2 - Essere dei vincenti significa davvero non mollare mai?

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Capitolo 2

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Capitolo 2

Essere dei vincenti significa davvero non mollare mai?

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Taehyung quasi non riusciva a muovere un passo, scosso com'era. Le mani iniziarono a tremare man mano che l'adrenalina lasciava il posto a qualcosa di più oscuro.

Senza nemmeno attendere il ritorno del biondo si riversò fuori da quelle mura quasi correndo, soffocato dalle sue stesse sensazioni. I suoi vestiti macchiati di sangue, segno inconfutabile di ciò a cui aveva assistito, gli davano la nausea e il senso di panico che lo colse come un treno in corsa gli fece venire voglia di strapparseli di dosso. Il sangue portava con sè dolorosi ricordi, ricordi che Taehyung avrebbe solo voluto sotterrare sotto un cumulo di sabbia.

Quella strana sensazione persistente gli vibrava nel petto, amplificata dal non riuscire ad identificare cosa la scaturisse.

«Tae, andiamo?» Jimin lo raggiunse e lo richiamò con un buffetto sulla spalla. Parve confuso dall'espressione terrorizzata del suo migliore amico. «Va tutto bene?»

Taehyung annuì lieve, tornando a respirare di nuovo con il suo amico al suo fianco. Il peso che sentiva premergli contro lo sterno si affievolì. Non si era neppure reso conto di aver trattenuto io fiato per tutto il tragitto verso l'auto. La sua mente continuava a ripercorrere quell'incontro e a ricordare gli occhi di quello strano ragazzo moro. Non riusciva a cancellare la sua espressione, la sua indifferenza quasi fosse immune a tutto ciò che lo circondava. Sembrava crogiolarsi in quell'apatia assoluta come se le persone intorno a lui non avessero alcun valore, come se lui stesso non ne avesse.

«Sicuro? È da quando è finito l'incontro che sei silenzioso.» il biondo cercò di intavolare una conversazione, poiché quel silenzio lo rendeva nervoso e voleva sapere cosa l'amico pensasse di quella serata.

«Si, alla grande. Non potrebbe andare meglio, guarda.» disse Taehyung con tutta l'ironia che possedeva.

«Dai, sii serio Tae! È stata una figata!»

«Pazzesco, si. Forse per te sarà stata una figata ma per me nemmeno un po'. Insomma, come può piacerti una cosa barbara come quella?»

«Non lo so Tae, vedere quei ragazzi combattere mi dava una carica e un' adrenalina mai provata! È eccitante!»

Il castano scosse la testa, voltandosi verso il finestrino. «E non pensi a quel ragazzo? Era un cumulo di sangue! Lo ha pestato con così tanta forza da fargli perdere i sensi!»

«Tae la boxe è uno sport, queste cose accadono. Sei troppo empatico a volte.»

«Non è questione di empatia... Tu non capisci. È brutale e sbagliato. E oltretutto, è illegale. Non stiamo parlando di una lega, dove ci sono delle regole, dei limiti e delle persone che ti impongono di rispettarle! Questa... "cosa" non è una figata.» Era alquanto difficile sperare che Jimin capisse le sue parole fino in fondo, di questo Taehyung era consapevole però ci provò lo stesso, forse anche solo per dare voce a quei pensieri che continuavano ad affollargli la testa da quando se ne erano andati.

'Til our wounds bleedDove le storie prendono vita. Scoprilo ora