25 - Ultimo atto... di coraggio.

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Capitolo 25Ultimo atto

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Capitolo 25
Ultimo atto... di coraggio.

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In punta di piedi sul ciglio di un dirupo.
Il vuoto sotto di lui e nessuno più a trattenerlo sulla terra ferma.
Senza Taehyung sentiva di aver perduto ciò che fino a quel momento gli aveva permesso di non impazzire.

Stava crollando, il suolo si sgretolava sotto le suole come gesso.
Non aveva motivo di combattere oltre.

«Jungkook.» Namjoon lo chiamò picchiettando lui la spalla. Non ebbe la forza di sollevare il capo, di mostrare quanto fosse distrutto. Un bicchiere di carta del Cozy Caffein gli venne gentilmente offerto dall'uomo, ignaro di quanti ricordi potesse riportare a galla con quel singolo gesto.
«Dovresti andare a casa a riposare, non hai una bella cera. Posso aggiornarti io in merito-»

«Non mi muoverò da qui finché un cazzo di medico non mi darà sue notizie. Posso anche morire seduto su questa schifosa sedia, non me ne andrò.» fu perentorio, non ammise repliche e se anche l'agente avesse tentato, non gli avrebbe dato ascolto. Seppellí il viso tra le mani e pianse in silenzio.

Una voce gridò lungo il corridio, qualcuno che Jungkook conosceva fin troppo bene. «Taehyung! Che cazzo è successo? Dov'è Taehyung!?»

Yoongi dietro di lui, tentava invano di placare la sua preoccupazione. «Minnie non gridare, dio! Ci cacceranno!» gli strinse la mano e lo frenò dal discutere con un infermiera. Notò la presenza di Jungkook e di un agente seduti in sala d'attesa e si diresse verso di noi. Il viso di Jimin si dipinse di rabbia.

Jungkook si alzò in piedi, gli occhi gonfi e arrossati dal pianto, la maglietta e le mani ancora intrise del sangue di Taehyung.
Il biondo si avvicinò incollerito e gli diede una spinta, colpendolo diretto alla spalla. «Che cazzo è successo? Cosa hai fatto a Taehyung!?»

«I-io non-» tentò di spiegarsi, la voce ormai rauca si spezzò nel bel mezzo della frase.

Uno dei dottori uscí in quel momento dalla sala operatoria e si parò di fronte all'agente. «Agente Kim Namjoon. Può darci informazioni in merito alle condizioni del paziente Kim Taehyung?»

L'uomo sembrò sfinito, le pesanti occhiaie scure lo invecchiavano di parecchi anni e il camice sporco per poco non fece sì che Jungkook vuotasse il contenuto del suo stomaco sul pavimento.
Tutti si concentrarono sulla sua figura, avidi di informazioni, trepidanti a causa della tensione e dell'ansia che rendevano l'aria tremendamente satura, quasi irrespirabile.
«Mi dispiace informarvi che il ragazzo non ce l'ha fatta-» annunciò pacato. Il cuore di Jungkook sembrò fermarsi, il suo intero corpo si immobilizzò, fossilizzato in quell'istante, nella fermezza di quelle parole. Non riuscí a versare una singola lacrima, non riuscí a gridare. Rimase immerso in un preoccupante mutismo persino quando il medico continuò a parlare. «Siamo riusciti a ricucire la ferita ma aveva già perso molto sangue. Il coltello doveva aver perforato qualche organo poiché mentre ricucivamo, c'è stata un emorragia interna e non siamo riusciti a fermarla in tempo-»

'Til our wounds bleedDove le storie prendono vita. Scoprilo ora