremia: ma con Stefan è diverso. Tu....lo ami.

il suo sguardo era basso e...vulnerabile? Gli accarezzai la guancia fino alla spalla, poi lo baciai piano sulle labbra.

Io: non so se lo amo così tanto a questo punto.

Geremia mi guardò. Nei suoi occhi nacque un pizzico di speranza e mi sorrise come un bambino quando riceve il regalo che tanto aspettava. Mi accarezzò i capelli e mi baciò con passione e voglia. La sua lingua esplorava la mia bocca e le sue mani mi tiravano i capelli. Gli tirai via la maglia e accarezzai il suo petto nudo e duro. La sue erezione premeva contro le mie mutande e iniziò a mordermi il labbro.

Geremia: non possiamo farlo.

Il suo fiato era spezzato dai gemiti di piacere e voglia che crescevano in entrambi.

Io: già...Non dovremmo.

Geremia mi fece girare stendendosi su di me e tenendomi le gambe alzate fino ai suoi fianchi. Mi guardò con gli occhi verdi brillanti e pieni di voglia. I capelli neri gli cadevano sulla fronte e la lingua leccava il labbro superiore. Come facevo a resistere a così tanta bellezza. Lo attirai a me è iniziai a baciarlo.

Geremia: ti voglio così tanto Kira. Ma non posso se tu non vuoi.

Biascicò contro le mie labbra.

Geremia: dimmi che lo vuoi anche tu Kira.

Io: Ah!

Geremia: dillo.

Strinsi le braccia attirandolo di più a me e affondai le mani nei capelli morbidi e lunghi.

Io: Si. Lo voglio.

La Prescelta. L'inizio di una battaglia.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora