0 - Prologo

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"A tutti coloro che cercano
un posto sicuro e
lo trovano tra le braccia
della persona amata."

~✶~

Seduto sulla piccola altalena rossa nel giardino di casa Min, con il capo chino e gli occhi serrati, Jungkook sospirò.
Le mani che avvolgevano le ginocchia, il busto proteso in avanti.
Buttò fuori la frustrazione con quel respiro e insieme ad essa le ultime briciole di forza raschiate dal fondo della propria riserva.
Gli c'era voluta parecchia energia per trovare il coraggio di sedersi lì fuori quel giorno.

Proprio quel giorno, tra tutti.

Lo stesso giorno che da anni lo perseguitava.
Un infinito loop che continuava controvoglia a risvegliare i suoi più dolorosi ricordi; quel nuvoloso pomeriggio di fine settembre in cui i suoi genitori avevano deciso di continuare la loro vita senza di lui.
E Jungkook era ormai stanco di dover raccogliere i pezzi del suo cuore spezzato ogni singola volta.
Come a volersi beffare di lui, persino il meteo di quella giornata gli apparve come la copia sputata di quella già vissuta. Un grigiore plumbeo e spento si stagliava oltre le nuvole cariche di pioggia, quasi a immagine e somiglianza delle emozioni che gli si agitavano dentro in preda ad una devastante tempesta.
Serró gli occhi e quei ricordi, nascosti nel più recondito angolo della sua mente, tornarono a galla come piccole boe al largo dell'oceano.

Trascorrere l'intero pomeriggio a giocare nel giardino dei Min insieme al suo migliore amico per il piccolo Jungkook parve quasi un sogno.
Erano rare le occasioni in cui poteva divertirsi liberamente senza che vi fosse qualcuno a controllare che non combinasse guai.
Nonostante il sorriso e le urla di gioia nel rincorrere un vecchio pallone da calcio con Yoongi, Jungkook aveva capito che qualcosa non andava.
Lo aveva colto nello sguardo spento di sua madre - la donna più calorosa che avesse mai conosciuto nella sua seppur breve vita - mentre conversava con la signora Min.
Lo aveva percepito nella voce malinconica e spaurita di suo padre - l'uomo più coraggioso del mondo e colui che gli aveva insegnato a non arrendersi mai - quando quella mattina gli aveva proposto di andare a trovare il suo migliore amico.
Jungkook era sveglio, più di qualsiasi altro suo coetaneo e nel momento stesso in cui vide i suoi genitori salutare quelli di Yoongi e ringraziarli con un profondo inchino, capí che i suoi dubbi stavano prendendo forma, concretizzandosi in una delle sue più grandi paure.
Ma quando questi si avvicinarono a lui, richiamandolo perché interrompesse ciò a cui si stava dedicando, rimase fermo.
Le ginocchia gli tremarono in modo instabile non permettendogli di muovere un solo passo senza incespicare sull'erba.
Alzò gli occhi verso quelle figure torreggianti e si apprestò ad ascoltare qualunque cosa avrebbero avuto da dire.
«Torneremo presto a prenderti, Jungkookie. Fino a quel momento qui sarai al sicuro.»
Come una secchiata d'acqua gelata, quelle parole lo colpirono nel profondo facendo riempire la sua pelle delicata di piccoli brividi.
Al sicuro da cosa? Pensò, non dando però voce a quella riflessione.
Non avendo alcun potere decisionale in merito e non capendo il motivo di quelle parole, Jungkook non poté che fidarsi ciecamente delle parole dei suoi genitori.
Così quando suo padre lo rimise con i piedi a toccare terra, si separò dalla sua grossa mano sorridendo debolmente e lasciò che sua madre lo stringesse contro il suo petto ignorando quanto quell' abbraccio fosse tanto stretto da fargli mancare il fiato.
«Non arrenderti amore mio, proteggiti se devi e non smettere mai di combattere per ciò in cui credi, capito?»
Il piccolo annuì alle parole dei genitori e li fissò con i suoi grandi occhioni scuri. «Devo fare come Ironman?» chiese con quell'innocenza tipica dei bambini ad illuminargli lo sguardo.
«Si, proprio così piccolo. Sii come lui.»
La madre scoppiò a piangere a quelle parole non riuscendo più a trattenere l'angoscia che le attanagliava il petto.
La sola idea di dover lasciare il suo bambino, il suo unico figlio, nelle mani di qualcuno che non fosse lei la terrorizzava, nonostante la consapevolezza di proteggerlo più di quanto avrebbe potuto portandolo con sé.
Con le mani a coprire il viso ormai colmo di lacrime, corse verso l'auto posteggiata a lato della strada.
«TI vogliamo bene, non dimenticarlo.»
Jungkook non era mai stato un bambino problematico, anzi, tutto il contrario.
E l'avrebbe dimostrato anche quel giorno quando trattenendo le lacrime e i singhiozzi, aveva voltato le spalle ai suoi genitori con i pugni stretti lungo i fianchi e si era seduto su quell'altalena guardandoli allontanarsi da lui sempre di più.
La risposta a quell'espressione d'amore rimase sospesa nel vento senza mai raggiungere la sua destinazione.
Era troppo tardi.
Erano già andati via e lui non poteva fare altro che accettarlo con la speranza di rivederli presto, proprio come gli era stato detto.
Yoongi si avvicinó sedendosi sull'erba ai piedi del più piccolo e gli posò il mento sul ginocchio. La sua vicinanza gli sarebbe stata da conforto.
O almeno così si augurava.
Jungkook in cuor suo sapeva quanto le cose sarebbero state difficili da quel momento in poi ma proprio come gli era stato insegnato, avrebbe strinto i denti e avrebbe lottato fino alla fine.

~✶~

Hurt me then love me harder ritorna ufficialmente da Lunedì 15 Maggio con appuntamento settimanale! Spero mi seguirete in questa nuova avventura
A presto,
Vostra Hyejin 🩷

'Til our wounds bleedDove le storie prendono vita. Scoprilo ora